IL CENTENNIAL SYMPOSIUM A TRIESTE DALL’11 AL 13 LUGLIO

Cent’anni di Iupap, unione di fisici nel secolo breve

Fondata nel 1922 a Brussels, l’Unione internazionale di fisica pura e applicata dedica al suo primo secolo di vita un progetto di ricerca – “One Hundred Years of Iupap: A History” – per ricostruirne la storia. Un’occasione unica per ripercorrere alcune fra le principali tappe del Novecento da una prospettiva insolita. Lo facciamo con il responsabile scientifico del progetto, lo storico della scienza Roberto Lalli

     23/06/2022

Roberto Lalli, ricercatore in Storia delle scienze fisiche moderne al Max Planck Institute for the History of Science e ideatore del progetto “One Hundred Years of Iupap: A History”. Fonte: Mpiwg

Fra poche settimane, dall’11 al 13 luglio, il Centro internazionale di fisica teorica di Trieste ospiterà il Centennial Symposium della Iupap, l’Unione internazionale di fisica pura e applicata. Fondata nel 1922 a Brussels, è un’organizzazione che si propone di contribuire allo sviluppo mondiale della fisica, promuovere la cooperazione internazionale nella fisica e incoraggiare l’applicazione della fisica alla risoluzione di problemi che interessano l’umanità.

In occasione del centenario, il Consiglio direttivo dell’Unione ha avviato un progetto – “One Hundred Years of Iupap: A History” – volto a ricostruirne la storia da una prospettiva globale. Ideatore del progetto – del quale è anche co-principal investigator, insieme a Jaume Navarro – è lo storico della scienza Roberto Lalli, ricercatore in Storia delle scienze fisiche moderne al Max Planck Institute for the History of Science (Germania) che già in passato abbiamo avuto occasione di intervistare, e al quale ci siamo nuovamente rivolti per ripercorrere questo primo secolo di storia della Iupap e i suoi intrecci con il più ampio contesto storico-politico del Novecento.

Una storia iniziata nel 1922, dicevamo. Con 13 paesi fondatori. Che obiettivo si proponevano?

«Prima di rispondere a questa domanda devo fare una premessa. Per comprendere la storia della Iupap e il suolo ruolo, che include sia finalità scientifiche che ricadute politiche sulle relazioni internazionali, è necessario abbandonare una visione idealista dell’internazionalismo scientifico, ossia l’idea che la cooperazione scientifica internazionale sia un elemento che favorisca necessariamente una maggiore comprensione tra le nazioni in via delle caratteristiche proprie della ricerca scientifica spesso collegate alla nozione di universalismo scientifico. Come dimostrato da vari studi storici, i contesti storici hanno profondamente condizionato le cooperazioni scientifiche internazionali e i rapporti di scienziati appartenenti a nazioni diverse. Ci sono stati anche periodi e contesti storici in cui gli scienziati si sono opposti con veri e propri boicottaggi ad azioni di pacificazione tra nazioni precedentemente in guerra portate invece avanti da settori della politica nazionale.

Questo è vero in particolar modo per il periodo successivo alla Prima Guerra Mondiale. Gli scienziati dei Paesi vincitori crearono un insieme di organizzazioni per la gestione della cooperazione scientifica internazionale che aveva tanto il compito di unirli quanto quello di escludere gli scienziati delle nazioni dell’alleanza sconfitta (in primo luogo la Germania, ma anche le nazioni sorte dal crollo dell’impero austro-ungarico) e, inizialmente, anche delle nazioni neutrali, come Olanda, Danimarca, Svezia ecc.

Bisogna avere in mente questo contesto per capire la fondazione della Iupap nel 1922. Si tratta di un processo nato già prima della fine della Prima Guerra Mondiale per stabilire un coordinamento tra le ricerche dei Paesi alleati, tramite la creazione di un International Research Council. Tale coordinamento era stato proposto, in primo luogo da scienziati americani, sul modello del National Research Council statunitense, a sua volta creato nel 1916 come organismo centralizzato per coordinare le ricerche scientifiche con finalità belliche in vista della possibile entrata degli Stati Uniti nel conflitto mondiale. Nel 1918 questa proposta porta alla fondazione dell’International Research Council (Irc), un progetto che, anche se proposto da scienziati, era calato dall’alto per coordinare le ricerche di Paesi alleati politicamente e militarmente. Nel processo di creazione dell’Irc, era previsto che al suo interno ci fossero delle unioni dedicate a specifiche discipline scientifiche. Le prime unioni ad essere fondate furono la International Astronomical Union (Iau) e la International Union of Geodesy and Geophysics (Iugg) già nel 1919 nel primo meeting della Commissione Esecutiva della Irc.

