Forti correnti atmosferiche che mutano in continuazione sono state rilevate su un pianeta gassoso 16 volte più grande della Terra a più di mille anni luce di distanza. È quanto sostiene una ricerca coordinata da David Armstrong, del dipartimento di astrofisica dell’Università di Warwick (UK), appena pubblicata sul numero d’esordio della neonata rivista Nature Astronomy. Lo scorso anno, uno studio guidato dalla stessa Università aveva misurato venti supersonici sull’esopianeta di tipo gioviano caldo HD 189733b; nella nuova ricerca è stata osservata per la prima volta la presenza di forti venti variabili che causano cambiamenti su larga scala, molto simili a tempeste catastrofiche, in tutto l’esopianeta HAT-P-7b, sempre di tipo gioviano caldo e noto anche come Kepler-2b.
La scoperta è stata possibile grazie al monitoraggio della luce riflessa dall’atmosfera di HAT-P-7b, effettuato con il satellite della NASA Kepler. Identificando le variazioni di questa luce, i ricercatori hanno rilevato che il punto più luminoso del pianeta cambiava di posizione. Questo movimento è causato da una corrente equatoriale che produce venti che hanno velocità notevolmente variabili, in grado di spostare grandi quantità di nuvole in tutto il pianeta. Le nubi osservate, rileva la ricerca, sono probabilmente composte da corindone, il minerale che forma rubini e zaffiri.
Il pianeta non potrebbe mai essere abitato da esseri viventi a causa delle condizioni climatiche e delle temperature non certo ideali per sostenere la vita: la temperatura media del lato illuminato è molto calda, attorno ai 2586 gradi centigradi. Inoltre, trovandosi il pianeta in rotazione sincrona, una sua faccia è sempre orientata verso la stella madre, quindi un lato rimane sempre molto più caldo rispetto all’altro.
«Ci aspettavamo che le nuvole si formassero sul lato freddo e non illuminato del pianeta ed evaporassero rapidamente sul lato diurno caldo», commenta Armstrong. «Questi risultati dimostrano come il pianeta sia attraversato da forti correnti che trasportano le nuvole dal lato notturno verso il lato diurno. I venti cambiano velocità sensibilmente, creando enormi formazioni di nubi che poi si riducono fino a dissolversi. Questa è la prima volta che vengono osservati cambiamenti climatici su un pianeta gigante gassoso al di fuori del nostro sistema solare».
Scoperto nel 2008 (vedi qui il relativo paper), il pianeta extrasolare HAT-P-7b dista 320 parsec (1040 anni luce) dalla Terra. Si tratta di un pianeta extrasolare, del 40 per cento più grande di Giove e 500 volte più massiccio della Terra, che orbita intorno a una stella una volta e mezza più massiccia e due volte più grande del Sole, rispetto al quale è molto più calda. Nel 2011 è stato l’oggetto della milionesima osservazione scientifica del Telescopio Spaziale Hubble.
Per saperne di più:
- Leggi l’articolo “Variability in the atmosphere of the hot giant planet HAT-P-7“, di D. J. Armstrong, E. de Mooij, J. Barstow, H. P. Osborn, J. Blake e N. Fereshteh Saniee, pubblicato su Nature Astronomy