HA PROPRIETÀ SIMILI A QUELLE DEL SUOLO LUNARE E MARZIANO

Con un rover sull’Etna, come fosse Marte

In preparazione della prossima missione dell’Esa sul Pianeta rosso, lo scorso luglio una spedizione del progetto EuroMoonMars – formata da 11 studenti e da ricercatori di vari paesi europei, fra i quali alcuni astronomi dell’Inaf di Catania – si è recata sull’Etna per una serie di simulazioni d’esplorazione marziana. I risultati sono stati presentati la settimana scorsa all’Epsc 2021

     24/09/2021

Guardando l’Etna in eruzione durante la campagna. Crediti: Hannah Reilly, Bernard Foing e Gaia de Palma

In attesa che il rover Rosalind vero e proprio sbarchi su Marte, le sue repliche – più o meno fedeli – si cimentano in imprese terrestri. E fra i tanti luoghi che offre il nostro pianeta sembrano prediligere l’Italia. Qualche giorno fa vi parlavamo delle prove di funzionamento della trivella compiute a Torino dal “Ground Test Model”, un gemello del rover di ExoMars certificato Esa. Il rover di cui vi parliamo oggi – una copia assai meno fedele, sia per dimensioni che per aspetto – si è invece cimentato nel luglio scorso sui pendii dell’Etna, e la sua impresa è stata raccontata la scorsa settimana all’Epsc 2021.

«In alta quota sull’Etna, per via della frequente attività eruttiva e piroclastica, il suolo, costituito di roccia e polveri e non ancora colonizzato da forme di vita, ha proprietà strutturali e morfologiche simili a quelle del suolo lunare e marziano», spiega Isabella Pagano, direttrice dell’Inaf di Catania e ricercatrice del team del progetto EuroMoonMars. «Questo ambiente naturale diventa quindi uno fra i migliori luoghi dove testare il funzionamento degli strumenti progettati per l’esplorazione robotica dei corpi rocciosi del Sistema solare».

Ed è proprio per un test in preparazione della prossima missione dell’Esa su Marte – il cui lancio è in programma per il 2022 – che il team di EuroMoonMars ha scelto il vulcano siciliano: qui undici studenti da tutt’Europa hanno simulato l’atterraggio di un rover e lo hanno poi usato per simulare le attività di Rosalind in un ambiente ostile come quello dell’Etna, raccogliendo e analizzando dati con alcuni strumenti progettati per esplorare la Luna e Marte.

Il rover di EuroMoonMars in azione sull’Etna. Crediti: Hannah Reilly, Bernard Foing e Gaia de Palma

«Come potete immaginare, il nostro rover è molto più piccolo di quello dell’Esa», spiega un’altra delle ricercatrici del team di EuroMoonMars, Hannah Reilly, dell’Università di Dublino, «ma abbiamo sviluppato un nostro sistema di telecamere simile a quello di ExoMars, incluso PanCam, che abbiamo usato per generare panorami a 360 gradi. Proprio come il rover di ExoMars, che analizzerà il terreno marziano, abbiamo anche utilizzato diversi spettrometri tra cui uno Raman e uno Uv-Vis-Nir. L’analisi in situ dei campioni raccolti è stata poi condotta in loco, per simulare ciò che accadrà con ExoMars. I risultati scientifici sono stati condivisi con la comunità attraverso una serie di articoli che illustrano diversi aspetti della campagna, come il rover e l’antenna radio, presentati quest’anno all’Epsc».

La campagna è stata organizzata nell’ambito del progetto Leaps dell’Esa e dell’Università di Leiden, sotto la supervisione di Bernard Foing e con la collaborazione di ricercatori del Dlr tedesco e dell’Inaf e dell’Università di Catania. «Ricercatori con competenze in settori diversi e sinergici: ingegneria, astrofisica, geologia, informatica, chimica, gestione e logistica», sottolinea Pagano. «L’Etna  ancora una volta si conferma come prezioso laboratorio, non solo per i vulcanologi, ma anche per gli ingegneri aerospaziali e per gli astrofisici. Un bel vanto per un vulcano che è annoverato dall’Unesco tra i patrimoni dell’umanità».