ROSETTA VERSO IL GRAN FINALE

VIRTIS dietro le quinte

La missione Rosetta è prossima al termine. Il pubblico si è appassionato e l'ha seguita alla stregua di una serie, grazie anche ai blog di ESA, dove, per saziare la curiosità e dare un volto a chi c'è dietro le clamorose scoperta fatte grazie alla missione, vengono ora svelati anche i tanti “dietro le quinte” di quanto è andato in scena. Come per il team di VIRTIS, protagonista di alcune delle rivelazioni più importanti sulla natura della 67P, che ha avuto anche momenti difficili. Parola di Fabrizio Capaccioni (INAF), PI dello strumento

     28/09/2016
Questa fotografia è stata scattata dalla camera di navigazione di Rosetta il 25 marzo 2015, a una distanza di 86.6 km dal nucleo della cometa 67P. In questi giorni lo strumento ROSINA ha effettuato una rilevazione di glicina nella chioma della cometa. Crediti: ESA/Rosetta/NavCam

Questa fotografia è stata scattata dalla camera di navigazione di Rosetta il 25 marzo 2015, a una distanza di 86.6 km dal nucleo della cometa 67P. Crediti: ESA/Rosetta/NavCam

Ormai ci siamo, dopo 12 anni, 6 mesi e 28 giorni dal lancio – il 2 marzo del 2004 – la missione Rosetta è arrivata al gran finale. Ha volato per quasi 8 miliardi di chilometri attraverso il Sistema solare e venerdì 30 settembre si poserà per sempre sulla superficie della cometa 67P, di cui ci ha aiutato a comprendere la natura. La missione, grazie anche alle fantastiche campagne di comunicazione che l’hanno accompagnata, è stata seguita dal pubblico alla stregua di una serie televisiva e, ora che siamo alla fine, vengono svelati anche tanti retroscena che hanno accompagnato le meravigliose scoperte fatte.

Retroscena che ci aiutano a dare un volto a tutti quei ricercatori che hanno permesso che la missione riuscisse, che hanno progettato, ideato e materialmente assemblato gli strumenti a bordo di Rosetta e del piccolo Philae.

Come accade per il team di VIRTIS, lo spettrometro ideato dall’Istituto Nazionale di Astrofisica, finanziato dell’Agenzia Spaziale Italiana e realizzato da Finmeccanica Selex-Es, che analizzando il ghiaccio rilevato in due diversi punti della regione della cometa denominata Imhotep, ha fornito – tra l’altro – importanti informazioni sui processi di creazione degli strati di ghiaccio all’interno della cometa.

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La lavagna usata per effettuare il redesign della sequenza di inizializzazione che doveva riattivare VIRTIS dopo l’ibernazione, appare chiaro che la notte del 7 aprile 2014 non fu proprio tranquilla per il team di VIRTIS. Crediti: Fabrizio Capaccioni.

Ma non sempre è andato tutto liscio, anzi. Uno dei momenti di maggior tensione la notte del 7 aprile 2014, quando a due anni e mezzo dall’ibernazione, lo strumento venne riattivato…ma con una sequenza errata del telecomando che innescò nei software di bordo una reazione, pare, ben poco carina. I ricercatori a terra, ancora inconsapevoli del loro errore, rimasero basiti dai veri e propri improperi lanciati loro dal software di VIRTIS. Sul momento tutti pensarono che qualche sensore si fosse rotto…Reinviata la sequenza giusta il software di bordo cominciò a rispondere in modo corretto. Da allora, stando al racconto del PI dello strumento Fabrizio Capaccioni che rivive ora con divertimento quei momenti drammatici, i rapporti tra il team di terra e VIRTIS sono stati sempre più che civili.

Ma non è stato questo l’unico episodio, ce ne sono stati anzi molti, proprio come molti sono stati i risultati del team VIRTIS e, anche se non tutto ha seguito il percorso pianificato, le scoperte fatte rimarranno per sempre.

Tra tutte l’individuazione di segnali nella banda dell’infrarosso legati alla presenza di composti organici macromolecolari, osservati sulla totalità della superficie del nucleo di 67/P, la prima volta di un’osservazione diretta sulla superficie di un nucleo cometario. Un risultato eccezionale, ma che non è stato scevro da difficoltà e imprevisti. Prima di poter essere sicuri dei risultati dei dati raccolti è stato necessario avere una conferma da uno studio terzo. Quello che non ci si aspettava era che le tracce dei materiali organici osservati fossero ancora visibili nella regione ad onde corte dello spettro infrarosso, quella sotto 1 micron. Eppure era proprio così. Anzi si è potuta così osservare la copertura globale della superficie della cometa, cosa che ha fatto supporre che tali composti fossero presenti in abbondanti quantità nel materiale che è stato assemblato a formare il nucleo cometario, composti primordiali o addirittura precedenti alla formazione del nostro Sistema solare.

Brindisi del team VIRTIS la notte del 7 aprile 2014. Andrea Cicchetti, Fabrizio Capaccioni, Sophie Jacquinod, Stephane Erard, Stefano Giuppi, Florence Henry, Roberto della Porta e Gianrico Filacchione. Crediti: F. Capaccioni

Brindisi del team VIRTIS la notte del 7 aprile 2014. Andrea Cicchetti, Fabrizio Capaccioni, Sophie Jacquinod, Stephane Erard, Stefano Giuppi, Florence Henry, Roberto della Porta e Gianrico Filacchione. Crediti: F. Capaccioni

E cosa dire della scoperta di un vero e proprio ciclo dell’acqua sulla cometa? Come si poteva spiegare l’abbondanza di acqua registrata da altri strumenti, come MIRO e ROSINA, con le limitate osservazioni di zone ghiacciate? Capaccioni ricorda ancora il momento in cui Maria Cristina De Sanctis, dell’INAF-IAPS di Roma, gli propose le sue deduzioni. E di come il motivo per cui non avevano individuato la presenza di tanto ghiaccio da acqua non fosse tanto dovuto ad un’errata zona osservata, quanto al fatto che era importante anche il momento della giornata in cui i dati venivano rilevati. I risultati hanno portato alla scoperta di un vero e proprio ciclo dell’acqua giornaliero sulla 67P. Ciò che tiene “viva” la cometa, per usare le parole della stessa De Sanctis. Grazie a VIRTIS le osservazioni svolte in differenti condizioni di illuminazione, dettate dalla rotazione del nucleo della cometa, che impiega circa dodici ore per completare un giro hanno permesso di vedere tracce di ghiaccio d’acqua nella zona della cometa analizzate, ma solo quando questa si trovava nell’ombra. Quando il Sole splendeva sulla stessa regione, invece, il ghiaccio era scomparso.

Insomma, tutti questi aneddoti, questi retroscena, dietro a scoperte eccezionali sulla natura di uno degli oggetti celesti più affascinanti del Sistema solare ci aiutano a capire come ci siano dietro ai risultati ci sia il lavoro di tanti ricercatori, ognuno col suo pezzetto di contributo al risultato, un team. Un team che può sbagliare, che cerca una soluzione a ciò che non comprende, e che – soprattutto – sa incassare gli insulti di un software. Un team poprio come quello di VIRTIS.

Per saperne di più, ecco tutti gli articoli e le interviste dello “Speciale Rosetta” di Media INAF: