DUE DELLE TRE PROPOSTE SONO A GUIDA INAF

Esa M7, ecco le tre missioni in gara per gli anni ’30

Annunciate ieri dall’Agenzia spaziale europea le tre proposte ammesse alla “Fase A” per la selezione della settima “medium-size mission”, con lancio previsto a metà del prossimo decennio: sono M-Matisse, per lo studio dell’abitabilità e l’evoluzione di Marte, Plasma Observatory, per l’esplorazione dell’ambiente di plasma che circonda la Terra e, infine, Theseus, per l’osservazione dei lampi di raggi gamma. Con i commenti di tre dei protagonisti, Raffaella D’Amicis e Maria Federica Marcucci dell’Inaf di Roma e Lorenzo Amati dell’Inaf di Bologna

     09/11/2023

Schema del processo di selezione di una missione di classe media dell’Esa. Crediti: Esa/Atg

Erano partite in 27, poi la rosa si era ridotta a cinque, ora sono rimaste in tre. E alla fine ne resterà una soltanto. Parliamo della selezione per la missione M7, la settima (in realtà la sesta, M6 è stata cancellata) missione di classe media del programma Cosmic Vision dell’Esa, l’Agenzia spaziale europea. A giocarsi il biglietto per il lancio, in calendario attorno a metà degli anni Trenta, sono dunque rimaste in gara M-Matisse, per lo studio dell’abitabilità e l’evoluzione di Marte, Plasma Observatory, per l’esplorazione dell’ambiente di plasma che circonda il nostro pianeta, e infine Theseus, per l’osservazione di eventi cosmici ad alta energia e di breve durata. Le ultime due sono proposte a guida italiana, con principal investigator dell’Istituto nazionale di astrofisica.

«Tutte e cinque le proposte di missione che hanno superato la Fase 0 erano eccellenti, affrontavano argomenti unici ed entusiasmanti ed erano realizzabili entro la metà del 2030, quindi è stato davvero difficile prendere una decisione finale», dice Carole Mundell, direttrice scientifica dell’Esa. «Abbiamo istituito un panel di esperti degli stati membri dell’Esa per esaminare le missioni candidate. I revisori hanno seguito un rigoroso processo di selezione, che comprendeva l’esame del valore scientifico, della fattibilità scientifica, della tempestività e della complementarità con altri progetti». Dopo questa ulteriore scrematura, le tre missioni ammesse alla fase successiva sono risultate, appunto, M-Matisse, Plasma Observatory e Theseus – quest’ultima ripescata dalla terna per la selezione M5, per la quale la scelta dell’Esa era andata a EnVision.

Le tre missioni dovranno ora affrontare la cosiddetta Fase A, durante la quale due diverse aziende aerospaziali porteranno a termine – per ciascuna di esse – uno studio dettagliato, così da giungere a un progetto completo. A metà del 2026, infine, verrà scelta la missione da lanciare. Ma sentiamo direttamente dai protagonisti, un po’ più in dettaglio, di che missioni si tratta.

M-Matisse, due satelliti gemelli per lo space weather marziano

«La missione M-Matisse, acronimo per Mars – Magnetosphere Atmosphere Ionosphere and Space-weather Science, è dedicata allo studio dell’accoppiamento magnetosfera-ionosfera-termosfera, dovuto all’interazione tra Marte e il vento solare», spiega Raffaella D’Amicis dell’Inaf Iaps di Roma, responsabile delle data processing unit per il plasma a bordo di entrambi i satelliti di cui si compone la missione. «Attraverso le osservazioni simultanee dei due satelliti – Henri e Marguerite – che orbiteranno intorno a Marte, equipaggiati con gli stessi strumenti, sarà possibile individuare quali sono i processi fisici che governano la dinamica del sistema. Questo rappresenta un punto focale per comprendere l’evoluzione dell’atmosfera e del clima del pianeta, oltre all’ambiente radiativo marziano, ed è essenziale per prevenire situazioni di pericolo per satelliti ed esseri umani, e per previsioni accurate nell’ambito dello space weather».

Maria Federica Marcucci e Lorenzo Amati, astrofisici Inaf e responsabili scientifici, rispettivamente, delle missioni candidate M7 Plasma Observatory e Theseus. Crediti: Inaf

Plasma Observatory, sette sentinelle nella magnetosfera terrestre

«Plasma Observatory è una missione che potrebbe portare a comprendere, finalmente, i processi che danno vita all’accelerazione di particelle e al trasporto di grandi quantità di energia nei plasmi cosmici», dice la principal investigator della missione, Maria Federica Marcucci, dell’Inaf Iaps di Roma. «A tal scopo, Plasma Observatory è concepito come una costellazione di sette satelliti per fornire, per la prima volta, misure simultanee multi-scala nelle regioni chiave della magnetosfera terrestre, dove avvengono i fenomeni di accelerazione e trasporto più intensi. La comprensione di tali fenomeni è fondamentale, poiché si tratta di processi universali che determinano anche la fisica di oggetti astrofisici lontani e allo stesso tempo danno vita allo space weather, che può avere impatti diretti sullo svolgimento delle attività umane».

Theseus, un telescopio spaziale per lo studio dei Grb

«Theseus è un concetto di missione che ambisce a sfruttare appieno le grandi e uniche potenzialità dei lampi di raggi gamma (Grb, gamma-ray burst) per l’esplorazione dell’universo primordiale e lo sviluppo dell’astrofisica multi-messaggera», dice il principal investigator della missione, Lorenzo Amati, dell’Inaf Oas di Bologna. «I più lunghi e potenti di questi fenomeni permettono, infatti, di rivelare direttamente l’esplosione delle prime stelle formatesi nell’universo. Agendo come veri e propri fari cosmici, questi eventi permettono inoltre l’identificazione e lo studio sistematico delle galassie primordiali, e in particolar modo di quelle di piccola massa e bassa luminosità, invisibili persino ai più potenti telescopi, come il James Webb. Al tempo stesso, i lampi più brevi sono la controparte elettromagnetica più prominente dei segnali gravitazionali prodotti dalla coalescenza di sistemi binari costituiti da due stelle di neutroni o una stella di neutroni e un buco nero. Theseus permetterà la rivelazione e localizzazione di numerose decine di lampi gamma coincidenti con onde gravitazionali, portando così dagli albori alla piena maturazione l’astrofisica e la cosmologia multi-messenger».