ILLUSTRARE L’ASTRONOMIA

Occhi di scienziato, mani da artista

Rappresentare la tumultuosa atmosfera del pianeta gioviano gigante Kelt-9b è stata la sfida lanciata dagli scienziati della collaborazione Gaps. Sfida raccolta con entusiasmo da Maria Cristina Fortuna, illustratrice artistica con un dottorato di ricerca in astronomia. L’abbiamo intervistata

     09/05/2023

L’illustratrice Maria Cristina Fortuna e il ricercatore dell’Inaf di Arcetri Lorenzo Pino. Crediti: R. Spiga/Inaf

Ogni giorno abbiamo sotto gli occhi immagini astronomiche sempre più mozzafiato. Gli occhi puntati al cielo di strumenti performanti da terra e dallo spazio ci mostrano dettagli di galassie, nebulose, pianeti, asteroidi che non avremmo mai potuto vedere fino a pochi decenni fa. In passato, illustratori e illustratrici del cielo creavano tavole che raccoglievano le conoscenze degli esperti e che erano vere e proprie opere d’arte. E oggi? Chi illustra gli oggetti celesti a cui ancora non arriviamo con i telescopi?

Lo abbiamo chiesto a Maria Cristina Fortuna, astronoma e illustratrice, e autrice lo scorso anno di un’illustrazione artistica del pianeta gioviano gigante Kelt-9b. Dopo un dottorato di ricerca in astronomia all’università di Leiden, nei Paesi Bassi, ha frequentato un corso annuale in illustrazione digitale presso la Scuola internazionale di Comics di Torino, dove adesso sta concludendo anche un master in illustrazione editoriale.

Come è nata l’idea di illustrare Kelt-9b?

«Sono stata contattata da Lorenzo Pino, ricercatore Inaf presso l’Osservatorio astrofisico di Arcetri. Aveva visto i miei lavori e voleva realizzare una illustrazione che si basasse sui risultati di un suo studio che investiga il comportamento dell’atmosfera e, in particolare, dei venti di ferro al confine notte/giorno del pianeta gassoso ultra-caldo Kelt-9b. Conoscendo il mio background sia scientifico che artistico, mi ha contattato per discutere eventuali proposte su come avremmo potuto rendere la scoperta in modo visivo. È iniziata così questa collaborazione che è culminata con la realizzazione dell’immagine dei venti al confine tra lato diurno e notturno del pianeta».

Illustrazione artistica del pianeta estrasolare Kelt-9b. Crediti: M. C. Fortuna/L. Pino

Che tecnica hai usato in questo caso?

«Questo progetto è stato realizzato interamente in digitale, cioè usando una tavoletta grafica. Non è molto diverso da pitturare, ma lo fai direttamente al computer. Personalmente lo trovo particolarmente congeniale e flessibile, soprattutto per un lavoro come questo, dove ci sono state tante iterazioni e cambi di rotta».

In che modo hai interagito con i ricercatori?

«È stato molto semplice, proprio perché anche io provengo dal mondo scientifico. Inizialmente mi è stato mandato il paper e ho studiato per capire quello che volevamo rappresentare, poi sono nate tante, tantissime domande. Volevamo mettere il focus sull’atmosfera del pianeta e mostrare questi venti. Era un punto di vista difficile perché richiedeva una prospettiva che facesse capire a prima vista che si trattava di un pianeta extrasolare, ma che offrisse anche un punto di vista nuovo, che mettesse enfasi sull’atmosfera. E che facesse capire che c’erano venti e che fosse tutto molto dinamico, ma senza che ci fossero nubi. È stato molto stimolante, perché nessuno di noi aveva mai visto qualcosa del genere, quindi abbiamo dovuto ragionare su come potesse apparire e come si potesse rendere artisticamente senza snaturarne la scientificità. Qualche libertà ce la siamo presa, ma c’è tanto studio in quest’immagine».

Autoritratto di Maria Cristina Fortuna

Perché secondo te è così utile il connubio tra arte e scienza?

«Secondo me è un valore aggiunto per tutti. Per creare un’immagine devi porti tantissime domande: inoltre visualizzare la propria ricerca permette di avere ulteriori stimoli e riflettere su aspetti meno direttamente legati al proprio lavoro. Ogni processo creativo è generativo, quindi penso sia stato molto arricchente anche per gli scienziati. E poi ovviamente un’immagine è uno strumento molto potente per comunicare con il grande pubblico: per guidarlo tramite l’intuizione a comprendere processi e fenomeni anche complessi, per stimolarne la curiosità e catturarne l’attenzione».

A che cosa ti ispiri per le tue creazioni?

«Per me il cartone animato su Rosetta e Philae prodotto dall’Agenzia spaziale europea in concomitanza con la missione Rosetta è stato una grandissima ispirazione a pensare la comunicazione scientifica come visiva e non solo testuale. La cosa che mi piace tantissimo di quel cartone è che riesce in questo connubio di essere accattivante, accurato e per tutti. Quel cartone sapeva parlare a tutte le età. Mi piacerebbe tantissimo un giorno fare qualcosa del genere».

Oltre all’illustrazione, quali sono le tue passioni?

«Direi che mi piace tantissimo la musica. Quando ero alle scuole medie ho frequentato la sezione sperimentale di musica dove ho studiato il flauto traverso. In seguito l’ho un po’ abbandonato ma suonare era una cosa che mi mancava moltissimo, e quindi da poco ho iniziato a suonare la tromba! Poi la mia grande passione è il mare. Mi piace nuotare, il senso di sospensione dal mondo che dà, soprattutto quando nuoti sott’acqua. Ma sopra ogni cosa mi piace andare con la maschera e il tubo a guardare i pesci e tutta la vita che brulica nei fondali».

Progetti per il futuro?

«L’illustrazione scientifica è il mio ambito preferito, proprio perché mi affascina ed è sempre una sfida rendere visivamente una scoperta o comunque qualcosa di nuovo. Ma non è l’unico modo in cui vorrei declinare tra sinergia arte e scienza. Adesso sto lavorando a un libro illustrato per bambini. Mi piacerebbe molto usare le immagini per raccontare la scienza a un pubblico sempre più vasto».


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