HANNO PARTECIPATO OLTRE 780MILA PERSONE

Flegetonte è una stella, Lete è il suo pianeta

Si conclude oggi a Parigi la campagna NameExoWorlds, con la quale l’Unione astronomica internazionale ha invitato chiunque nel mondo a dare un nome a 110 pianeti extrasolari e alle loro stelle madri. All’Italia era toccato in sorte il sistema planetario Hd 102195: la proposta vincente è risultata quella di Elia Ceci, 18 anni, studente di Cupramontana, in provincia di Ancona

Annunciati oggi, martedì 17 dicembre, a Parigi i vincitori della campagna dell’Unione astronomica internazionale (Iau) NameExoWorlds. Essendo l’istituzione responsabile per l’assegnazione dei nomi ufficiali ai corpi celesti, l’Iau ha colto l’occasione del proprio 100° anniversario per offrire la possibilità a ogni nazione di dare un nome a un sistema planetario composto da un esopianeta e dalla sua stella. Oltre 110 paesi hanno organizzato campagne nazionali a cui hanno partecipato più di 780mila persone in tutto il mondo, proponendo e selezionando nomi attenendosi a regole stringenti.

In tutto sono arrivate 360mila proposte (circa 600 per l’Italia). Il Comitato nazionale di ogni paese ha ridotto le proposte a una shortlist che è poi stata presentata al pubblico per la votazione finale, alla quale hanno partecipato 420mila persone votando i loro nomi preferiti. All’Italia era stato assegnato il sistema planetario Hd 102195, costituito da un pianeta gigante e dalla sua stella. Pianeta e stella che da oggi possiamo chiamare il primo con il nome di Lete, e la seconda Flegetonte.

«I due nomi fanno riferimento ai fiumi e a divinità infernali, ripresi poi nella Divina Commedia di Dante», racconta il giovane autore della proposta vincente, Elia Ceci, 18 anni, studente dell’ultimo anno di liceo scientifico a Cupramontana, in provincia di Ancona. «Flegetonte è il fiume di fuoco scelto per la stella in quanto, nell’immaginario comune, esse vengono assimilate a grandi palle di fuoco, mentre Lete è il fiume dell’oblio composto da nebbie scelto per il pianeta in quanto ricorda la sua composizione gassosa».

Infografica sul sistema planetario assegnato all’Italia

E in effetti il pianeta Lete è un gigante gassoso, con una massa circa pari alla metà di quella del nostro Giove. Orbita in meno di quattro giorni attorno a una stella poco più piccola del Sole, a una distanza di circa 95 anni luce dalla Terra. È stato scoperto con il metodo delle velocità radiali, e studiato da una giovane dottoranda dell’Inaf di Torino, Gloria Guilluy, sfruttando i dati del Telescopio nazionale Galileo.

Sono giganti gassosi – scelti fra quelli la cui stella è facilmente individuabile anche con un piccolo telescopio – anche tutti gli altri esopianeti selezionati nel resto del mondo per il concorso. All’Irlanda, per esempio, è toccato il pianeta Hat-P-36b in orbita attorno alla stella Hat-P-36, nella costellazione dei Cani da Caccia, ai quali sono andati i nomi di due cani mitologici: Bran per il pianeta e Tuiren per la stella. In Giordania, invece, nomi di antiche città e aree protette nel sud del paese: Wadirum per l’esopianeta Wasp-80b e Petra per la sua stella, nella costellazione dell’Aquila. In Malesia, nomi di pietre preziose (in lingua malese) per l’esopianeta Hd 20868 b (Baiduri) orbitante attorno alla stella Hd 20868 (Intan), nella costellazione della Fornace. E in Burkina Faso i nuovi nomi per il pianeta Hd 30856 b (Nakambé) e per la sua stella Hd 30856 (Mouhoun) si riferiscono ai grandi fiumi del paese: non a caso, il sistema planetario si trova nella costellazione dell’Eridano (il fiume).

Inoltre, dato che il 2019 è l’Anno internazionale delle lingue indigene, i partecipanti sono stati incoraggiati a cercare nomi provenienti da queste lingue, e alcune dozzine di nomi selezionati arrivano proprio dall’etimologia indigena. In Argentina la proposta vincitrice è arrivata da un insegnante e leader della comunità indigena Moqoit: i nuovi nomi per il pianeta Hd 48265 b (Naqaya) e della stella Hd48265 (Nosaxa) significano, rispettivamente, “fratello-famiglia-parente” (in riferimento al fatto che tutti gli umani sono fratelli) e “primavera” (o, letteralmente, anno nuovo) in lingua Moqoit.

Tornando alla selezione italiana, la strada che ha portato alla scelta della coppia di nomi proposta da Elia Ceci non è stata facile. Come in una vera e propria lotta all’ultima candidatura, i nomi Flegetonte e Lete si sono scontrati con oltre 600 altre idee provenienti da astronomi, astrofili, scuole o semplici curiosi. Dopo aver vagliato con estrema attenzione tutte le proposte, secondo i ferrei criteri dettati dalla Iau, la commissione ne ha selezionate tre: Flegetonte-Lete, Aureus-Denarius e Pulcinella-Arlecchino. Tutt’e tre poi sottoposte al giudizio popolare. In meno di un mese sono arrivati più di duemila voti che hanno consacrato, in una corsa da cardiopalmo, i nomi di Flegetonte-Lete come quelli ufficiali per i due oggetti celesti.

A tutti e tre i vincitori ora spetta la gloria ma anche alcuni premi. Il primo classificato, oltre all’onore di veder chiamato il pianeta con il nome da lui proposto, vince un viaggio al Telescopio nazionale Galileo – il più grande telescopio italiano – dove, sotto la guida dello staff del telescopio, potrà partecipare a un paio di notti osservative, e chissà, magari assistere anche alla scoperta di qualche nuovo pianeta. Per il secondo e il terzo classificato ci sono in palio abbonamenti per un anno ad alcune riviste scientifiche e la possibilità di compiere una visita a una delle sedi Inaf.

Da oggi quindi possiamo ufficialmente chiamare il sistema planetario Hd 102195 con il nome di sistema Flegetonte-Lete. «Siamo veramente felici di aver portato avanti questo concorso e di aver avuto la possibilità di raccontare a quanta più gente possibile i fantastici risultati che stiamo ottenendo in quest’ambito di ricerca», dice Caterina Boccato, responsabile della comunicazione all’Inaf di Padova e a capo del comitato nazionale NameExoWorlds. «È una modalità creativa di public engagement, questa adottata dall’Unione astronomica internazionale, che ha lo scopo di rendere la ricerca sempre più vicina al pubblico».

«La campagna NameExoWorlds ha dato al pubblico l’entusiasmante opportunità di dare il nome a più di cento nuovi mondi e alle loro stelle», conclude il manager del progetto, Eduardo Monfardini Penteado, «e di aiutare l’Iau a stabilire un tema comune che permetta di assegnare un nome anche a ulteriori pianeti che dovessero scoprirsi in futuro nei sistemi considerati».