‘SFORNA’ 800 NUOVE STELLE L’ANNO

L’ammasso galattico dal cuore scoppiettante

Un team internazionale di astronomi ha scoperto che in una galassia massiccia situata nelle zone centrali dell'ammasso SpARCS1049+56 c'è una forsennata attività di formazione stellare. A innescarla sarebbe stato un processo di fusione con una galassia più piccola

     11/09/2015
L'ammasso galattico SpARCS1049 come appare dalla combinazione delle immagini raccolte dai telescopi spaziali Spitzer (nell'infrarosso) e Hubble (nella radiazione visibile). Crediti: NASA/STScI/ESA/JPL-Caltech/McGill

L’ammasso galattico SpARCS1049 come appare dalla combinazione delle immagini raccolte dai telescopi spaziali Spitzer (nell’infrarosso) e Hubble (nella radiazione visibile). Crediti: NASA/STScI/ESA/JPL-Caltech/McGill

Nel la zona centrale di un ammasso galattico, a quasi dieci miliardi di anni luce da noi, c’è una galassia che sta sfornando nuove stelle a un ritmo forsennato. Una scoperta sorprendente, poiché solitamente le galassie che si trovano nelle zone più interne degli ammassi sono quasi del tutto prive di attività di formazione stellare, e anzi sono composte in gran parte da stelle molto antiche e che hanno completato il loro ciclo evolutivo.

A svelare le proprietà dell’iperattiva galassia, situata nell’ammasso denominato SpARCS1049+56, è stata Tracy Webb della McGill University di Montreal, Canada insieme al suo team. «Pensiamo che la galassia gigante al centro di questo ammasso stia creando nuove stelle a un ritmo così serrato dopo essersi fusa con una galassia più piccola» commenta l’astronoma, prima autrice di un articolo pubblicato sulla rivista The Astrophysical Journal.

La galassia, che si trova a 9,8 miliardi di anni luce dalla Terra ed è una degli almeno 27 componenti dell’ammasso galattico SpARCS1049+56, è stata scoperta grazie alle osservazioni del telescopio spaziale Spitzer della NASA e del Canada-France-Hawaii Telescope, sulle isole Hawaii. Scoperta poi confermata dai dati raccolti all’Osservatorio Keck, sempre alle Hawaii. Sono state però le riprese dell’instancabile Hubble Space Telescope, una missione congiunta di NASA ed ESA, a permettere agli astronomi di indagare l’attività di formazione stellare della galassia, che ogni anno ‘sforna’ qualcosa come 800 nuovi astri. Sembra poco? In paragone, nella nostra Galassia, la Via Lattea, non si accendono più di due nuove stelle nello stesso periodo di tempo.

«I dati di Spitzer ci hanno mostrato un tasso di formazione stellare nel cuore dell’ammasso davvero smisurato» sottolinea Adam Muzzin dell’Università di Cambridge, Regno Unito, che ha partecipato allo studio. «Raramente è stato osservato qualcosa di simile prima, e di sicuro mai in un ammasso galattico così distante» .

Le osservazioni nell’infrarosso del telescopio Spitzer hanno mostrato le tracce di stelle in formazione ancora avvolte nel loro ‘bozzolo’ di gas e polveri nella galassia gigante nella zona centrale di ©, mentre le riprese nella banda di radiazione della luce visibile ottenute da Hubble hanno aiutato gli astronomi a individuare cosa sta alimentando l’eccezionale processo di formazione stellare: una recente fusione della galassia con una più piccola, il cui gas è ha così fornito un poderoso impulso al processo di creazione di nuovi astri.

«Partendo dalle nostre altre osservazioni, abbiamo usato Hubble per esplorare la galassia in profondità e non siamo rimasti delusi – prosegue Muzzin. Hubble ha trovato gli indizi di una fusione al centro di questo ammasso, mettendo in evidenza strutture che sembravano le perle di una collana».

Questa proprietà osservativa è un segno rivelatore di un tipo di interazione che gli astronomi chiamano wet merging, in cui galassie ricche di gas si fondono e il loro materiale viene convertito rapidamente in nuove stelle.

La scoperta dell’eccezionale attività all’interno di SpARCS1049+56 è uno dei primi casi noti di wet merging nelle zone centrali di un ammasso galattico. Hubble aveva precedentemente scoperto un altro ammasso di galassie più vicino a noi che aveva sperimentato un processo di fusione simile, ma non stava formando stelle così velocemente. SpARCS1049+56 è così una eccezione nel panorama delle fusioni galattiche o può essere l’indizio di fenomeni comuni nell’universo primordiale dove è stato osservato? Gli astronomi sono già al lavoro per organizzare nuove campagne osservative, con l’obiettivo di trovare risposte a questo e altri interrogativi sollevati dalla scoperta.

Per saperne di più:

  • l’articolo An Extreme Starburst in Close Proximity to the Central Galaxy of a Rich Galaxy Cluster at z=1.7 di Tracy Webb et al. pubblicato sulla rivista The Astrophysical Journal