«Durante l’adolescenza ero un avido lettore di una rivista intitolata The Unexplained». Jim Al-Khalili, docente di fisica teorica presso la University of Surrey, sceglie questo ricordo, nitido, preciso, per aprire la sua Fisica dei perplessi, appena tradotta dai tipi di Bollati Boringhieri per la collana Nuovi Saggi (disponibile in libreria con la traduzione di Laura Servidei, pagg. 288, € 22.00). Per chi non pratica il genere è presto detto: The Unexplained era una fanzine piena di avvistamenti UFO, miti e leggende sul triangolo delle Bermuda, fantasmi e altri fenomeni paranormali assortiti. Una rivista che, per chi allora – e parliamo degli anni Settanta – attraversava l’adolescenza, ha rappresentato un tabernacolo di conferme circa la stranezza del mondo, quell’Universo pieno di cose che nessuno, mai, è riuscito e riuscirà a capire.
Il meglio di queste riviste stava nelle illustrazioni: fotografie apparentemente scattate con macchine amatoriali, sfuocate, sottoesposte, o più semplicemente: brutte. Impaginate in quadricromia a controprova di apparizioni di ectoplasmi, dischi volanti, mostri di Loch Ness.
«Non ho idea se la rivista venga ancora pubblicata», scrive Al-Khalili. «Di certo non mi è capitato di vederla recentemente, ma la fascinazione del pubblico per ogni sorta di fenomeno paranormale che sembra fuggire a una precisa e puntigliosa classificazione scientifica continua senza sosta. Sembra che molti traggano conforto dalla nozione che esistono ancora zone del nostro mondo resistenti all’inesorabile avanzata della scienza, zone dove la magia, il mistero, e la trascendenza sopravvivono e prosperano. È un peccato che sia così».
Ed è un peccato sì. Specie adesso che siamo sotto le feste e Tv e giornali ci sottopongono con più o meno eleganza alla girandola di oroscopi radiosi per il 2015. Che siamo pronti a giurare sarà l’anno dei Pesci, come gli ultimi dieci a questa parte. Saturno si opporrà ai nostri desiderata e sa il diavolo che altro ci riservano le stelle.
È frustrante che tutti i successi della scienza nello spiegare e razionalizzare la moltitudine di fenomeni dell’Universo siano considerati scontati, banali, dovuti e comunque incapaci di destare la nostra meraviglia. Anche Richard Feynman non riusciva a capacitarsi della cosa: sapere qualcosa in più «non distrugge il mistero, perché la realtà è tanto più meravigliosa di quanto potesse immaginare alcun artista del passato! Perché i poeti non ne parlano?».
Perché dannarsi a cercare l’incomprensibile quando è la scienza stessa a offrirci mille interrogativi su quanto ancora non riusciamo capire o comunque ci è difficilissimo immaginare con la nostra testa? Qualcosa che ci è impossibile razionalizzare utilizzando il linguaggio di tutti i giorni c’è già. E non si tratta di quelle idee vaghe basate su concetti pseudo-scientifici come l’astrologia o le percezioni extra sensoriali. Al-Khalili pensa a una scienza propriamente detta, un campo di studio così pervasivo e fondamentale per la nostra conoscenza della natura, che costituisce il fondamento di una parte delle scienze fisiche: la meccanica quantistica.
E Al-Khalili trova le parole per spiegarla la quantistica accompagnando il lettore in un reame straordinario, dove sembrano esserci gradi di libertà per scegliere più spiegazioni valide agli stessi fenomeni, ognuna delle quali è così sorprendente «da far sembrare i rapimenti da parte degli alieni perfettamente ragionevoli». Altro che The Unexplained, l’inspiegabile qui è la bizzarria dei fenomeni quantistici. Un tipo di stranezza che fa strabuzzare gli occhi e che in cent’anni di studi ha acquisito una costruzione matematica meravigliosamente accurata, utile a descrivere la natura nei minimi dettagli, anche quelli subatomici.
Dalle origini del cosmo a Einstein, dall’imprevedibilità al principio di indeterminazione di Heisenberg, dal subatomico alle teorie della grande unificazione, una carrellata di storie ed esempi pratici per convincere anche i più scettici. La fisica dei perplessi e l’incredibile mondo dei quanti.
Jim Al-Khalili è nato a Baghdad nel 1962. Oggi è vicepresidente della British Science Association, membro onorario della British Association for the Advancement of Science, socio della Royal Society e Ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico. Nel corso della sua attività scientifica ha ricevuto il Michael Faraday Prize e il Kelvin Prize. Da anni racconta la scienza in TV e in radio sulle emittenti del Regno Unito e scrive regolarmente su Guardian e Observer.