Grazie alle riprese del Vlt Survey Telescope (Vst) dell’Eso in Cile con il rivelatore OmegaCam, che si trova nel cuore del telescopio, un team internazionale di astronomi guidato da Marilena Spavone, dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) di Napoli, ha ottenuto immagini molto dettagliate di un numeroso gruppo di galassie ellittiche. Una di queste è Ngc 5018, che si trova nella costellazione della Vergine: a prima vista potrebbe sembrare solo una macchia indistinta, ma esaminandola con più attenzione mostra una tenue striscia di stelle e gas – quella che viene definita una ‘coda mareale’ – che fuoriesce dalla galassia. Queste deboli strutture galattiche, come code mareali e filamenti di stelle, sono segni caratteristici delle interazioni tra le galassie, e forniscono indizi essenziali sulla struttura e sulla dinamica delle galassie primordiali.
Sebbene il Very Large Telescope (Vlt) dell’Eso possa osservare oggetti astronomici molto deboli in grande dettaglio, quando gli astronomi vogliono capire come si è formata l’enorme varietà di galassie presenti nell’Universo, devono usare un diverso tipo di telescopio con un campo di vista più ampio. E il Vst è proprio lo strumento adatto a questa sfida. Il Vst è il risultato di una joint venture tra l’Eso, che gestisce la facility, e l’Inaf di Napoli, che ha prodotto il telescopio con la collaborazione degli osservatori di Padova e Arcetri, sempre dell’Istituto nazionale di astrofisica. Il Vst è stato progettato per fornire agli astronomi mappature dettagliate del cielo dell’emisfero Sud.
«La maggior parte delle galassie nell’Universo si trova attualmente nei gruppi, il cui studio è quindi cruciale per la comprensione dell’evoluzione delle galassie. Nei gruppi le interazioni tra le galassie sono molto lente e questo fa sì che una grande quantità di gas e stelle venga strappato dalle galassie in gioco, formando delle strutture spettacolari che rendono peculiari alcune galassie, come nel caso dell’esteso filamento di luce che collega Ngc 5018 e Ngc 5022», dice Spavone, prima autrice dello studio. «Le molteplici peculiarità di questa galassia sono indice di una storia di formazione fatta di fusioni e cannibalismo di galassie più piccole. Le forze gravitazionali in gioco durante tali processi hanno lasciato traccia nella struttura di questa galassia, sotto forma di grandi archi di stelle, di code mareali, di “ventagli” di materiale diffuso e di complesse ragnatele di polvere, che perturbano la luce nel centro e dominano nelle regioni più esterne», aggiunge la ricercatrice.
Il progetto è parte della survey Vegas (Vst Early-type GAlaxy Survey), che ha lo scopo di esaminare un ampio campione di galassie ellittiche in diversi ambienti, dai gruppi agli ammassi di galassie, per studiarne i processi di formazione. «Vegas è una survey di immagini profonde di galassie dei primi tipi morfologici, vale a dire le ellittiche e le lenticolari, acquisite in diversi filtri disponibili per OmegaCam. Vegas utilizza tempo di osservazione dedicato ad INAF per un totale di circa 60 notti in cinque anni», spiega Enrichetta Iodice, dell’Inaf di Napoli, responsabile scientifico della survey.
Per saperne di più:
- L’articolo “VEGAS: A VST Early-type GAlaxy Survey. III. Mapping the galaxy structure, interactions and intragroup light in the NGC 5018 group”, di Marilena Spavone et al., è stato accettato per la pubblicazione sulla rivista The Astrophysical Journal
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