LO STUDIO È STATO PUBBLICATO SU THE ASTROPHYSICAL JOURNAL

Nel centro galattico, la fonte della giovinezza

Combinando dati d’archivio ottenuti da vari telescopi nell’arco di due decenni, un team internazionale di astronomi guidato dall'Università di Colonia ha studiato in dettaglio Irs 13, un ammasso stellare al centro della Galassia. Lo studio ha mostrato un numero elevato di stelle nelle fasi iniziali dell'evoluzione. Un risultato, questo, difficilmente spiegabile con le attuali teorie di formazione stellare se si considera la prossimità dell'ammasso al "nostro" buco nero

     12/10/2023

Una vista a più lunghezze d’onda di Irs 13. Molte delle giovani stelle dell’ammasso sono oscurate dalla polvere (nell’immagine in blu) o mescolate alle stelle luminose (in rosso). In alto a sinistra è indicata la posizione di SgrA*, il buco nero supermassiccio al centro della nostra galassia. Crediti: Florian Peissker/Università di Colonia

Si chiama Irs 13, è un ammasso stellare e, secondo un recente studio pubblicato su The Astrophysical Journal, è significativamente più giovane del previsto, troppo perché possa essere spiegata la sua presenza a soli 0.13 parsec da Sagittarius A* – il buco nero supermassiccio che alberga nel cuore della nostra galassia, la Via Lattea.

Scoperto più di vent’anni fa, l’ammasso in questione è stato studiato in dettaglio da Florian Peissker, ricercatore all’Università di Colonia, e colleghi, che si sono concentrati in particolare su due delle regioni in cui può essere suddiviso l’agglomerato di stelle: Irs 13N e Irs 13E.

Combinando un’ampia varietà di dati d’archivio, ottenuti da vari telescopi nell’arco di circa due decenni – il Very Large Telescope (Vlt) in cima al Cerro Paranal, in Cile, e l’Atacama Large Millimeter/submillimeter Array (Alma) sull’altopiano di Chajnantor, sempre in Cile – i ricercatori non solo hanno trovato al loro interno un numero significativamente più elevato di stelle rispetto agli studi precedenti, ma hanno anche ottenuto prove convincenti che molte di esse sono nelle fasi iniziali della loro evoluzione. Oggetti stellari giovani (Young Stellar Object, in inglese), è così che li chiamano gli astronomi. Che c’è di strano? Nulla, se non fosse che, come accennato, queste baby stelle – l’età stimata è di circa 100mila anni – si trovano nelle immediate vicinanze del “nostro” buco nero supermassiccio, un luogo tutto fuorché adatto alla formazione stellare.

Questo risultato fa il paio con altre due recenti scoperte: il rilevamento, da parte di un team di ricercatori guidato dallo stesso Peißker, di X3a, una stella in fasce appartenente molto probabilmente all’ammasso Irs 13; e la scoperta, fatta da Jwst, della presenza nei dischi di polvere di alcuni oggetti stellari nel centro galattico di ghiaccio d’acqua, un altro indicatore indipendente della giovane età stellare.

La domanda a questo punto è: com’è possibile spiegare l’esistenza di queste giovani stelle? La risposta a questo paradosso della giovinezza, come lo chiamano gli astronomi, potrebbe essere nascosta nella turbolenta storia evolutiva di Irs 13, spiegano i ricercatori; una storia che a un certo punto avrebbe visto un’onda d’urto formarsi davanti all’ammasso in caduta verso il buco nero. Secondo i ricercatori, la formazione di una simile struttura non solo avrebbe impedito all’ammasso d’essere “catturato” dal potenziale gravitazionale di Sagittarius A* ma, causando l’aumento della sua densità, avrebbe anche acceso la formazione stellare.

L’esistenza di stelle inaspettatamente giovani nel centro galattico è un mistero vecchio di dieci anni, concludono i ricercatori. L’analisi di Irs 13 è il primo tentativo di spiegare la loro esistenza e svelare il mistero.

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