NEL CUORE DEL REMOTO QUASAR 3C 273

Nuvole di gas attorno al buco nero

Per la prima volta è stato possibile studiare i dintorni immediati di un enorme buco nero al di fuori della nostra galassia, a circa 2.5 miliardi di anni luce da noi. I risultati, ottenuti con lo strumento Gravity del Vlt dell’Eso, in Cile, sono stati pubblicati su Nature

     30/11/2018

Immagine ottica del quasar 3C 273 (l’oggetto luminoso di forma stellare al centro) ottenuto con il telescopio spaziale Hubble. È stato il primo quasar scoperto. Crediti: Nasa

Per la prima volta è stata realizzata un’osservazione dettagliata al di fuori della nostra galassia di nuvole di gas che volteggiano attorno a un buco nero centrale. Il primo quasar della storia dell’astronomia è stato scoperto nel 1963 ed è il nucleo luminosissimo – il più brillante finora avvistato – ed estremamente attivo della galassia 3C 273. Di recente questo oggetto è stato studiato nel dettaglio da un gruppo di ricercatori della collaborazione Gravity guidati da Hagai Netzer della Scuola di fisica e astrofisica presso l’Università di Tel Aviv. In un articolo pubblicato ieri sulla rivista Nature, gli esperti affermano che le nuvole di gas che si muovono rapidamente attorno al un buco nero centrale formano il cuore stesso di questo quasar.

La ricerca è stata effettuata con i dati raccolti dallo strumento Gravity (che combina l’area dei 4 telescopi Vlt dell’Eso), in grado di “stanare” oggetti a grandissime distanze ottenendo un’alta risoluzione. Finora, tali osservazioni sono risultate impossibili a causa delle piccole dimensioni angolari della regione interna dei quasar – grosso modo le dimensioni del nostro Sistema solare, ma a circa 2,5 miliardi di anni luce da noi. Ma proprio grazie alle emissioni dei gas questa volta è stato invece possibile portare a termine osservazioni utili ai ricercatori.

«Le informazioni sul movimento e sulla distanza del gas immediatamente attorno al buco nero sono cruciali per misurare la massa del buco nero», spiega uno dei co-autori dello studio, Jason Dexter, del Max Planck Institute for Extraterrestrial Physics (Mpe). «Per la prima volta, il vecchio metodo è stato testato sperimentalmente superando il test a pieni voti». Confermando così le stime precedenti sulla grandezza del buco nero, cioè circa 300 milioni di masse solari.

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