ULTIMI AGGIORNAMENTI DALLA MISSIONE NASA INSIGHT

Battuta d’arresto per la talpa marziana

Dopo essere stato impegnato per mesi in tentativi ingegnosi quanto poco fruttuosi di aiutare la discesa della “talpa” – una sonda progettata per affondare nel terreno e misurare la temperatura degli strati interni del Pianeta rosso – il braccio robotico del lander InSight della Nasa riprende a svolgere i compiti per i quali era stato progettato

     11/07/2020

Rappresentazione schematica degli strumenti di InSight, con la fotocamera dislocata sul braccio robotico. Crediti: Nasa

Continua la saga della “talpa marziana”. La talpa in questione è una parte fondamentale della missione InSight della Nasa. Si tratta di una sonda di temperatura auto-affondante che costituisce l’elemento principale dell’esperimento Hp3. È un cilindro lungo 40 centimetri, e avrebbe il compito di scavare il suolo marziano fino a una profondità di cinque metri per misurare la temperatura interna. Ma la talpa non riesce a procedere, nonostante i ripetuti e fantasiosi tentativi compiuti per venirle in soccorso. Tentativi che hanno prossoché monopolizzato il braccio robotico di InSight, che però avrebbe altri scopi. I responsabili della missione hanno dunque deciso che, almeno per un po’, gli aiuti dovranno essere sospesi.

I problemi che la talpa sta incontrando risalgono al febbraio 2019, e sembra siano dovuti alla particolare e sfortunata composizione del suolo, definito dalla Nasa duricrust: uno strato di terreno duro come il cemento, con caratteristiche differenti da quelle di altri siti del Pianeta rosso. Man mano che questo tipo di terreno viene scavato, resta attaccato alle pareti stesse, facendo venire meno la forza di attrito fra strumento e parete necessaria all’avanzamento della talpa. Senza questo attrito, la talpa non fa che rimbalzare sul terreno senza riuscire ad avanzare.

Il movimento dei granelli di sabbia (cliccare per ingrandire) nella paletta all’estremità del braccio robotico di InSight suggerisce che la “talpa martellante” – che si trova nel terreno sotto la paletta – avesse iniziato a battere sul fondo della paletta mentre martellava il 20 giugno 2020. Crediti: Nasa / Jpl-Caltech

Nei mesi scorsi gli ingegneri del centro aerospaziale tedesco Dlr e del Jpl della Nasa erano dovuti intervenire con alcune manovre ad hoc che hanno cinvolto, appunto, il braccio robotico del lander: la pala posta alla sua estremità è stata utilizzata nell’ingegnoso tentativo di spingere meccanicamente la talpa, impedendole di arretrare. Tentativo purtroppo riuscito solo in parte, come si evince anche dalle immagini di una sessione di “martellamento” riprese lo scorso 20 giugno riprese da Insight: la pala meccanica rimane sì affondata nel terreno, ma non procede. E nel frattempo è impossibile utilizzare il braccio meccanico per altri scopi. Primo fra tutti, perlustrare con la fotocamera incorporata i pannelli solari del lander, che non vengono monitorati dal luglio 2019. Su Marte è ora stagione di polveri, ed è probabile che i pannelli di InSight siano coperti da un sottile strato di particelle brune-rossastre. La stima di quanta polvere si sia depositata è necessaria per calcolare la capacità energetica giornaliera di InSight.

Gli scienziati non vedono l’ora di riprendere a utilizzare il prezioso braccio robotico anche per un altro scopo: osservare e contare le meteore che attraversano il cielo notturno, come succedeva in precedenza. Un dato utile a stimare la frequenza di caduta di corpi celesti in quella zona del pianeta e a verificare se, e con quale ritardo, gli impatti vengono poi registrati da Seis (Seismic Experiment for Interior Structure), il sismometro di InSight.

Seis ha registrato il suo primo terremoto marziano nell’aprile del 2019, e da allora ha captato in tutto 480 eventi sismici. Mentre inizialmente venivano registrati uno o due potenziali terremoti ogni giorno, dall’autunno del 2019 la frequenza è crollata a uno alla settimana. Questo cambiamento sembra legato alla variazione della turbolenza atmosferica, che crea un rumore di fondo in grado di coprire i segnali sismici più deboli. Infatti, nonostante sia protetto da uno scudo per il vento e le variazioni di temperatura, Seis è comunque sensibile al punto da risentire delle raffiche al vento, che colpendo lo scudo rendono difficile isolare le scosse sismiche più leggere.

Crediti: Dlr

Tornando infine alla talpa, non sarà abbandonata al suo destino: il prossimo tentativo dei ricercatori e degli ingegneri della missione, dopo aver esaminato la situazione con l’aiuto della fotocamera (altra operazione impossibile fino a che la pala è usata come “tappo”), sarà quello di provare a fornirle l’attrito necessario a consentirle la discesa riempendo di terriccio il buco nel quale si trova. La strategia è quella illustrata nello schema qui a fianco – tratto dal blog del principal investigator dell’esperimento, Tilman Spohn, della Dlr – e richiederà di nuovo l’intervento del braccio robotico e della provvidenziale pala.