OGGI AL PERIELIO, A 44 MILIONI DI KM DAL SOLE

Solar Orbiter a caccia di eruzioni durante l’eclissi

Durante l'eclissi di Sole dell’8 aprile, la sonda Solar Orbiter si troverà in una posizione particolarmente vantaggiosa per monitorare, in tandem con le osservazioni da terra, l'eventuale verificarsi di espulsioni di massa coronale e altri fenomeni eruttivi diretti verso il nostro pianeta. Un esperimento guidato da Clementina Sasso dell'Istituto nazionale di astrofisica

     04/04/2024

La posizione della sonda Solar Orbiter l’8 aprile 2024. Crediti: Esa

Ricordate la missione Solar Orbiter dell’Agenzia spaziale europea (Esa)? Sì, esatto, quella che si sta gradualmente approssimando al Sole per fotografarlo più da vicino di quanto non sia mai stato fatto finora. Ebbene, oggi la sonda ha raggiunto il perielio, ovvero la sua minima distanza – circa 44 milioni di chilometri – dalla nostra stella.

Non è una grande sorpresa, in effetti. Per via della sua orbita, Solar Orbiter si avvicina al Sole periodicamente, ogni sei mesi circa, per poi riallontanarsene. Ma l’approccio odierno è un po’ più speciale del solito: mancano infatti solo quattro giorni all’attesissima eclissi di Sole che lunedì prossimo sarà visibile da una lunga striscia che taglia diagonalmente l’America del nord.

La sonda, che in questi giorni si trova a circa 150 milioni di chilometri dalla Terra, non risente certo dell’eclissi, poiché osserva il Sole da tutt’altra prospettiva. Ed è proprio questa prospettiva a essere particolarmente interessante: la Terra, Solar Orbiter e il Sole formano un angolo retto – cosa che accade due volte per orbita, dunque circa quattro volte l’anno – quindi ciò che, dal nostro pianeta, si vede al lembo ovest del Sole appare frontalmente agli strumenti di Solar Orbiter.

La comunità scientifica approfitta di queste occasioni per tenere d’occhio il Sole nei giorni immediatamente precedenti o successivi, sorvegliando eventuali espulsioni di massa coronale e altri possibili fenomeni eruttivi che, dalla superficie solare, sversano enormi quantità di plasma ad altissima energia nello spazio interplanetario, che potrebbero essere dirette anche verso di noi. E quale migliore occasione dell’eclissi, durante la quale anche da Terra è possibile osservare l’atmosfera più esterna, o corona, del Sole: nasce così la campagna “Eruption Watch”, prevista nei giorni dal 7 al 9 aprile e guidata da Clementina Sasso, ricercatrice dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) a Napoli.

«Le campagne “Eruption Watch” sono disegnate per catturare eventi eruttivi con osservazioni ad alta risoluzione dei telescopi su Solar Orbiter», spiega Sasso a Media Inaf. «Anche se abbiamo avuto già diverse campagne del genere, questa sarà particolare perché potremmo osservare eruzioni dirette verso Terra che ci aiuterebbero a capire i meccanismi che le portano a diventare pericolose per la tecnologia terrestre».

«È emozionante pensare che, mentre le persone sulla Terra osservano la corona del Sole da una direzione, Solar Orbiter la osserverà lateralmente, pronto a catturare qualsiasi impetuosa esplosione che potrebbe dirigersi verso il nostro pianeta», commenta Daniel Müller, Solar Orbiter project scientist dell’Esa.

Le eclissi sono un fenomeno straordinariamente affascinante, che ha stregato l’umanità sin da tempi immemori, ma sono notoriamente molto rare. Per poter studiare la corona solare senza dover aspettare l’allineamento propizio tra Sole, Terra, Luna (e meteo), si ricorre alle “eclissi artificiali”, create grazie a uno speciale strumento, chiamato coronografo. Ne è un esempio Metis: ideato e realizzato in Italia, il coronografo a bordo di Solar Orbiter riflette nello spazio la luce proveniente dalla superficie del Sole per poter visualizzare solo la corona, sia in luce visibile che nell’ultravioletto.

«Con le osservazioni da terra e dallo spazio saremo sicuramente in grado di combinare diversi punti di vista della corona solare», aggiunge Federico Landini dell’Inaf di Torino, membro del team di Metis. «Se c’è un evento eruttivo e avviene nella giusta direzione della Terra, ancora meglio». Verso la fine del 2024, l’Esa lancerà un’altra missione, Proba-3, tutta dedicata alle osservazioni della corona solare. Sarà formata da due sonde, che lavoreranno a 144 metri di distanza: una bloccherà la luce del Sole mentre l’altra osserverà la corona.

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