
«Si chiama PKS 2123−463 ed è un buco nero supermassiccio che sta al centro d’una galassia relativamente distante da noi», spiega il primo autore della ricerca, Filippo D’Ammando, ricercatore postdoc all’Università di Perugia. «Per analizzarne il comportamento durante un periodo di elevata attività (aveva emesso un intenso flare gamma), abbiamo messo insieme i dati raccolti in banda gamma dal satellite Fermi della NASA con quelli in banda radio, ottica e X provenienti da altri telescopi spaziali e da osservatori da terra, fra i quali appunto KAT-7, che è il precursore del MeerKAT per SKA. Così ci siamo trovati a essere i primi ad aver utilizzato questo strumento per una pubblicazione».
«E questo risultato non è che un primo assaggio di quello che SKA potrà regalarci in futuro. Con le sue 3000 antenne, rispetto alle sette di KAT-7», dice Monica Orienti, radioastronoma dell’INAF-IRA di Bologna e coautrice dell’articolo pubblicato su MNRAS, «SKA aprirà una nuova finestra per la radioastronomia e per lo studio delle prime epoche della storia dell’universo».
Per saperne di più:
- Ascolta l’intervista di Media INAF a Filippo D’Ammando
- Leggi su MNRAS l’articolo “PKS 2123−463: a confirmed γ-ray blazar at high redshift“, di F. D’Ammando, A. Rau, P. Schady, J. Finke, M. Orienti, J. Greiner, D. A. Kann, R. Ojha, A. R. Foley, J. Stevens, J. M. Blanchard, P. G. Edwards, M. Kadler e J. E. J. Lovell
Guarda su INAF-TV il video dell’intervista di Media INAF a Monica Orienti:






