PRIMA PERFORAZIONE IN PROFONDITÀ DI SUCCESSO PER EXOMARS

In attesa di Marte, il rover Esa trivella a Torino

Il rover gemello del Rosalind Franklin dell’Agenzia spaziale europea, impegnato in una campagna di test nel Mars Terrain Simulator della Altec, a Torino, ha trivellato ed estratto campioni a 1,7 metri di profondità, superando tutti i precedenti rover marziani

     15/09/2021

Il trapano della replica di Rosalind pronto a entrare in azione. Crediti: Thales Alenia Space

Mentre sul Pianeta rosso, a 400 milioni di km da noi, il rover Perseverance della Nasa, avendo ormai preso confidenza con il suo strumento di carotaggio, sta trapanando rocce per raccogliere campioni destinati – in un futuro non tanto prossimo – a essere inviati verso la Terra, qui sul nostro pianeta un altro rover si è cimentato con successo in un’impresa per molti aspetti analoga. Stiamo parlando della replica – la copia fedele, il gemello, se volete – del rover europeo Rosalind, quello di ExoMars, la missione congiunta tra Esa e Roscosmos, che avendo perso il turno nell’estate del 2020, ed essendo perciò costretto ad aspettare ancora un anno prima di poter prendere il volo verso Marte, inganna l’attesa affinando le proprie capacità.

Capacità senza rivali, almeno quanto a profondità di scavo: il Ground Test Model (modello di test a terra) di ExoMars – questo il suo nome, non particolarmente accattivante, trattandosi di una copia – è riuscito infatti a perforare ed estrarre campioni a 1,7 metri nel terreno. Molto più giù di quanto qualsiasi altro rover marziano abbia mai tentato, visto che a oggi la profondità di perforazione massima raggiunta sul Pianeta rosso è di sette centimetri. «Il successo riscontrato sulla Terra da ExoMars promette bene per la futura esplorazione di Marte», sottolinea David Parker, direttore dell’Esplorazione umana e robotica dell’Esa.

Il modello di test del rover di ExoMars nei locali di Thales Alenia Space, a Torino, con alcune delle rocce campionate durante i test. Crediti: Thales Alenia Space

Certo, non era su Marte: era nella assai meno ostile Torino, e in particolare all’interno del Mars Terrain Simulator, presso la sede dell’Altec, una società partecipata di Thales Alenia Space e dell’Agenzia spaziale italiana. Terreno, quello del Mars Terrain Simulator che dovrebbe rappresentare, a sua volta, una replica abbastanza fedele dell’ambiente che Rosalind incontrerà sul Pianeta rosso. Qui il Ground Test Model – un po’ lo stuntman del rover vero e proprio, troppo prezioso per rischiare di danneggiarlo durante la campagna di collaudo – ha perforato un’ampia varietà di rocce e strati di terreno. Il primo campione è stato prelevato da un blocco di argilla cementata di media durezza. La perforazione è avvenuta su una piattaforma dedicata inclinata di sette gradi per simulare la raccolta di un campione in posizione non completamente verticale. Il trapano ha prelevato il campione sotto forma di pellet di circa un centimetro di diametro e due centimetri di lunghezza.

Il trapano del rover Rosalind – sviluppato da Leonardo – è progettato per perforare molto in profondità, fino a due metri, così da poter avere accesso a eventuale materiale organico risalente a quattro miliardi di anni fa, quando le condizioni sulla superficie di Marte erano più simili a quelle della Terra neonata. Per impedire la perdita del “raccolto” – contrattempo nel quale è incorso il rover della Nasa durante la sua prima perforazione – il trapano di ExoMars trattiene il campione con un otturatore che ne impedisce la fuoriuscita. Una volta catturato il campione, il trapano – al cui interno è integrato lo strumento Ma_Miss, uno spettrometro miniaturizzato progettato sotto la responsabilità scientifica di Maria Cristina De Sanctis dell’Inaf – lo porta in superficie e lo consegna al laboratorio all’interno del rover. Con il trapano completamente ritratto, la roccia viene fatta cadere in un cassetto, nella parte anteriore del rover, che poi si ritrae e deposita il campione in una stazione di frantumazione. La polvere prodotta viene infine distribuita nei forni e nei contenitori predisposti per eseguire le analisi scientifiche direttamente su Marte.

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