Lo statuto dell’Irc escludeva che le unioni accettassero tra i loro membri istituzionali nazionali di Paesi che non erano membri dell’Irc. In un primo tempo, come dicevo, anche i paesi neutrali furono esclusi, ma questo fu modificato velocemente già nei primi anni di esistenza dell’Irc, mentre per i paesi sconfitti e, in particolare, per la Germania gli scienziati francesi e belgi si opposero fortemente a una loro inclusione ancora negli anni successivi.

Se si comprende questo contesto, è facile capire la composizione dei membri nazionali della Iupap nel momento della sua fondazione: potevano solo far parte le nazioni che al momento facevano già parte dell’Irc. Secondo i piani iniziali, un’unione dedicata alla fisica avrebbe dovuto essere fondata già nel 1919 insieme alla Iau e alla Iugg, però durante le riunioni dei comitati fondatori non c’erano abbastanza fisici per formare un comitato esecutivo. Un numero significativo di fisici per formare il comitato esecutivo si formò solo nel 1922, data della fondazione poi ratificata durante la prima assemblea generale della Iupap del 1923 dove i rappresentanti dei paesi membri poterono votarne la fondazione.

Vista la natura top-down dell’impresa e il suo essere inserito istituzionalmente nell’Irc, le finalità della Iupap erano quelle di realizzare, nell’ambito della fisica, il progetto di collaborazione scientifica internazionale definita dall’Irc, ossia il rafforzare la cooperazione tra gli scienziati dei paesi alleati politicamente e militarmente durante la Prima Guerra Mondiale escludendo, e quindi boicottando, le comunità scientifiche tedesche e dell’impero austro-ungarico, che a loro volta attuarono delle forme di contro-boicottaggio. Era poi previsto un progressivo allargamento della cooperazione ai paesi neutrali anche per isolare ulteriormente le comunità scientifiche delle potenze centrali.

Le finalità e la struttura della Iupap erano, quindi, di natura fortemente politica. Anche per questo motivo e contrariamente alle unioni di astronomia e geologia, i cui campi potevano contare su una lunga tradizione di cooperazione internazionale, la Iupap fu poco attiva nel periodo tra le due guerre».

Spicca l’assenza della Germania, importante – se non principale – protagonista della fisica dell’epoca. Come mai? Com’era possibile immagine un’unione di fisici senza Einstein, per dire?

«L’esclusione della Germania era pianificata dall’inizio nella struttura e, direi, nella natura stessa dell’organizzazione. Ovviamente ci furono varie opposizioni a questa politica che istituzionalizzava il boicottaggio della scienza tedesca da parte di varie organizzazioni internazionali di carattere scientifico e culturale che furono fondate sul finire della Prima Guerra Mondiale. Durante questo periodo di boicottaggio, i fisici tedeschi continuarono ad avere il loro network di cooperazione internazionale, tra cui particolarmente importante fu la cooperazione con l’Istituto di fisica teorica fondato da Niels Bohr a Copenaghen nel 1921, e attuarono anche forme di contro-boicottaggio. La domanda non è tanto perché la Germania fu esclusa dalla Iupap nel momento della sua fondazione, ma come mai la Germania non divenne membro quando si crearono condizioni politiche più favorevoli con il trattato di Locarno del 1925 e con lo scemare delle azioni di boicottaggio scientifico che videro una crescente partecipazione dei fisici tedeschi ai convegni internazionali, tra cui il celeberrimo quinto congresso Solvay del 1927.

Nel nostro progetto stiamo ancora cercando di dare una risposta accurata a questa domanda, ma per ora posso dire che il mancato ingresso della Germania dopo la metà degli anni venti è dovuto alle opposizioni all’interno della comunità scientifica tedesca che non volevano aderire ad un’organizzazione che era nata con l’obiettivo esplicito di escluderli, insieme ad una certa lentezza burocratica in questo tipo di organizzazioni (basti pensare che tra il 1925 e il 1931 non ci furono assemblee generali della Iupap). Un’occasione per l’entrata ufficiale della Germania fu la trasformazione dell’Irc nella International Council of Scientific Unions (Icsu) proprio nel 1931 che portò ad una modifica sostanziale degli statuti. Nella Icsu e nelle varie Unioni, inclusa la Iupap, ci furono vari tentativi di includere la Germania, ma pochi anni dopo, la salita al potere del nazismo interruppe qualsiasi tipo di processo di riavvicinamento della Germania alle istituzioni internazionali per la cooperazione scientifica. In seguito, la Seconda Guerra Mondiale interruppe quasi del tutto le attività della Iupap e portò anche alla morte del suo Segretario Generale, il fisico francese di origine ebree Henri Abraham, che venne deportato nel dicembre 1943 e morì nel campo di concentramento di Auschwitz.

Tutto il periodo tra l’inizio della Prima Guerra Mondiale e la fine della Seconda Guerra Mondiale non è certamente stato un periodo felice per la cooperazione scientifica internazionale e, in effetti, considerando attentamente la situazione tra le due guerre, il centenario è più una possibilità di capire quanto fosse errato l’impianto della Iupap nel momento della sua creazione piuttosto che un momento di celebrazione dell’ideale di internazionalismo scientifico.

Di positivo c’è da dire che il progetto che istituzionalizzava una cooperazione internazionale basata sul boicottaggio dei fisici tedeschi non venne accettata passivamente da molti fisici. Un episodio rilevante in questo senso è il rifiuto di Niels Bohr di diventare il Presidente Iupap nel 1934. Niels Bohr venne eletto in absentia nell’assemblea generale di Londra del 1934. Informato da Abraham dell’elezione via lettera, Bohr declinò l’offerta. Da altre lettere sappiamo che Bohr era estremamente critico dell’internazionalismo parziale incarnato dalla Iupap, e aveva rifiutato per non supportare un’istituzione che escludeva importanti comunità di fisica. Come scrisse nel 1938 all’allora presidente Iupap Manne Siegbahn: “Sin dall’inizio, ho considerato un errore fatale l’istituzione di un’unione che non avesse una base veramente internazionale”».

L’Italia invece salta a bordo quasi subito, nel 1923…

«Nel contesto della fondazione dell’Irc e delle varie unioni, l’Italia è un paese alleato che viene coinvolto immediatamente. È uno dei Paesi fondatori della Irc ed è membro da subito della Iau e della Iugg. L’Italia è presente all’assemblea generale della Irc del 1922 in cui si formalizza la fondazione della Iupap, e Orso Maria Corbino è tra i dieci fisici che compongono il comitato fondatore della Iupap del 1922, cosa ben strana nel caso l’Italia avesse deciso di non aderire immediatamente. L’informazione dei tredici paesi fondatori della Iupap è stata dedotta dai verbali dell’assemblea generale della Iupap del 1923, nel quale si elencano i nomi dei Paesi che avevano già inviato la notifica ufficiale di adesione. Tra i tredici paesi elencati non c’è l’Italia. Le fonti in nostro possesso non permettono di comprendere perché l’Italia non abbia inviato una notifica ufficiale di adesione prima dell’assemblea generale del 1923. Ad ogni modo la presenza di Corbino nel comitato fondatore del 1922 dimostra chiaramente che l’Italia era nel processo di fondazione dall’inizio. Inoltre Volterra è eletto vice-Presidente della prima assembla generale della Iupap del 1923, per cui, io direi che l’Italia è tra i paesi coinvolti da subito nelle attività della Iupap.

Ha mai avuto un’effettiva efficacia, la Iupap, in quanto a ricadute scientifiche? Voglio dire, c’è qualche scoperta che è stata significativamente favorita dall’esistenza della Iupap?

«La Iupap inizia ad essere veramente attiva solo a partire dal 1947, nel contesto della riorganizzazione della cooperazione scientifica internazionale dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Anche in questo caso tali attività sono fortemente condizionate dall’ordine politico mondiale che si stava creando, in particolare con la competizione militare, politica, economica e ideologica tra il blocco occidentale e il blocco sovietico. Nel contesto degli sviluppi della Guerra Fredda le istituzioni scientifiche internazionali avevano chiaramente una forte componente politica. Inoltre dal 1947, le attività riprendono in un contesto istituzionale molto diverso. Nel 1946, l’Icsu firma un accordo di collaborazione con l’Unesco e, da quel momento, le attività delle varie Unioni sono da interpretare nell’ottica di questa cooperazione. Questa implica, da un lato, maggiori fondi a disposizione grazie al supporto finanziario dell’Unesco, e, dall’altro, un allineamento degli obiettivi delle Unioni con quelli dell’Unesco. Come detto da alcuni osservatori, l’Icsu e le Unioni divento il braccio non-governativo per questioni scientifiche dell’Unesco, che è invece un’organizzazione inter-governativa.

