
E’ una scoperta molto importante per capire la composizione e l’accelerazione del “vento” di particelle emesso dalle pulsar. Questo vento è come se riempisse una “bolla” che poi si svuota man mano per la pressione esercitata dalle particelle. Quando queste raggiungono il confine di questa sorta di bolla, interagiscono con il gas interstellare che si trova all’esterno producendo raggi gamma.
La misura della ragguardevole luminosità gamma della nebulosa ha portato la collaborazione AGILE a importanti conclusioni: diverse sorgenti gamma non ancora identificate nella nostra Galassia con analoga luminosità e morfologia potrebbero essere anch’esse nebulose che circondano pulsar. La loro mancata identificazione, che si protrae ormai da oltre 30 anni, rappresenta uno dei più intriganti misteri dell’astrofisica moderna.
“Grazie alle osservazioni con AGILE di Vela X – dice Alberto Pellizzoni dell’Osservatorio Astronomico di Cagliari, primo autore della pubblicazione – siamo riusciti a dimostrare quanto teorizzato da tempo riguardo alla possibile associazione tra nebulose associate alle pulsar e una misteriosa classe di sorgenti gamma finora non identificate”.
“AGILE si conferma all’avanguardia nello studio e mappatura ad alta risoluzione spaziale delle sorgenti gamma alle energie intermedie intorno a 100 MeV”, dice Marco Tavani, Responsabile Scientifico della missione. “E’ la prima chiara rivelazione di emissione gamma “nebulare” e quindi
estesa intorno a una pulsar, che dimostra come questi oggetti riescano ad accelerare particelle a energie elevatissime. Questa rivelazione fa ben presagire per future scoperte”.
“L’osservazione di gamma alle energie dei GeV dalla nebula di Vela conferma definitivamente l’emissione, in questa regione, di fotoni generati da particelle, elettroni o protoni, accelerati ad altissima energia. Questa scoperta ci consentirà di modellare i processi che presiedono, in questa classe di sorgenti, ai meccanismi di produzione e accelerazione dei raggi cosmici” sottolinea Benedetto D’Ettorre Piazzoli, membro della giunta esecutiva dell’INFN come rappresentante del gruppo di fisica astroparticellare..
Lo studio è frutto della sinergia tra astrofisici delle alte energie e radioastronomi, in gran parte giovani ricercatori INAF e INFN.
Per Paolo Giommi, responsabile del centro ASI di analisi dei dati scientifici ASDC, “AGILE testimonia ancora l’eccellenza della ricerca italiana, partner di numerose missioni internazionali spaziali, da SWIFT a FERMI, da Pamela a AMS, destinate a svelare i tanti segreti che il cosmo ci riserva”. Inoltre, aggiunge il responsabile dei programmi di Osservazione dell’Universo dell’ASI Enrico Flamini, “dimostra come anche una piccola missione di costo contenuto, quando condotta correttamente e dando agli scienziati il tempo necessario per lavorare sui dati, possa produrre risultati eccellenti”.






