SABATO 26 MARZO RAGGIUNGERÀ IL PERIELIO

Zoom sul Sole, con Solar Orbiter

A più di due anni dal lancio, la sonda Solar Orbiter sta realizzando scatti del Sole con dettagli senza precedenti. Le ultime immagini, acquisite il 7 marzo scorso dagli strumenti Extreme Ultraviolet Imager e Spectral Imaging of the Coronal Environment mentre la sonda attraversava la linea Terra-Sole, ci mostrano la nostra stella come non l’abbiamo mai vista. In attesa di altre spettacolari immagini che nel frattempo la sonda sta scattando, gli occhi del team scientifico della missione sono puntati verso il prossimo traguardo: il raggiungimento, sabato prossimo, del punto di massimo avvicinamento al Sole, uno dei principali eventi della missione

     24/03/2022

Immagine interattiva (cliccare per la versione zoommabile e scrollabile) prodotta dai dati di Solar Orbiter. In alto a destra, per confrontare le dimensioni, è rappresentata la Terra. Crediti: Esa

Solar Orbiter, la sonda dell’Esa e della Nasa diretta verso la nostra stella, non smette di stupire: le ultime immagini che ci ha inviato mostrano il Sole con dettagli senza precedenti, rivelandoci informazioni che aiutano gli scienziati a svelare alcuni segreti ancora irrisolti che lo riguardano.

Una delle immagini dello shooting fotografico la vedete qui accanto. Ottenuta dallo strumento Etreme Ultraviolet Imager (Eui) il 7 marzo scorso, quando la sonda si trovava a circa 75 milioni di chilometri dal Sole, vale a dire a metà strada tra la Terra e la nostra stella, con più di 83 milioni di pixel (9.148 in orizzontale x 9.112 pixel in verticale, cliccare per credere), è l’immagine a più alta definizione che sia mai stata realizzata del disco e della corona solare. La sua risoluzione è dieci volte più alta di quella di uno schermo tv 4K, che ha “appena” 8,3 milioni di pixel.

L’immagine è in realtà un mosaico di 25 scatti individuali, necessari per coprire l’intera superficie solare. Gli scatti sono stati realizzati dalla sonda uno dopo l’altro in più di quattro ore – ogni singolo scatto ha richiesto circa dieci minuti, compreso il tempo per il veicolo spaziale di puntare la porzione di Sole successiva – osservando nella regione dell’ultravioletto estremo dello specchio elettromagnetico.

I dettagli osservabili della corona solare, ossia lo strato più esterno dell’atmosfera della stella, sono sbalorditivi: a ore 2 (dunque, nell’immagine di apertura, vicino alla riproduzione della Terra utilizzata per indicare la scala) e a ore 8 si possono vedere chiaramente filamenti scuri che si allontanano dalla superficie: plasma estremamente caldo lanciato nello spazio interplanetario che può causare tempeste geomagnetiche in grado di compromettere satelliti e navicelle spaziali o di interferire con le comunicazioni radio e le apparecchiature elettroniche.

Sempre di Solar Orbiter sono le quattro immagini che vedete nella composizione qui a fianco. Si tratta di scatti ottenuti dallo strumento Spectral Imaging of the Coronal Environment (Spice), uno spettrografo progettato per studiare gli strati dell’atmosfera del Sole, dalla corona fino a uno strato noto come cromosfera.

Ciascuna immagine mostra un differente “volto” del Sole, ovvero la luce emessa a diverse lunghezze corrispondenti a diversi strati della bassa atmosfera. Nella sequenza, in particolare, il viola corrisponde all’idrogeno gassoso, il blu al carbonio, il verde all’ossigeno e il giallo al neon, con temperature associate rispettivamente di 10mila, 32mila, 320mila e 630mila gradi Celsius. Anche in questo caso, ciascuna immagine è un mosaico di 25 scatti singoli.

Fra due giorni, sabato 26 marzo, Solar Orbiter raggiungerà un’altra pietra miliare della sua missione: il suo primo perielio, il punto di massimo avvicinamento al Sole. La navicella, che si trova ora all’interno dell’orbita di Mercurio, il pianeta più interno del Sistema solare, sta continuando a scattare immagini del Sole alla massima risoluzione possibile e a registrare dati sul vento di particelle che scorre verso l’esterno del Sole. E questo è solo l’inizio. Nei prossimi anni, infatti, la sonda volerà sempre più vicino alla nostra stella, modificando gradualmente il suo orientamento per buttare uno sguardo ai poli, regioni del Sole sinora mai osservate.

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