I partecipanti alla rifondazione della Iupap dichiarano esplicitamente di voler utilizzare questo nuovo contesto per resuscitare questa organizzazione che “non aveva mai mostrato molti segni di vita fin dalla sua fondazione” per citare il segretario generale della Iupap nel periodo 1946-47, il fisico tedesco Paul P. Ewald che era emigrato dalla Germania nazista nel 1937.

Una tra le finalità della Iupap è promuovere accordi internazionali sull’uso dei simboli, delle unità, della nomenclatura e degli standard. Fonte: Iupap

In effetti, da quel momento la Iupap diventa molto più attiva e fonda numerose commissioni specializzate, dedicate a settori della ricerca scientifica. Dalla seconda metà degli anni cinquanta, l’Unione Sovietica e vari Paesi nella sua cerchia d’influenza diventano parte integrante e attiva della Iupap ampliando le possibilità di cooperazione internazionale.

Per capire le ricadute scientifiche della Iupap bisogna tenere presente che le sue attività principali sono svolte in alcune commissioni di tipo generale che si occupano di definire standard internazionali, per esempio sulle unità di misura e la nomenclatura, e in varie commissioni scientifiche specializzate dedicate ad aree di ricerca specifiche il cui compito principale è soprattutto organizzare e sponsorizzare conferenze. Nel caso delle commissioni di carattere generale, è anche merito della Iupap se abbiamo definizioni e nomi accettati a livello globale nei libri di testo di fisica e negli articoli scientifici.

Per quanto riguarda possibili scoperte specifiche, queste ricadute sono solo di tipo indiretto. Ci si dovrebbe chiedere se, quando e quanto alcune conferenze specifiche abbiano influito sulla produzione della nuova conoscenza nei campi di ricerca promossi dalla Iupap dal 1947 ad oggi. A questo punto delle nostre ricerche storiche posso solo dire che ci sono sicuramente casi in cui conferenze internazionali supportate dalla Iupap giocarono un ruolo fondamentale nella formulazione dei campi di ricerca e, quindi, crearono le possibilità per la creazione di nuova conoscenza. Uno di questi ambiti di ricerca, cui ho dedicato varie ricerche in passato, è la relatività generale. Sappiamo che tra la metà degli anni venti e la metà degli anni cinquanta la teoria della gravitazione di Einstein attraversa un periodo di stagnazione. Solo dalla metà degli anni cinquanta la situazione cambia, e cambia in maniera talmente repentina e radicale che alcuni fisici hanno parlato di rinascita (“renaissance”) della relatività generale. Come dimostrato da studi condotti da me e altri colleghi, tale rinascita avviene anche prima dell’emergere dell’astrofisica relativista e la cosmologia osservativa collegate alle scoperte delle quasar e della radiazione cosmica di fondo negli anni sessanta. Il processo della rinascita della relatività generale fu innanzitutto il consenso presso una comunità crescente di fisici che era necessario risolvere i problemi sulle predizione fisiche della teoria originaria di Einstein, prima di poter sviluppare programmi di ricerca finalizzati alla formulazione di una teoria più completa (come una teoria unitaria dei campi o una integrazione della meccanica quantistica e della relatività generale) o di teorie cosmologiche alternative al modello dell’espansione dell’universo. Questo passaggio storico fu un processo in cui la componente sociale contribuì in maniera sostanziale, in particolare grazie alle conferenze internazionali dedite alla relatività generale, che furono organizzate per la prima volta nel 1955 e diventarono presto una ricorrenza stabile. La Iupap ha supportato tutto questo processo, co-finanziando e sponsorizzando le conferenze e mantenendo un contatto stretto con la Commissione Internazionale sulla Relatività Generale e Gravitazione che fu stabilita nel 1959 per organizzare la collaborazione internazionale in questo campo. Tale cooperazione fu poi formalizzata nel 1973 quanto la commissione diventa la seconda Commissione Affiliata della Iupap dopo la International Commission for Optics creata nel 1947.

Questo è solo un esempio dove abbiamo prove sostanziali che il ruolo di una ripresa della cooperazione scientifica internazionale supportata e sponsorizzata anche dalla Iupap abbia avuto delle ricadute epistemiche molto importanti. Questo dipese sicuramente anche dallo status particolare della teoria della relatività generale negli anni cinquanta, ma altri studi storici accurati possono portare alla luce vari momenti in cui questo tipo di incontri abbia avuto un impatto sulla produzione della conoscenza o sulla creazione di campi di ricerca».

Tornando alle relazioni con i principali eventi storici, c’è qualche episodio che vale la pena ricordare? Penso, per esempio, alle reazioni all’impiego dell’atomica…

«Come ho detto prima, al momento della fine della Seconda Guerra Mondiale, la Iupap era pressoché inattiva. Chiaramente la creazione di armi nucleari e il loro uso distruttivo sulle città di Hiroshima e Nagasaki hanno condizionato fortemente il modo con cui i fisici hanno interpretato la funzione della Iupap e, più in generale, il loro ruolo sociale e politico.

Episodi emblematici delle relazioni tra scienza e politica nel funzionamento della Iupap si hanno soprattutto nelle questioni che riguardano i processi di accettazione della richiesta di associazione di membri nazionali. Anche se si tratta di un’organizzazione non governativa i membri avevano, e hanno tuttora, la funzione di rappresentanza nazionale, come per tutte le Unioni e l’Icsu.

La partecipazione nella Iupap era quindi fortemente dipendente dal contesto politico ed economico. Ho già detto del caso della Germania che era stata esclusa nella prima fase dopo la Prima Guerra Mondiale e non divenne membro fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Nel contesto della Guerra Fredda la Germania divenne membro ufficiale della Iupap solo nel 1954, un anno prima che la Repubblica Federale Tedesca ottenesse lo status di stato sovrano. Fino ad allora, anche l’Unione Sovietica era stata assente dalla stragrande maggioranza di queste organizzazioni internazionali e non era neanche membro dell’Unesco. Proprio nel 1954, dopo la morte di Stalin e la fine della guerra di Corea, inizia una progressiva entrata dell’Unione Sovietica e di altre nazioni nella sua sfera d’influenza nelle organizzazioni scientifiche internazionali. Nella Iupap, l’entrata dell’Unione Sovietica fu ufficializzata durante l’assemblea generale a Roma del 1957. Nello stesso periodo iniziarono le richieste di associazione da parte di Paesi comunisti come la Repubblica Popolare Cinese e la Germania dell’Est, la quale voleva avere riconosciuta una sua commissione nazionale Iupap scollegata da quella della Germania Ovest, nonostante la Repubblica Democratica Tedesca non fosse riconosciuta come stato sovrano da molte nazioni, in particolare quelle che aderivano alla Nato.

Nel periodo tra il 1957 e il 1960, sotto la presidenza di Edoaldo Amaldi, si svilupparono varie dinamiche conflittuali in relazione al nuovo allargamento della Iupap da una composizione prevalentemente connessa al mondo occidentale a una composizione che richiedeva un certo bilanciamento tra il blocco sovietico e i paesi dell’alleanza atlantica. Nel fargli gli auguri per la presidenza, il presidente uscente Nevil Francis Mott scrisse ad Amaldi che lo aspettavano sicuramente “tempi interessanti” con i sovietici e i cinesi. In effetti ci furono da dirimere questioni abbastanza complesse, non tanto per la relazione con l’Unione Sovietica, quanto per le richieste di associazione delle Società di Fisica della Germania dell’Est e di Taiwan. Entrambe le richieste avevano forti ricadute politiche in quanto sia la Repubblica Democratica Tedesca e il governo di Taiwan cercavano un riconoscimento internazionale quando la Repubblica Federale Tedesca, nel primo caso, e la Repubblica Popolare Cinese, nel secondo, attuavano politiche che negavano l’esistenza indipendente di queste entità come stati sovrani.

In entrambi i casi il comitato esecutivo della Iupap negozia l’accettazione delle richieste di entrambe ampliando il concetto di nazione nel contesto della associazione alla Iupap, che viene ora intesa come “qualunque territorio dove si svolge un’attività scientifica indipendente”. La decisione di accettare entrambe le richieste provocò delle reazioni negative, la più grave delle quali fu la lettera del Presidente della Società Cinese di Fisica della Repubblica Popolare Cinese che minacciò di revocare l’associazione se l’ammissione della Società di Fisica di Taiwan fosse stata confermata. E questo in effetti avvenne. La Cina diverrà membro della Iupap solo nel 1984, più di una decina d’anno dopo l’inizio del processo di rilassamento delle relazioni diplomatiche tra la Repubblica Popolare Cinese e Stati Uniti».

