IL RIVELATORE DEL FUTURO PER ONDE GRAVITAZIONALI

La Sardegna è pronta per l’Einstein Telescope

Firmato un protocollo d'intesa tra Miur, Regione, Università di Sassari e Istituto nazionale di fisica nucleare per candidare il sito di Sos Enattos. Il dicastero di viale Trastevere interverrà con fondi statali per 17 milioni di euro. L’interferometro di terza generazione si aggiungerà ai già funzionanti Ligo e Virgo

     23/02/2018

Rendering artistico dell’Einstein Telescope. Crediti: Ego Collaboration

Il futuro dell onde gravitazionali potrebbe essere a due passi da noi, anzi nel nostro stesso Paese. Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur) sosterrà, infatti, la candidatura della Regione Sardegna a ospitare l’Einstein Telescope (Et), un centro europeo per l’osservazioni delle increspature del tessuto dello spazio-tempo, nella miniera metallifera di Sos Enattos, a Lula.

«È da diversi anni che si sta lavorando all’ipotesi di candidare la Sardegna a ospitare l’Einstein Telescope, una infrastruttura di ricerca che aprirà nuovi orizzonti per l’astrofisica moderna», ha commentato Nichi D’Amico, presidente dell’Istituto nazionale di astrofisica e professore ordinario all’Università di Cagliari. «Si tratta di una grande opportunità per l’Isola, che sta facendo importanti investimenti nella ricerca valorizzando le eccellenze e le peculiarità del territorio».

Il rilevatore di onde gravitazionali Et, cioè Einstein Telescope. Crediti: Ego Collaboration

Il progetto dell’Einstein Telescope comincia a prendere forma e si inserisce alla perfezione nella famiglia di strumenti che lavorano nell’ambito dell’astronomia gravitazionale. Questo gigantesco rilevatore di onde gravitazionali sotterraneo sarà collocato all’interno di gallerie minerarie a una profondità compresa fra i 100 e i 300 metri (per isolarlo e proteggerlo dai movimenti tellurici della crosta terrestre) e avrà un perimetro di 30 km, con i suoi tre bracci disposti a triangolo lunghi 10 km ciascuno. All’interno di ogni braccio – in maniera analoga a quanto accade per i rilevatori americani Ligo e per l’italiano Virgo, che però hanno bracci molto più corti – saranno posti specchi di altissima qualità superficiale attraversati da un laser. Quando un’onda gravitazionale attraversa l’interferometro, la lunghezza dei bracci oscilla e questa variazione viene rivelata dall’esperimento. Questi strumenti sono talmente sensibili da riuscire a captare variazioni infinitesimali. La differenza con Ligo e Virgo è la configurazione triangolare (invece che a “L”), che riprende il concept del progetto per la costruzione del trio satellitare della futura missione Lisa (Laser Interferometer Space Antenna) dell’Esa.

La firma del protocollo d’intesa tra Miur, Infn, Regione Sardegna e Università di Sassari. Crediti: Ansa

«L’Italia, che è stata protagonista della storica scoperta delle onde gravitazionali grazie all’interferometro Virgo, propone ora la sua candidatura a ospitare il futuro della ricerca in questo campo», ha spiegato Fernando Ferroni, presidente dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (infn). Il Miur, l’amministrazione regionale, l’Infn e l’Università di Sassari hanno firmato un protocollo d’intesa per favorire l’insediamento della infrastruttura.

«Sosteniamo con convinzione la candidatura della Regione Sardegna a ospitare questa nuova infrastruttura globale di ricerca per l’astronomia gravitazionale da terra», ha detto la ministra Valeria Fedeli. «Dopo il rivelatore Advanced Virgo, già in funzione a Cascina (Pisa), aggiudicarci la presenza di questa nuova infrastruttura legata alla ricerca sulle onde gravitazionali sarebbe un importante riconoscimento per il nostro Paese e per il nostro sistema di ricerca. Per queste ragioni è necessario sostenere con un forte gioco di squadra questa candidatura che porterebbe enormi benefici anche al sistema universitario e di ricerca ed economico del territorio sardo».

Il Ministero interverrà con fondi statali per 17 milioni di euro, mentre la Regione ha già stanziato un milione di euro per assicurare la riapertura del laboratorio di ricerca di Sos Enattos. La comunità scientifica italiana ha coordinato il progetto grazie a un finanziamento comunitario, individuando come uno dei luoghi ideali per realizzare l’Einstein Telescope la miniera di Sos Enattos, compatibile con i requisiti di bassissimo rumore sismico e antropico. Gli studi hanno dimostrato che questo sito possiede caratteristiche geologiche e di urbanizzazione adeguate.

Rendering grafico del laser all’interno di uno dei bracci dell’Einstein Telescope. Crediti: Ego Collaboration

L’osservatorio di terza generazione, che potrebbe essere collocato in Sardegna, andrà a caccia delle onde gravitazionali predette da Albert Einstein 100 anni fa, il segnale “tangibile” di eventi di dimensioni catastrofiche, come per esempio il merging (la fusione) di due buchi neri supermassici o di due stelle di neutroni, ma anche come l’esplosione di una supernova, la stessa formazione di buchi neri o il residuo dell’esplosione del Big Bang. Queste onde gravitazionali sono difficilissime da individuare proprio perché il loro passaggio ha effetti quasi invisibili, si parla di milionesimi delle dimensioni di un atomo. Gli interferometri Ligo e Virgo sono già riusciti a individuarle diverse volte, ma il futuro è tutto nelle mani degli esperti che stanno progettando l’Einstein Telescope.

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