MARCO BUTTU, UN ANNO AL POLO SUD

Eclissi di sole antartica

Dall’inviato più remoto ed estremo che Media Inaf mai abbia avuto, ecco la cronaca della prima fotografia di un’eclissi di sole dalla Stazione Concordia. Con un’immagine straordinaria scattata per le nostre lettrici e i nostri lettori rischiando il congelamento delle dita

     16/02/2018

Area di visibilità dell’eclissi di Sole del 15 febbraio 2018. Crediti: Fred Espenak / Nasa / Gsfc

Direttamente dalla Stazione italo-francese Concordia ci arriva in anteprima l’immagine mozzafiato dell’eclissi parziale di Sole visibile ieri, giovedì 15 febbraio, solo dalle latitudini più meridionali del pianeta. Quando due terzi del continente antartico sono stati attraversati dall’ombra della Luna. L’eclissi è stata visibile, anche se in misura minore, in parte del Cile, Argentina, Paraguay, Uruguay, Brasile e Isola Falkland.

Nonostante le condizioni meteo siano ormai davvero estreme – finora questa è stata la giornata più fredda da quando è iniziata la 33esima spedizione italiana in Antartide – ne è valsa la pena. «Non capita ogni giorno di fotografare un’eclissi di Sole a 54 gradi sotto zero, ben -68 percepiti dal corpo umano», dice raggiunto all’alba da Media Inaf Marco Buttu dell’Inaf di Cagliari, uno dei 13 winter-over e primo a immortalare lo spettacolare fenomeno dalla Stazione Concordia.

Si è trattato di un particolare tipo di eclissi anulare, un oscuramento parziale del Sole dovuto al transito della Luna davanti al suo disco e che tuttavia lascia ben visibile il profilo della nostra stella. Le eclissi anulari si verificano quando la Luna non copre completamente la stella lasciando visibile il perimetro del Sole.

Questa foto è stata scattata da Marco Buttu alle 4 di mattina (ora locale a Concordia Station) nel momento di picco dell’eclissi. Dati tecnici: Canon 7D mark II, Canon 100-400 IS II @400mm, treppiede, apertura f10, tempo 1/5000 di secondo, filtro ND 64x più un secondo filtro sistemato con nastro adesivo sul tappo dell’obiettivo, crop 50 per cento. Crediti: Marco Buttu / Pnra

«La sveglia ha suonato alle 2:30 del mattino, e con alcuni compagni siamo usciti all’esterno per cercare la postazione migliore da cui fotografare eclissi e base insieme, mentre gli altri ci assistevano via radio dalla base», racconta Marco Buttu, al quale abbiamo chiesto quali peripezie ha dovuto affrontare per regalare alle nostre lettrici e ai nostri lettori quest’immagine inedita. «Abbiamo camminato per circa trenta minuti nella neve. Il primo tentativo è fallito miseramente, a causa della poca esperienza con l’inverno antartico: fissato il treppiede mi son reso conto che non potevo più regolarlo, perché era congelato. Non potevo impostare il tempo di scatto, perché la ghiera della macchina fotografica aveva smesso di funzionare per il freddo. Mi ero levato le moffole e avevo solamente i sotto-guanti, in modo da poter maneggiare meglio macchina e treppiede, e per di più mi ero levato la maschera protettiva per gli occhi, perché la visiera era congelata e mi impediva di vedere, per cui dopo due minuti mi si stavano letteralmente congelando mani e viso».

«Abbandonata l’idea di fare una foto contestualizzata», continua Buttu, «siamo passati al piano B: tornare alla base, riscaldarci e fotografare solamente il Sole parzialmente coperto dalla Luna. Siamo saliti di corsa per la scala di servizio che porta sul tetto di una delle due torri, dove ci attendevano gli altri. Giusto il tempo di sistemare il treppiede, levare la macchina dallo zaino e fare qualche scatto, e poi nuovamente dentro al caldo, perché le mani erano ormai insensibili e avevo l’impressione che mi si stessero congelando le retine degli occhi. Troppa adrenalina per dormire, e troppe energie spese al freddo, per cui alle 4:30 ci siamo ritrovati in cucina per fare colazione, bere qualcosa di caldo e farci due risate, per poi ritirarci ciascuno nella sua camera da letto».

Seguiteci per conoscere le ultime novità dal Polo Sud con Marco Buttu: nel fine settimanao vi racconteremo del tramonto del Sole e dell’inverno polare ormai alle porte.

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