Facendo un bilancio, secondo lei è stata una storia in cui hanno prevalso più le ragioni scientifiche o quelle politiche, questa dei primi cento anni della Iupap?

«È una domanda cui è difficile rispondere, in parte perché il nostro progetto storico non è ancora concluso. Possiamo sicuramente dire che la Iupap è molto interessante per gli storici della scienza proprio perché è un contesto nel quale è possibile analizzare le commistioni tra ragioni scientifiche e politiche e la loro integrazione nelle attività e nelle decisioni dell’organizzazione in diversi contesti storici dell’epoca contemporanea. In via preliminare si può affermare che ci sono varie fasi storiche che condizionano le relazioni tra aspetti scientifici e politici nelle attività della Iupap. Durante la prima fase, dalla fondazione al 1947, l’aspetto politico-diplomatico è stato tanto predominante da rendere inefficaci i tentativi di affrontare questioni di carattere scientifico in un contesto dominato da boicottaggi e contro-boicottaggi. Dal 1947 al 1957 la storia della Iupap è dominata da una volontà di rivitalizzare l’attività scientifica e la cooperazione internazionale, in un contesto però dominato da logiche di appartenenza al blocco occidentale nel contesto della Guerra Fredda. Inoltre, l’inserimento all’interno della struttura Unesco amplifica quegli aspetti collegati alla relazione tra cooperazione scientifica e tematiche proprie dell’educazione (la ‘e’ nell’Unesco). Dal 1957 al 1990 abbiamo un forte sviluppo condizionato dalle relazioni Est-Ovest della Guerra Fredda con una compartecipazione e un bilanciamento, anche nella composizione delle commissioni, tra fisici del mondo occidentale e del blocco sovietico. In quel periodo diventa di vitale importanza il tema del supporto ai Paesi in via di sviluppo, con il progressivo incremento della loro partecipazione nella Iupap, e gli sforzi di attuare il più possibile il principio della libera circolazione degli scienziati. Come si può evincere, in tutti questi periodi, il contesto fortemente politico ha condizionato le modalità di azione scientifica. Comunque, all’interno dello spettro di possibilità create dal contesto storico-politico, molte scelte sono state dettate da necessità scientifiche, come i campi intorno ai quali fondare Commissioni specializzate, la composizione delle commissioni, e le loro eventuali suddivisioni, fusioni o soppressioni. Piuttosto che soppesare la rilevanza di uno o dell’altro aspetto, come storici siamo interessati a capire come i due aspetti abbiano coabitato e come si siano mutualmente influenzati all’interno di un’organizzazione internazionale dedicata alla fisica e come la relazione tra questi due aspetti sia mutata nel tempo».

Infine, a proposito di storia e politica: quest’anno entrerà a far parte della Iupap anche l’Ucraina. I membri della Russia come hanno reagito? È un episodio che rientrerà nel vostro libro? 

«Il libro che stiamo realizzando mette insieme vari casi storici che a nostro avviso possono dare un quadro d’insieme della storia della Iupap e dell’interazione tra scienza e politica in epoca contemporanea. Come storici è difficile analizzare con le nostre metodologie avvenimenti estremamente recenti, per cui noi ci limiteremo a una serie di casi sui quali abbiamo accesso a fonti sufficienti per delineare un quadro chiaro degli sviluppi storici e del loro contesto. In questo senso, arriveremo al massimo ai primi anni successivi alla fine della Guerra Fredda, ma non tratteremo eventi e processi avvenuti in questo millennio se non in maniera molto breve, con la finalità di creare una cronologia di fatti importanti. Per questo, non analizzeremo la situazione in corso, e la lasceremo agli storici che vorranno proseguire il nostro lavoro tra qualche anno. D’altro canto abbiamo la speranza che le nostre analisi storiche possano essere d’ispirazione per gestire problematiche presenti e future, così come l’organizzazione scientifica internazionale basata sul boicottaggio dei paesi sconfitti dopo la Prima Guerra Mondiale venne usata come esempio da non ripetere nel processo che ha portato al ristabilirsi della cooperazione internazionale dopo la Seconda Guerra Mondiale».


Per saperne di più:

  • Il libro che raccoglie i risultati del progetto, intitolato Globalizing Physics: One Hundred Years of the IUPAP ed edito da Roberto Lalli e Jaume Navarro, sarà pubblicato open access dalla Oxford University Press nel 2023
  • Consulta il programma del Centennial Symposium