LA LORO ORIGINE È ANCORA UN ENIGMA

Quelle sinuose gole di Vesta

Canyon dall’andamento tortuoso solcano le pareti dei crateri del protopianeta. Lo rivelano alcune immagini scattate fino al settembre scorso dalla sonda Dawn della NASA. Ora gli scienziati stanno cercando di scoprire cosa possa averli scavati.

     07/12/2012

Dettaglio delle lunghe gole, strette e sinuose, individuate sulla superficie di Vesta. Crediti: NASA/JPL-Caltech/UCLA/MPS/DLR/IDA

Per ogni immagine una nuova domanda. Sembra ormai questo il destino della ricognizione satellitare a bassa quota, ricca di dettagli, che la sonda Dawn della NASA – frutto di una collaborazione nella quale l’ASI e l’INAF hanno avuto un ruolo di primissimo piano – ha intrapreso nei mesi scorsi attorno alla superficie dell’asteroide gigante Vesta. Lo stupore aumenta mano a mano che gli astrogeologi, chini sui monitor, analizzano la conformazione geologica del protopianeta. Ora è il turno delle gole che ne solcano i crateri. Illustrate ieri a San Francisco da Jennifer Scully, del team di Dawn, nel corso del meeting annuale della American Geophysical Union – incontro che proprio oggi chiude i battenti – le gole di Vesta ricordano quelle che segnano alcune regioni del nostro pianeta. Ma sulla loro origine ancora si brancola nel buio.

«Sulla Terra, conformazioni di questo genere – osservate in luoghi come il Meteor Crater, in Arizona – sono dovute all’azione erosiva dell’acqua allo stato liquido», dice il responsabile di Dawn Christopher Russell, di UCLA. «Quanto a cosa le abbia scavate su Marte, il dibattito è ancora aperto. Dobbiamo analizzare molto attentamente queste di Vesta, prima di arrivare a stabilirne in modo definitivo l’origine».

Due le tipologie di canali individuate dagli scienziati: alcuni mostrano le sembianze di strisce rettilinee, altri invece scavano tracce dall’andamento sinuoso che terminano in depositi a forma di lobo. «Le strisce rettilinee sono esempi da manuale dei flussi di materiale secco, come la sabbia, già osservati sulla Luna, e che ci aspettavamo di vedere anche su Vesta», spiega Scully, «ma le gole sinuose rappresentano una scoperta eccitante, inattesa, che ancora stiamo cercando di capire».