APPUNTAMENTO A DOMANI SERA PER L’ARRIVO DEL ROVER

Qui scenderà Perseverance

Andiamo a conoscere – grazie alle immagini e alle infografiche dell’Agenzia spaziale europea – il cratere del Pianeta rosso in cui domani, giovedì 18 febbraio, il rover del programma della Nasa Mars 2020 Perseverance scenderà per cominciare la sua avventura

     17/02/2021

Crediti: Esa/Dlr/Fu Berlin, Cc By-Sa 3.0 Igo

Chi ha seguito Perseverance nel tempo, già lo sa. Più del 99.5 per cento della distanza fra la Terra e Marte è stata coperta e domani, giovedì 18 febbraio verso le 22 ora italiana, è previsto l’arrivo sul pianeta rosso e – secondo la pianificazione della Nasa – la discesa sul cratere Jezero. Più precisamente, sul delta di un antico fiume al bordo del cratere.

Nell’immagine qui a fianco (cliccare per ingrandire), una dettagliata infografica dell’Agenzia spaziale europea ci porta alla scoperta di questo antico luogo e di tutto ciò che circonderà il rover quando si sarà posato sul Pianeta rosso. Il cratere Jezero ospitava anticamente un lago ghiacciato e si trova esattamente al confine tra l’antica regione dell’altopiano di Terra Sabaea, in cui vi sono rocce risalenti a 3.7-4.1 miliardi di anni fa, e un enorme bacino d’impatto – Isidis Planitia – risalente a circa 3.9 miliardi di anni fa. Spostandoci verso est, il bordo del bacino Isidis è tracciato approssimativamente da un sistema di graben chiamato Nili Fossae, e generato proprio come risultato di fratture tettoniche. Le regioni colorate di blu scuro e nero sono strati di antiche ceneri vulcaniche disperse dal vento, e che spesso finiscono per accumularsi in distese di dune. A sud-ovest del cratere si trova infine la regione vulcanica di Syrtis Major, dove la lava scorreva circa 3-3.7 miliardi di anni fa.

La diversità mineralogica e storica del cratere Jezero e dei suoi dintorni potrà essere sfruttata per dedurre le condizioni ambientali al momento della formazione dei minerali.

L’ingrandimento nel pannello in alto a destra all’interno dell’immagine di apertura mostra una mappa dettagliata del cratere, dove si evidenzia come il bordo sia interrotto da tre valli che un tempo erano fiumi. Due di esse, Neretva Vallis e Sava Vallis, erano canali di afflusso che hanno creato due delta sul bordo occidentale e nord-occidentale del cratere: Perseverance esaminerà dettagliatamente il più grande dei due, quello più occidentale. Pliva Vallis – a est di Jezero – era invece un canale di deflusso attraverso cui l’acqua veniva scaricata dal cratere. Jezero viene pertanto definito come un “lago a bacino aperto”: una tipologia che gli scienziati pensano fosse anticamente diffusa su Marte e ritenuta interessante perché sede di laghi d’acqua dolce con un livello stabile. I bacini chiusi – quelli con afflusso ma senza deflusso –, erano invece soggetti a periodi più frequenti di prosciugamento, che li trasformavano in laghi salati, rendendoli così meno promettenti nella ricerca di condizioni favorevoli alla vita.

Nei dintorni di Jezero. Crediti: Esa/Roscosmos/Cassis, Cc By-Sa 3.0 Igo

I veicoli spaziali in orbita attorno a Marte hanno usato i loro spettrometri di bordo per condurre una prima indagine circa la varietà di minerali presenti. Si tratta principalmente di silicati come olivina e pirosseno, entrambi di origine magmatica e provenienti – con ogni probabilità – dal mantello marziano. La loro presenza, inoltre, indica che questi depositi vulcanici non sono stati soggetti a erosione da parte dell’acqua. Sul bordo interno del cratere invece, l’identificazione di carbonati e minerali argillosi testimonia proprio l’avvenuto processo di erosione da parte dell’acqua.

Queste tre classi di minerali – vulcanici, carbonati e argillosi – sono presenti sia nel delta del cratere che altrove, e si pensa che alcuni carbonati si siano formati direttamente nel lago: alcuni di essi, specialmente i minerali di argilla, si trovano in corrispondenza di acqua dolce e potrebbero potenzialmente conservare tracce di vita.

Anche altri tipi di minerali sono stati osservati in questo complesso ambiente lacustre: si tratta di solfati che contengono ossido di ferro, ossidi di silicio amorfi e idrossidi. Al contrario dei precedenti, questi tendono a formarsi in acque acide che si sono asciugate gradualmente e indicano che, in una fase successiva, le condizioni ambientali nel cratere sono diventate più secche e meno favorevoli alla vita. Anche in queste specie, comunque, se ne trovano alcune in grado di mantenere tracce biologiche a lungo.

Nel sito della Nasa è possibile seguire in ogni istante il percorso di Perseverance, conoscerne la posizione esatta e le operazioni previste nelle prossime ore.