EFFETTO DOMINO: IL TINKERING DURANTE IL LOCKDOWN

Reazioni a catena, dalle scuole italiane ad Aps

Sull’ultimo numero di Physics, la rivista dell’American Physical Society, si parla di un progetto di tinkering svolto durante l'emergenza Covid da studenti delle scuole primarie di Bologna, dai loro insegnanti e da alcuni ricercatori dell’Istituto nazionale di astrofisica. Abbiamo intervistato tre di loro: Sara Ricciardi, Stefano Rini e Fabrizio Villa

     04/09/2020

Reazioni a catena, dentro e fuori dal “laboratorio” (fotogrammi tratti dai video realizzati dagli studenti)

C’è solo una cosa più gratificante del creare: il distruggere – come del resto ci insegna anche Jep Gambardella. Se non ci credete, guardate con i vostri occhi come se la sono spassata le studentesse e gli studenti delle scuole primarie che, durante il lockdown, hanno risposto all’invito a dar vita, fra le pareti domestiche, a una reazione a catena. E poiché per distruggere è – ahimè – prima inevitabile creare qualcosa, messi da parte tablet e computer hanno fatto man bassa dei dinosauri di fratelli e sorelle, dei cd dei genitori e di tutto quel che gli è capitato sott’occhio per realizzare percorsi e scatenare effetti domino indimenticabili.

L’iniziativa era stata lanciata a livello mondiale dal Tinkering Studio con l’hashtag #RoundTheWorld_ChainReaction, ed è stata prontamente raccolta da insegnanti di Bologna e da ricercatori dell’Istituto nazionale di astrofisica con la passione per il tinkering. Tale è stato il successo e tanto sono piaciuti i risultati che l’Aps – l’American Physical Society – ne ha parlato, nell’ultimo numero della sua rivista Physics, in un articolo dedicato alle buone notizie dall’insegnamento online durante l’emergenza Covid.

«Per la scuola questi percorsi sono essenziali», dice a Media Inaf Stefano Rini, insegnante di scuola primaria, membro dell’équipe formativa territoriale dell’Emilia-Romagna e animatore digitale dell’Istituto comprensivo statale 12 di Bologna, «perché riportano il bambino al centro della didattica. Chiedono di affrontare il tema dell’interdisciplinarità e del senso dei singoli insegnamenti, quando la realtà non è divisa per discipline. Ci portano naturalmente a ripensare gli spazi dell’apprendimento, il modo di porsi in quegli spazi e di interagire. Il tinkering è anche un impegno verso la condivisione delle esperienze, tra colleghi e scuole e diventa facilmente un moltiplicatore di occasioni di scambio».

«Questa pratica è interessante sia per noi ricercatori che per i ragazzi. Il tinkering è veramente divertente, ed è potentissimo in una prospettiva inclusiva», aggiunge Fabrizio Villa, astrofisico all’Inaf di Bologna, «proprio perché tutti bambini si sentono capaci di giocare. Per noi ricercatori è preziosissimo perché funziona attraverso gli stessi processi di costruzione della conoscenza tipiche dell’ambiente di ricerca, e questo permette ai ragazzi stessi di sperimentare direttamente i meccanismi del nostro lavoro».

«Non vediamo l’ora di tornare a lavorare in classe con dei laboratori in presenza, perché la didattica a distanza rischia di essere meno inclusiva rispetto a quanto si riesce a fare a scuola. Una connessione scadente, la povertà di materiali o banalmente l’assenza di uno spazio adeguato fanno sì che alcuni ragazzi non possano avere le stesse opportunità di altri in condizioni più favorevoli. Malgrado ciò», conclude Sara Ricciardi, astrofisica all’Inaf di Bologna ed esperta di tinkering, «pensiamo sia molto importante anche per le scuole e per chi forma i docenti dotarsi di strumenti online, sia per raggiungere insegnanti che altrimenti sarebbero irraggiungibili sia per far fronte a situazioni analoghe di emergenza».

Per saperne di più:

Guarda la playlist su YouTube con i video delle reazioni a catena realizzate: