SI CHIUDE A MARZO LA PRIMA FINESTRA PER LA PRESENTAZIONE DELLE DOMANDE

Progetto Ariss: gli astronauti parlano con le scuole

Da ormai vent’anni il progetto Ariss (Amateur Radio on the International Space Station) unisce “via radio” studenti e astronauti in orbita sulla Stazione spaziale internazionale. Sono coinvolte, oltre alle più importanti agenzie spaziali – Nasa, Roscosmos, Esa, Jaxa e Csa-Asc – varie associazioni di radioamatori, tra cui Amsat Italia. Media Inaf ha intervistato Claudio Ariotti e Micol Ivancic per sapere come funziona il progetto e come le scuole possono parteciparvi

     04/03/2021

L’astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea Paolo Nespoli conduce una sessione radioamatoriale dal modulo di servizio Zvezda della Stazione Spaziale Internazionale con gli studenti di una scuola di Bari, durante la Expedition 26. Crediti: Esa/Nasa

Forse non tutti sanno che… da vent’anni è attivo un progetto che unisce “via radio” studenti e astronauti in orbita sulla Stazione spaziale internazionale (Iss). Si chiama Ariss e vede il coinvolgimento di alcune tra le più importanti agenzie spaziali – Nasa, Roscosmos, Esa, Jaxa e Csa-Asc – oltre a varie associazioni internazionali di radioamatori, tra cui Amsat Italia, che ha sottoscritto un accordo con l’Agenzia spaziale italiana per valorizzare e diffondere la cultura scientifica e per promuovere l’interesse delle nuove generazioni verso le discipline Steam (Science, Technology, Engineering, Arts, and Mathematics).

Su base volontaria, senza percepire alcun rimborso per il tempo e le attrezzature messe a disposizione, una schiera di radioamatori mette costantemente in campo la propria professionalità per rendere possibile il progetto in tutto il mondo, andando fisicamente nelle scuole con attrezzature specifiche o garantendo il collegamento in modalità telebridge. Ciò che li guida è la passione per lo spazio e la missione comune di diffondere questa passione tra i giovani perché, come ci ha ricordato il rover Perseverance pochi giorni fa con il suo paracadute, è importante osare cose grandiose. E quando lo si fa fin da piccoli, le probabilità di riuscirci sono ancora maggiori.

Per capire come funziona il progetto, come parteciparvi, come avvengono i collegamenti e come è stato (e viene tuttora) gestito durante la pandemia Covid-19, Media Inaf ha raggiunto due rappresentanti della comunità italiana di radioamatori: Claudio Ariotti Ik1sld” – vice-presidente di Amsat-I, che organizza e gestisce i collegamenti dal punto di vista tecnico e operativo e coordina il team della ground station Ariss italiana – e Micol Ivancic Iu2lxr” – professoressa di una scuola secondaria di primo grado con alle spalle tre collegamenti Ariss, nonché presidente dell’associazione culturale Iss Fan Club, che si occupa delle relazioni esterne del team Ariss Telebridge Ik1sld ed è referente per la parte didattica in ambito di diffusione delle discipline Stem.

Cos’è il progetto Ariss e perché è importante nella diffusione delle discipline Stem?

[Ivancic] «Ariss sta per Amateur Radio on the International Space Station ed è un gruppo di lavoro internazionale che si dedica a progettare e implementare equipaggiamenti e attività radioamatoriali a bordo della Stazione spaziale internazionale. È nato a Houston nel 1996, in occasione di un meeting, ed è stato implementato nel 2000, con l’installazione sulla Iss della prima radio da utilizzare per i collegamenti. Permette diverse attività radioamatoriali, non soltanto per le scuole ma per tutta la comunità. L’attività che sicuramente spicca è quella dei collegamenti con le scuole: i cosiddetti school contact, che permettono agli studenti di tutto il mondo di intervistare gli astronauti durante la loro missione sulla Iss. I collegamenti vengono fatti grazie alle due stazioni radio a bordo della Iss: una situata nel modulo russo Zvezda e l’altra nel modulo europeo Columbus. La posizione delle antenne è all’esterno della Stazione spaziale, dove sono state fissate e assemblate mediante delle attività extra-veicolari (Eva). Il valore aggiunto di Ariss è quello di suscitare interesse per le discipline Steam (Science, Tecnology, Engineering, Art, Mathematics), fornendo opportunità didattico-educative a studenti, docenti e alla comunità per avvicinarsi alle tematiche dell’esplorazione spaziale, alle tecnologie coinvolte e alle comunicazioni satellitari, seminando idee per prospettive future. Fornisce inoltre un’opportunità per conoscere e apprezzare le attività radioamatoriali. È qualcosa di più rispetto alle Stem, dove aggiungiamo anche una parte legata all’arte, la ‘A‘ appunto. Un po’ a metà strada tra la scienza e la progettazione, con un tocco creativo».

Team della Ariss Telebridge Station Ik1sld: Claudio Ariotti Ik1sld, Fabio Inglese Iw1bnd, Emiliano Binotto Iu1fhz, Micol Ivancic Iu2lxr, Fabio Gobbi Ik1yez. Crediti: Claudio Ariotti

Quali sono i collaboratori del progetto?

[Ivancic] «Tra i partner del progetto ci sono le varie associazioni di radioamatori internazionali, in Italia l’Associazione radioamatori italiani (Ari), l’associazione dei radioamatori dediti ai collegamenti satellitari Amsat (Radio Amateur Satellite Corporation) attraverso le sue varie organizzazioni nazionali – in Italia Amsat-I, di cui Claudio è vice-presidente in carica – e diverse agenzie spaziali: la Nasa, l’agenzia spaziale russa Roscosmos, Esa (con tutte le agenzie spaziali partner, tra cui Asi), la giapponese Jaxa e la canadese Csa-Asc».

A chi si rivolge il progetto?

[Ivancic] «Ariss si rivolge a studenti dalla scuola primaria in avanti. Abbiamo infatti notato che gli studenti tra 6 e 10 anni sono meglio disposti a imparare e ad avvicinarsi allo spazio e alle attività nell’ambito spaziale rispetto ai più grandi, per i quali è più facile che intervengano distrazioni. Naturalmente abbiamo avuto collegamenti anche con le università. Le domande che vengono presentate dalle scuole – che siano elementari, medie o superiori – vengono tutte prese in considerazione e vagliate. Le scuole che presentano il progetto migliore vengono scelte per effettuare il collegamento con gli astronauti».

Studenti nell’atrio di una scuola secondaria di primo grado che si stanno preparando a un collegamento Ariss. Crediti: Claudio Ariotti

Una scuola può sottomettere un progetto in qualsiasi momento oppure ci sono delle scadenze?

[Ariotti] «Annualmente ci sono vari periodi in cui si può presentare la domanda, a seconda del paese di appartenenza. In particolare, per l’Europa le proposte vanno presentate in due finestre, da febbraio a marzo e da settembre a ottobre. Questo permette di effettuare una scelta tra tutte le domande ricevute e dare la possibilità di effettuare il collegamento Ariss entro l’anno successivo con l’astronauta sulla Iss. Questa linea è stata scelta solo recentemente; prima le domande venivano accettate tutte, ma l’elevato numero di proposte comportava tempi di attesa per le scuole che superavano, alcune volte, i tre anni. Ora c’è una commissione – alla quale partecipa anche l’Agenzia spaziale italiana, quando sono coinvolti degli astronauti italiani – che seleziona un numero di proposte compatibile con il numero di slot a disposizione per i collegamenti. Ultimamente, soprattutto con gli astronauti italiani, si è scelta la linea di effettuare il collegamento con due scuole contemporaneamente, per avere più slot disponibili. Nello stesso momento, gli astronauti italiani hanno sempre dato la disponibilità di due orbite successive, quindi dopo i primi 10 minuti si aspetta un’ora e mezza e ci si ricollega per terminare la sessione di domande. Questo ha dato la possibilità di porre quindici domande a testa per ogni scuola, se non venti».

Florencia sta facendo una domanda all’astronauta Samantha Cristoforetti sulla Iss. Crediti: Claudio Ariotti

Venti domande in 10 minuti sono tantissime… come ci riescono i bambini?

[Ariotti] «Il tempo a disposizione per le domande è veramente molto breve. Ricordo che la Iss viaggia nello spazio a circa 28000 km/h e quindi l’acquisizione del segnale per una ground station è limitata, come detto, al massimo 10 minuti. Quindi gli studenti vengono preparati, in più sessioni, su come rivolgere le domande in modo efficiente e a dire over alla fine della domanda – come fa anche l’astronauta stesso – per indicare che la domanda è terminata e si passa il microfono all’astronauta. Questo comando è molto importante anche per noi, perché quando operiamo come radioamatori alla stazione telebridge dobbiamo commutare la trasmissione della voce dalla scuola verso la Iss e dalla Iss verso la scuola. Over ci permette di capire quando è terminata la domanda e possiamo passare in ricezione, per ascoltare l’astronauta. Questa procedura viene spiegata agli studenti, che normalmente riescono sempre a eseguirla perfettamente, sebbene siano emozionatissimi».

Come deve essere strutturato il progetto che la scuola deve presentare per partecipare alla selezione?

[Ivancic] «Tutte le informazioni per partecipare sono sul sito Ariss Europe. Un insegnante che vuole lanciarsi in questa avventura deve leggere scrupolosamente gli allegati disponibili sul sito, che spiegano molto bene come preparare la domanda. Siccome c’è più domanda che offerta, gli slot sono preziosi. Quindi bisogna scrivere un bel progetto se si vuole sperare di essere selezionati. Sul sito sono riportati tutti i criteri utilizzati per la selezione. Uno dei più interessanti è “school is running space oriented program with science teacher”: verrà quindi valutata soprattutto la bontà e il valore di un programma orientato allo spazio. Ogni insegnante può inserire nel programma le attività che reputa migliori (laboratori, uscite didattiche a musei della scienza, planetari, eccetera). Successivamente, Ariss assegna alle scuole un mentore ufficiale, che le accompagna nella fase di preparazione e garantisce la propria disponibilità a parlare con gli studenti, anche dei collegamenti radio. Naturalmente non scenderà in dettagli per loro eccessivi però farà vedere le immagini delle radio sulla stazione spaziale, spiegando loro come funzionano e raccontando la storia della radio… Lancia un seme, diciamo».

Micol Ivancic Iu2lxr – professoressa di una scuola secondaria di primo grado con alle spalle tre collegamenti Ariss, nonché presidente dell’associazione culturale Iss Fan Club, che si occupa delle relazioni esterne del team Ariss Telebridge Ik1sld ed è referente per la parte didattica in ambito di diffusione delle discipline Stem. Crediti: Micol Ivancic

Può dare qualche spunto ai docenti per preparare i progetti?

[Ivancic] «Sono riuscita ad avere tre collegamenti Ariss con le mie scuole: con Samantha Cristoforetti, con Paolo Nespoli e con Luca Parmitano, ogni volta proponendo attività diverse. Un anno abbiamo coltivato l’orto marziano: rifacendoci a Hort Extreme di Enea e ispirandoci a serre spaziali, abbiamo cercato di coltivare la rucola marziana. Abbiamo partecipato a Mission X e Astro-Pi, patrocinati dalle agenzie spaziali, girato un documentario per Rai scuola, progettato e realizzato modellini di veicoli spaziali, moduli abitativi, tute. Abbiamo progettato la nostra mission patch! Abbiamo svolto attività di motricità fine indossando due paia di guanti per simulare l’impaccio che gli astronauti vivono durante le attività extra-veicolari; abbiamo affondato pupazzetti e sassi in vasetti pieni d’acqua per simulare le attività propedeutiche alle Eva in piscina, con tuta e pesi per l’assetto. Quindi, chi si candida a un collegamento Ariss, propone e svolge una serie di attività – prima, durante e dopo – orientate allo spazio».

Quindi il programma deve coprire tutto l’anno scolastico?

[Ivancic] «Il programma che si presenta può coprire tutto l’anno scolastico e, nel caso in cui si venga selezionati, queste attività servono a motivare il collegamento radio con l’astronauta, come coronamento del percorso didattico. Il mentore segue la scuola e gestisce i tempi, perché alla fine il progetto deve concretizzarsi nella presentazione di venti domande. In genere manca il tempo per fare tutte e venti le domande, ma se l’astronauta è molto sintetico, a volte si riesce. Durante uno dei collegamenti della mia scuola con Nespoli, ha risposto a ben ventitré domande perché è molto sintetico ed estremamente a suo agio in radio. Le domande vanno presentate in una forma precisa e in certi tempi, in modo che poi il mentore le possa inviare all’astronauta. Devono essere sintetiche e devono essere approvate da Ariss perché involontariamente qualche studente potrebbe preparare qualche domanda inopportuna, del tipo “Ma non avete paura di schiantarvi al rientro?” oppure domande sulla vita privata. Ecco, queste domande vengono filtrate perché non arricchiscono il progetto Steam».

Ogni bambino fa una domanda?

[Ivancic] «No, parte del nostro lavoro a scuola è quello di selezionare i lettori, che saranno al microfono, stando molto attenti a coinvolgere anche gli altri. Dobbiamo fare capire ai ragazzi che alcuni di loro saranno i portavoce della classe e che la classe è una squadra. Dobbiamo selezionare ma includere… è complicato, ma fa parte del nostro lavoro preparatorio di insegnanti. Anche in questo si gioca il valore didattico dell’esperienza, oltre a quello scientifico e tecnico. In fondo, anche quando l’uomo è andato sulla Luna, ce n’è stato uno che ha messo il piede la prima volta e altri che hanno fatto altre cose. Ma erano tutti nella stessa missione. È importante farli riflettere su questi aspetti. È un grande valore, non strettamente scientifico, ma umano».

Parte dell’attrezzatura che l’Associazione Radioamatori Italiani sez. di Casale Monferrato ha portato nella scuola per effettuare il collegamento con la Iss. Crediti: Claudio Ariotti.

Dopo il collegamento finisce tutto?

[Ivancic] «Dopo il collegamento si può aprire un mondo: i ragazzi si appassionano alla ricezione radio e quindi ogni volta che c’è un collegamento udibile dall’Italia, lo si può ascoltare con una radio sintonizzata sui 145.800 MHz FM da scuola. Certo, non è detto che si riesca a ricevere tutto però è possibile fare cose “avventurose” anche solo con un portatile con una piccola antenna. Pochi mesi fa ero a scuola, con i miei studenti, sotto la pioggia, ad ascoltare il collegamento effettuato da Claudio: il primo collegamento di Victor Glover – astronauta statunitense che partì per la sua prima missione spaziale nel novembre 2020 come pilota della missione SpaceX Crew-1, per prendere parte alla Expedition 64 a bordo della Iss. Non tutti gli studenti partecipano con lo stesso interesse ma noi dobbiamo lanciare il sasso nello stagno. Anche se genereremo solo un’onda, va bene. Il nostro obiettivo è disseminare la passione».

Oltre ai collegamenti con gli astronauti, si può fare altro con la Iss?

[Ivancic] «Sì, periodicamente ci sono delle campagne di trasmissione di immagini dalla stazione spaziale in Sstv (Slow Scan TeleVision), sempre sulla stessa frequenza. Quello che si sente è un segnale “brutto” che assomiglia a un antifurto impazzito, ma che con un programma di decodifica diventa un’immagine. Caricando questa immagine – che ogni scuola dotata di radio può decifrare – sul sito di Ariss, si ottiene un particolare diploma rilasciato da Ariss. Inoltre, quando è attiva la modalità “cross band repeater”, i radioamatori di tutto il mondo possono utilizzare la Iss come ripetitore. Si può ascoltare insieme agli studenti e capire come avviene un Qso (contatto radio in gergo radioamatoriale). Anche questo è molto didattico perché gli studenti normalmente parlano tutti insieme, in radio si parla uno alla volta. Seguendo questi collegamenti si impara ad ascoltare, a parlare a turno e al momento giusto».

Diploma Ariss Sstv, con sullo sfondo la Stazione Spaziale Internazionale fotografata da un membro dell’equipaggio della Sts-132 a bordo dello Space Shuttle Atlantis, dopo che la stazione e la navetta hanno iniziato la loro separazione, il 23 maggio 2010. Crediti: Nasa/Crew of Sts-132, Claudio Ariotti

[Ariotti] «Grazie a un’idea di Paolo Nespoli, avuta durante la sua prima missione a bordo della Iss, è nato un altro progetto – patrocinato e finanziato da Esa, con uno studio di fattibilità fatto da Amsat Italia – e realizzato da Kaiser Italia di Livorno, che permette agli studenti di “vedere” gli astronauti. Il progetto si chiama HamTv ed è stato attivato per la prima volta durante il commissioning nel mese di marzo 2014. L’importanza eccezionale di questo progetto è che permette di ricevere, via radio e in tempo reale, immagini dalla Iss; in questo modo le scuole possono vedere l’astronauta durante il collegamento, e vedere l’interno della Iss. È stato attivato con dei test che hanno coinvolto gli astronauti e due stazioni italiane: quella di Casale di Monferrato e la stazione di Matera, con una parabola da 30 metri. Il primo ad accendere HamVideo è stato Mike Hopkins – attualmente a bordo della Stazione spaziale – che, in quell’occasione, ha addirittura contato in italiano! Anche noi, dalla stazione di Casale, abbiamo ricevuto le immagini e quindi abbiamo capito che sarebbe stato possibile, anche con una parabola piccolina come la nostra, ricevere il segnale».

«Il progetto era stato concepito per avere cinque stazioni in Europa, posizionate in Italia, in Francia, in Polonia, in Inghilterra e in Portogallo. Con questa formazione di stazioni era garantita la ricezione di circa 10 minuti – quasi tutto il passaggio. Il primo collegamento video con una scuola è stato effettuato da Tim Peake ed è stata una grande emozione perché è stata coinvolta anche Goonhilly, la stazione inglese con una parabola molto grande che da sola garantiva circa 6-7 minuti di ricezione. Quando la Iss veniva verso il Mediterraneo, la ricezione continuava con la nostra stazione in Italia. Quando l’astronauta arrivava nel modulo Columbus per attivare il collegamento, Goonhilly già riceveva il segnale, quindi abbiamo potuto vedere tutto in anteprima, sul megaschermo. Vedere l’emozione dei ragazzi a terra che venivano chiamati per nome dall’astronauta durante il collegamento è stato bellissimo. Purtroppo, in questo momento HamVideo è stato portato a terra per un guasto. È già stato riparato e si è in attesa di riqualificarlo per il volo. Si spera quanto prima di poterlo nuovamente installare sulla stazione spaziale e riattivare il progetto. In realtà è già in cantiere un HamTv 2, sempre da un’altra idea di Paolo Nespoli, che questa volta ha suggerito di dare la possibilità agli astronauti di “vedere” i ragazzi».

Parte dell’attrezzatura che l’Associazione Radioamatori Italiani sez. di Casale Monferrato ha portato nella scuola per effettuare il collegamento con la Iss. Crediti: Claudio Ariotti.

Veniamo al collegamento: come avviene?

[Ariotti] «Le due modalità classiche che si utilizzano ormai da vent’anni sono la modalità diretta e quella telebridge. La prima consiste nel montare presso la scuola tutte le attrezzature radioamatoriali: radio, antenne, computer, rotore… tutto ciò che va a fare l’inseguimento con le antenne della Iss in quei 10 minuti. Non in tutte le scuole è possibile installare un sistema del genere, vuoi perché la scuola si trova in mezzo ad altri palazzi – in città, e quindi non c’è una copertura visiva per il passaggio della Iss – oppure semplicemente perché sul tetto non si possono installare antenne per questioni di sicurezza. In questi casi, la modalità diretta viene scartata e si passa a quella telebridge. Attualmente ci sono una dozzina di stazioni telebridge riconosciute ufficialmente da Ariss e dalla Nasa che svolgono questo compito. In Italia c’è la nostra, di Casale di Monferrato in provincia di Alessandria. Ce n’è una in Belgio, e poi ce ne sono sparse in Australia, Sudafrica, Stati Uniti e Argentina. Nella modalità telebridge il collegamento avviene tra noi e la scuola tramite conferenza telefonica organizzata da Nasa, che mette in contatto tutte le organizzazioni interessate al collegamento (la scuola, il mentore di Ariss e la stazione telebridge coinvolta). Un’ora prima del collegamento viene fatta una conferenza (all’inizio era solo audio) dove la stazione telebridge si prepara facendo le varie regolazioni audio, mentre i ragazzi provano le domande. Quando mancano pochi minuti, la linea passa a noi che effettuiamo il collegamento radio vero e proprio, con le nostre apparecchiature, verso la Iss. Una volta stabilito il contatto con l’astronauta, e l’astronauta è pronto per le domande, passiamo la linea alla scuola e gli studenti iniziano la serie delle domande in rigoroso ordine. Noi, in trasmissione, mandiamo il segnale proveniente dalla scuola – via telefono dagli Stati Uniti – alla stazione spaziale. Quando lo studente pronuncia “over” al termine della domanda, passiamo in ricezione e l’astronauta, chiamando per nome il ragazzo o la ragazza (perché davanti ha un documento, come quello che abbiamo noi in stazione, con i nomi degli studenti e la loro domanda) risponderà in tempo reale. Alternando domande e risposte si va avanti così per tutti i 10 minuti del collegamento».

È un’attività programmata per gli astronauti della Iss?

[Ariotti] «Il collegamento Ariss viene programmato come lavoro per l’astronauta, non è una cosa che avviene in maniera casuale. I planner della Nasa scelgono il momento in cui l’astronauta può dedicare quei 20 minuti per effettuare il collegamento, e viene messo sul loro piano di volo ufficiale. Tra i vari astronauti radioamatori presenti a bordo, viene scelto chi può fare il collegamento e quindi viene definito il nominativo dell’astronauta che lo farà, e ci viene comunicato».

Grafica telebridge. Crediti: Armand Sp3qfe

Perché ci sono più telebridge a livello mondiale?

[Ariotti] «A tutte le stazioni, a livello mondiale, viene data una lista dei passaggi della Iss per una certa settimana. Le stazioni danno la loro disponibilità, poi i planner della Nasa valutano il carico di lavoro dell’astronauta e indicano le fasce in cui può avvenire il collegamento. Tra le varie opzioni che i radioamatori hanno dato, vanno a scegliere quella in cui ricadono i 20 minuti in cui l’astronauta è disponibile. Una decina di giorni prima, ci viene comunicato che a quella data ora di quel giorno ci sarà un collegamento e sarà coinvolta, per esempio, la nostra stazione o una delle altre stazioni disponibili. Le stazioni sono disposte in modo capillare perché i planner della Nasa possano scegliere con più facilità quale stazione coinvolgere per il collegamento. È buona pratica avere una stazione di backup in ogni collegamento, ed è da vari anni che lo stiamo facendo per tutti i collegamenti con le scuole italiane».

Con la pandemia come vi state regolando?

[Ariotti] «Ecco, per via della pandemia si è aggiunta una terza modalità molto importante chiamata multi-point telebridge. Proprio perché i ragazzi quasi sempre sono a casa, facciamo un collegamento con gli studenti coinvolti, ognuno a casa propria, con il computer. Invece di fare il collegamento via telefono lo facciamo via internet e noi, dalla stazione, mandiamo la voce nello spazio, verso l’astronauta. Questa modalità permette di vedere i ragazzi, che sono online in video, e fare uno streaming a livello mondiale che tutte le altre scuole – avendo pubblicato il link – possono seguire in diretta in streaming sul canale YouTube ufficiale di Ariss».

La stazione telebridge italiana è dedicata a Max Canepa Iw1cnf, scomparso prematuramente. Crediti: Claudio Ariotti

La stazione italiana serve solo le scuole italiane o anche quelle estere?

[Ariotti] «Il nostro servizio viene svolto soprattutto con le scuole straniere. I passaggi della Iss possono avvenire, a causa della sua orbita, di notte, al mattino, pomeriggio o sera cambiando continuamente settimana dopo settimana. Questo può portare, per la scuola coinvolta (modalità diretta), a non avere a disposizione un’orbita in orario scolastico ed è qui che entrano in gioco le stazioni telebridge che, essendo presenti in altri continenti, possono effettuare il collegamento in orario consono alla scuola. Infatti in molti casi il collegamento nasce come diretto, poi per motivi vari può succedere che venga spostato di qualche decina di giorni e se prima poteva essere alle 10 del mattino, dopo lo spostamento si avrebbe in serata. Quindi si passa dal collegamento diretto al telebridge con la stazione che ha l’Aos – acquisition of signal – durante l’attività pianificata da Nasa. In questo caso le antenne a scuola possono non essere montate perché in realtà non servono, a meno che non le si voglia installare per mostrare il sistema al pubblico (quando si poteva andare a scuola)».

Attesa durante un collegamento a scuola: Crediti: Claudio Ariotti

Funziona sempre?

[Ariotti] «Il collegamento Ariss è un esperimento e come tale può dare esito positivo o negativo. Normalmente va a buon fine e dopo quasi 1500 collegamenti in questi 20 anni di comunicazioni dalla Iss possiamo contarne probabilmente una decina dove si sono presentati dei problemi tali da non garantirne il successo. Ad esempio, un mese fa, dopo una attività extra-veicolare effettuata dagli astronauti che hanno effettuato un cambio di cavi all’esterno del modulo europeo Columbus, si è presentato un problema in un collegamento gestito dai nostri colleghi in Belgio con una scuola americana. Da quel momento, i collegamenti si fanno con la radio presente nel modulo russo e proprio in questi giorni Nasa sta valutando di dedicare parte della prossima Eva per risolvere il problema all’esterno del Columbus. Noi comunque lo diciamo sempre: è un esperimento e il risultato lo sapremo solo alla fine. Quando iniziamo a fare la chiamata e gli astronauti non rispondono immediatamente, la tensione sale anche per noi. Tensione che si vede anche nei visi dei bambini, che stanno aspettando da un momento all’altro di sentire la voce dell’astronauta… e poi, quando finalmente la sentono, tirano un sospiro di sollievo, come facciamo anche noi».

Quanti collegamenti avete fatto?

[Ariotti] «Come telebridge siano a 67 collegamenti dal 2010 a oggi. Oltre a tutti i backup per le scuole italiane quando c’era a bordo Nespoli, Parmitano o la Cristoforetti. In totale abbiamo fatto qualcosa come 170 collegamenti. Nonostante questo, ogni collegamento porta sempre con sé una grande emozione».

Ma se uno volesse seguire questi collegamenti?

[Ivancic] «Sul sito Amsat Belgio c’è il calendario ufficiale dove vengono pubblicati tutti gli appuntamenti, quindi una scuola che volesse sapere quando ci sono le attività per ascoltare basta che aggiunga il Google Calendar di Ariss al proprio».

Perché la radio quando c’è internet e ci sono i cellulari?

[Ariotti] «La radio è ancora oggi importantissima. Lo si riscontra anche in ambito di protezione civile: in almeno due occasioni che mi ricordo, nella nostra zona, la radio è stata determinante. Nei primi giorni di emergenza in cui ci sono state alluvioni, tutti i telefoni non funzionavano perché i ripetitori erano congestionati e le uniche comunicazioni si potevano fare solo con le radio».

Claudio Ariotti Ik1sld – vice-presidente di Amsat-I, organizza e gestisce i collegamenti dal punto di vista tecnico e operativo e coordina il team della ground station Ariss italiana. Crediti: Claudio Ariotti

Claudio, com’è nata la sua passione per i collegamenti radio e l’idea del telebridge?

[Ariotti] «Sono diventato radioamatore nell’87 e mi sono subito appassionato a collegamenti via satellite, grazie a un altro componente del nostro team – Fabio Iw1bnd, appassionato di satelliti – con il quale ho installato la prima stazione a casa mia e da lì facevamo collegamenti in tutto il mondo, tramite i satelliti radioamatoriali in orbita. Poi, quando a bordo della Mir – che allora era la stazione spaziale russa – portarono una radio come quella che attualmente è installata sulla Iss, fu possibile collegare i cosmonauti dalla Terra. All’epoca non era come adesso, che gli astronauti hanno internet, possono vedersi un film, parlare tramite VoIP con la famiglia, ecc. A quei tempi queste possibilità non esistevano e il fatto di avere una radio e la sera poter parlare con i radioamatori in tutto il mondo per loro era uno svago, era come non essere soli a bordo della Mir. Alla fine del ‘90 ho avuto la prima occasione di parlare con un cosmonauta russo, Musa Chiramanovič Manarov U2mir. Poi, dopo qualche mese, è andato a bordo Sergej Konstantinovič Krikalëv U5mir – il cosmonauta “dimenticato nello spazio”, visto che invece di 5 mesi era rimasto 10 perché nel momento in cui dall’Unione Sovietica sono passati alla Russia, c’erano stati dei problemi per farlo atterrare in Kazakistan. In quei 10 mesi ho avuto modo di parlare tantissime volte con lui, o di scrivere messaggi in packet radio, una sorta di email solo testo, a cui rispondeva il giorno dopo. È così nata un’amicizia e quando poi è tornato sulla Terra ed è venuto in Italia, per delle conferenze, ci siamo incontrati e conosciuti personalmente. Nel ’98, alla nascita della Stazione spaziale, quando lui è partito per la sua seconda missione a bordo dello Shuttle (Sts-88 che portava Unity, che si agganciava a Zarja, il modulo russo) gli chiesi se era possibile andare a vedere il lancio e lui mi rispose che non c’era problema, e che mi avrebbe fatto partecipare come un familiare. Così sono riuscito ad andare a Cape Canaveral a vedere il lancio dell’Sts-88, dalla tribuna dei familiari degli astronauti. Un’amicizia, che dura ancora oggi, che sono passati 30 anni».

Da Media Inaf è tutto. Over!


Guarda su MediaInaf Tv una diretta del 2011 realizzata grazie ad Ariss: