CANTIERE CHIUSO IL 15 FEBBRAIO

SRT, lavori conclusi

Con la chiusura dei lavori presso il cantiere di Pranu Sanguni, a 35 chilometri da Cagliari, il Sardinia Radio Telescope si avvia a grandi passi verso le fasi di collaudo e quindi alla piena attività scientifica. I commenti di Andrea Possenti, direttore dell'INAF-Osservatorio Astronomico di Cagliari e Luigina Feretti, direttrice dell'INAF-IRA.

     17/02/2012

Un dettaglio della struttura dell'imponente parabola di SRT (Foto di Gianni Alvito)

Il 15 febbraio scorso è stata raggiunta un’altra importante tappa verso l’entrata in funzione del Sardinia Radio Telescope, il grande radiotelescopio che scruterà il cielo dalla Sardegna, a 35 chilometri da Cagliari. La ditta MT-Mechatronics, capo commessa per la realizzazione dello strumento, ha infatti ufficializzato l’ultimazione dei lavori di competenza su SRT. Si aprirà  a breve quindi la ‘fase due’ dell’ambizioso progetto, quella che vedrà il collaudo dello strumento e di tutti i suoi sottosistemi, di fatto l’anticamera della piena attività operativa che seguirà subito dopo.

“Quel che ora resta da fare sono tutte le tarature e le calibrazioni del ‘motore’  di questa macchina” ci dice Andrea Possenti, direttore dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Cagliari. “Motore ovviamente in senso lato, giacché parliamo di un’antenna pensata per raccogliere radioonde provenienti dal cosmo. Alla fine di tutte le attività di calibrazione in programma, arriveremo finalmente al momento più emozionante: catturare con SRT la prima onda proveniente da un corpo celeste. Un momento che tutti noi coinvolti in questo progetto attendiamo con grande entusiasmo, consapevoli che presto SRT potrà essere messo a disposizione della comunità scientifica internazionale”.

E l’attesa per l’entrata in funzione di SRT è davvero grande tra i radioastronomi di tutto il mondo. Il Sardinia Radio Telescope infatti sarà il secondo più grande radiotelescopio dotato di superficie attiva, in grado cioè di mantenere la forma ideale della sua enorme parabola di 64 metri di diametro, annullando le sollecitazioni dovute alla forza di gravità e ai venti. Questa caratteristica permetterà ad SRT di concentrare al meglio i deboli segnali provenienti dai più reconditi angoli del cosmo, migliorando nettamente la qualità delle sue osservazioni. A supportarle, una completa dotazione di ricevitori e dispositivi di elaborazione dei segnali allo stato dell’arte, molti dei quali ideati e sviluppati da personale INAF.

“Questo strumento, grazie alla sua capacità di captare le sorgenti radio più flebili, darà un significativo impulso nelle ricerche su molti tipi di oggetti celesti, come i quasar, le pulsar, i nuclei galattici attivi, le radiogalassie, solo per citarne alcuni” sottolinea Luigina Feretti, direttrice dell’INAF-Istituto di Radioastronomia e presidente del Board di gestione di SRT. “Il radiotelescopio poi, così come già avviene per le antenne INAF di Medicina e Noto, sarà inserito nella rete europea e mondiale per osservazioni radioastronomiche congiunte, nota come VLBI (Very Long Baseline Interferometry). Non c’è dubbio che le potenzialità del nostro nuovo strumento saranno decisive per far fare un salto di qualità anche alle osservazioni che sfruttano questa tecnica”.

Per saperne di più:

Ascolta l’intervista ad Andrea Possenti

Ascolta l’intervista a Luigina Feretti

Il sito web di SRT

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