IMMAGINI DAL SISTEMA SOLARE

Marte, un “curioso” bersaglio

L'appuntamento per l'arrivo sulla superficie di Marte del rover NASA Curiosity è per il 5 agosto 2012. E l'operazione non sarà delle più semplici. L'immagine dell'area prescelta per l'atterraggio.

     18/06/2012

Un’area di appena 20 per 7 Km. Esattamente la superficie sul suolo di Marte identificata dall’ellisse dell’immagine. E’ la zona prescelta dalla NASA per l’atterraggio di Curiosity, il rover della missione Mars Science Laboratory, previsto per il prossimo 5 agosto. Facendo un improprio paragone, la difficoltà sarà paragonabile a quella di un lanciatore di freccette che si trovi a dover centrare un piccolo bersaglio a una distanza di decine di chilometri.

La zona di atterraggio di Curiosity su Marte. Crediti: NASA/JPL-Caltech/ESA/DLR/FU Berlin/MSSS

Il delicato atterraggio avverrà in una zona di Marte che si trova all’interno del Gale Crater, sul lato nord del Monte Sharp, così battezzato in onore del geologo Robert P. Sharp (1911-2004), team member di molte tra le prime missioni marziani della NASA. L’immagine è una ricostruzione esatta, dalle proporzioni corrette, del panorama in cui si troverà immerso quella sera il piccolo Curiosity. E’ stata realizzata utilizzando i dati presi dall’orbita da tre diverse missioni, combinando le mappe di elevazione della High Resolution Stereo Camera della sonda Mars Express dell’ESA e le immagini della Context Camera sulla Mars Reconnaissance Orbiter della NASA. Le informazioni sul colore vengono invece dai dati dei Viking Orbiter.

L’ellisse identifica la zona di confidenza, ovvero la zona in cui, secondo i calcoli del team della NASA, Curiosity ha il 99% di  probabilità di atterrare. E la precisione di questa previsione ha del soprendente anche rispetto a missioni precedenti. Prima di giugno, la zona prevista per l’atterraggio era molto più ampia, misurando cicra 3 volte quella attuale. Ma all’avvicinarsi della data dell’atterraggio, i calcoli del team si sono affinati e la precisione della determinazione dell’orbita è aumentata, permettendo l’identificazione di una zona di confidenza di dimensioni sempre più limitate. La linea celeste che parte dal centro dell’ellisse rappresenta invece una delle possibili traiettorie del rover previste per risalire il fianco del Monte Sharp. Dovremo aspettare l’atterraggio per verificarne la correttezza: la strada effettiva di Curiosity verrà infatti decisa dal team in base a dove il rover atterrerà all’interno dell’ellisse e di quello che effettivamente vedrà intorno a sé nei primi momenti della missione. Ma qualsiasi strada prenderà per compiere il suo destino, il rover Curiosity già conosce il suo obiettivo primario: risalire la montagna Sharp e passare i primi 2 anni della sua vita scandagliando questa zona con i suoi 10 strumenti di bordo.

La motivazione è molto semplice e contemporanemente incredibilmente ambiziosa. Lo studio del Monte Sharp significa comprendere il passato del pianeta Marte. I ricercatori pensano infatti che il Monte Sharp, con la sua evidente struttura a strati che si innalza per oltre 5 Km di altezza, sia stato creato dalla stratificazione di depositi in epoche successive all’evento di impatto che deve aver creato il cratere Gale, oltre 3 miliardi di anni fa. Negli strati più profondi, le missioni marziane che in passato si sono trovate a studiare il pianeta dall’alto della loro orbita hanno identificato minerali che possono essersi formati in presenza di acqua. La ricerca sul campo di Curiosity permetterà nei prossimi mesi di studiare gli strati più profondi del Monte Sharp e le condizioni climatiche al momento in cui i diversi strati si sono depositati. Per il team della NASA sarà come leggere le pagine di un libro sulla storia geologica di Marte, per capire se e quando il pianeta possa aver ospitato condizioni favorevoli alla vita.

Per sapere di più sulla missione MSL http://www.nasa.gov/mission_pages/msl/index.html

La rubrica “Immagini dal Sistema Solareè a cura della Southern Europe Regional Planetary Imaging Facility (SRPIF), la Fototeca NASA ospitata presso lo IAPS di Roma con la collaborazione dello Space Photography Laboratory (SPL), la Fototeca dell’Università dell’Arizona.