LA PROSSIMA RACCOLTA È PREVISTA PER OTTOBRE

Perseverance, cosa raccontano i primi due campioni

La storia di Marte? La parola a Montdenier e a Montagnac, i campioni raccolti a inizio settembre da Perseverance, prelevati da una roccia sul cratere Jezero e analizzati per avere risposte circa la presenza di acqua nel passato del pianeta e le sue condizioni di abitabilità

     14/09/2021

Si chiamano come due monti francesi i primi campioni raccolti da Perseverance il primo e il 7 settembre scorso: “Montdenier” il primo, “Montagnac” il secondo. Si tratta di due cilindri lunghi circa sei centimetri e del diametro di una matita, estratti da un unico masso grande quanto una valigetta e chiamato La Rochette.

«Sembra che le nostre prime rocce rivelino un ambiente potenzialmente abitabile», rivela Ken Farley, project scientist della missione al Caltech. L’analisi preliminare delle rocce, infatti, sembra indicare che esse siano state in contatto con l’acqua per un periodo lungo.

Immagine della roccia dalla quale sono stati prelevati i primi due campioni di Perseverance (in corrispondenza dei due fori). Il rover ha praticato il foro a sinistra, chiamato “Montagnac”, il 7 settembre, e quello a destra, noto come “Montdenier”, il primo settembre. Crediti: Nasa/Jpl-Caltech

La Rochette è di composizione basaltica, forse di origine vulcanica, e presenta di minerali cristallini utili alla datazione radiometrica. Non solo, essa sembra contenere anche alcuni sali, che possono essersi formati quando l’acqua freatica ha attraversato la roccia alterandone la composizione mineraria originale, oppure quando essa è evaporata. I minerali salini presenti nei campioni di roccia prelevati da Perseverance potrebbero anche aver intrappolato piccole bolle di acqua marziana antica che, se presenti, sarebbero delle vere e proprie capsule del tempo, capaci di fornire indizi sul clima passato, sull’abitabilità di Marte e in grado di conservare – come avviene sulla Terra – eventuali tracce di vita.

Ogni campione raccolto da Perseverance durante la missione può inserirsi come segmento di una linea temporale che aiuterà a ricostruire la cronistoria del Pianeta rosso. Eventi fondamentali da piazzare in questa linea sono la formazione del cratere Jezero su cui è atterrato il rover, sede dell’antico omonimo lago marziano, la comparsa e la scomparsa del lago, appunto, e gli eventi fondamentali che hanno modificato il clima del pianeta. Una delle questioni più incerte, per quel che riguarda il lago Jezero è quanto tempo esso abbia effettivamente ospitato acqua: le acque alluvionali potrebbero aver rapidamente riempito il cratere per poi prosciugarsi nell’arco di 50 anni, ad esempio, oppure essere rimaste molto più a lungo – come suggeriscono le alterazioni impresse nelle rocce Montdenier e Montagnac. Il tempo di permanenza dell’acqua nel cratere o nel sottosuolo marziano, poi, è a sua volta strettamente connesso alla possibilità di aver sviluppato condizioni ambientali favorevoli alla nascita di forme di vita microscopica.

«Questi campioni hanno un elevato valore per future analisi di laboratorio sulla Terra», commenta Mitch Schulte, il program scientist della missione al quartier generale della Nasa. «Un giorno potremmo essere in grado di capire la sequenza e l’evoluzione delle condizioni ambientali che i minerali di questa roccia rappresentano. Questo aiuterà ad avere il quadro completo sulla sulla storia e la stabilità dell’acqua liquida su Marte».

Prossima fermata, South Séítah. Il prossimo probabile sito di campionamento di Perseverance è a soli 200 metri: si tratta di una serie di creste coperte da dune di sabbia, massi e frammenti di roccia più antichi dei precedenti e che, a vederli così, sembrerebbero una montagna di “piatti rotti”.

All’inizio di ottobre tutte le missioni marziane si fermeranno per alcune settimane, una misura protettiva durante un periodo chiamato congiunzione solare di Marte. Con ogni probabilità, il rover proverà a raccogliere i suoi campioni a South Séítah dopo quel periodo.