ARRIVATI SULLA LUNA CON LA MISSIONE BERESHEET

Il destino della colonia di tardigradi disidratati

Cosa succederà se le migliaia di questi minuscoli invertebrati imbarcati sulla sonda israeliana Beresheet sopravviveranno allo schianto che ha segnato la fine della prima avventura lunare privata? «Per bene che vada, continueranno nel loro stato di metabolismo azzerato per un tempo che è difficile prevedere», risponde Patrizia Caraveo, autrice di questo articolo pubblicato su Blog Italia dell'Agenzia giornalistica italiana e che riproponiamo con il suo consenso

     14/08/2019

Tardigrado al microscopio a scansione elettronica. Crediti: micropia.nl

Curiosando in rete, sembra che tutti si chiedano se le migliaia di tardigradi disidratati imbarcati sulla sonda israeliana Beresheet siano sopravvissuti allo schianto che, ad aprile, ha segnato la fine della prima avventura lunare privata.

Allora era sfuggito (o forse non era stato sottolineato) che la sonda, oltre a contenere la copia di Wikipedia, della Bibbia, disegni di bambini e la bandiera israeliana ospitava anche del materiale fornito dalla Arch Mission Foundation, un’organizzazione americana che si prefigge di trovare (o di approntare) un’arca da poter usare nel caso qualcosa vada male sulla Terra.

Nel caso della missione Beresheet, la Arch Mission Foundation progettava di preservare (sulla Luna) informazioni sulla vita terrestre grazie ad un archivio lunare delle dimensioni di un Dvd contenente 30 milioni di pagine di informazioni, campioni di Dna umano e migliaia di tardigradi disidratati. Si tratta di minuscoli invertebrati scelti come testimonial perché sono la forma di vita più resiliente che si conosca. Animali acquatici, tanto che in inglese vengono chiamati orsetti d’acqua, sono in grado di sopravvivere in condizioni proibitive per ogni altro essere vivente. Quando le condizioni ambientali si fanno difficili, i tardigradi si disidratano e spengono quasi del tutto il loro metabolismo arrotolandosi su se stessi. Grazie a questo trucco, possono essere bolliti o surgelati, esposti al vuoto cosmico o alla radiazioni nelle centrali nucleari. Qualche goccia d’acqua li fa risvegliare, anche dopo anni di vita sospesa.

Per partecipare al progetto lunare, i tardigradi disidratati (non molto diversi da granelli di sabbia) erano stati in parte incollati ad un nastro adesivo, in parte inseriti in una resina tipo ambra. Al momento dello schianto nessuno aveva fatto cenno ai tardigradi, ma, pochi giorni fa, la responsabile della Arch Mission Foundation, durante un’intervista a Wired, ha reso noto al mondo che pensava che ci fossero buone possibilità che gli animaletti in stato di vita sospesa potessero essere sopravvissuti all’allunaggio ruvido e che, magari, lo schianto li avesse sparpagliati nel terreno circostante. Per bene che vada, continueranno nel loro stato di metabolismo azzerato per un tempo che è difficile prevedere.

Pur avendo molta simpatia per questi tostissimi animaletti, confesso che non ho potuto fare a meno di pensare se questo carico fosse conforme alle linee guida che si dovrebbero applicare alle sonde che devono visitare altri corpi del sistema solare. La prima regola dovrebbe essere quella di non inquinare altri mondi con spore e batteri terrestri. Quindi tutto il materiale dovrebbe essere accuratamente sterilizzato.

Forse i tardigradi sono stati bolliti prima della partenza o forse la Luna, avendo già ricevuto la visita di 12 astronauti, ha avuto la sua dose di inquinamento biologico e lo Office of Planetary Protection non si preoccupa più di tanto.

Certamente sarebbe impensabile mettere un archivio della vita sulla Terra con campioni di DNA e tardigradi in una sonda in viaggio per Marte oppure per le lune ghiacciate di Giove e Saturno.

Sono ambienti dove qualche tipo di vita potrebbe essersi sviluppata e l’imperativo è “non inquinare”.