RICOSTRUITO GRAZIE ALLE OSSERVAZIONI DI VIR

Un bollente passato per Vesta

Presentate le scoperte della sonda DAWN della NASA sulla struttura e la geologia dell'asteroide. Le riprese dello spettrometro italiano VIR hanno rivelato la presenza di rocce basaltiche. Segno che nella fase di formazione del corpo celeste il materiale di cui è composto doveva trovarsi allo stato fuso.

     07/12/2011

La mappatura della superficie di Vesta ottenuta dallo spettrometro VIR durante la fase orbitale HAMO (High Altitude Orbit) della missione Dawn. I dati presentati (che si riferiscono alla banda a 550 nm) ricoprono in modo piuttosto uniforme la superficie dell'asteroide, con una risoluzione di 170 metri per pixel.

Continua a pieno ritmo l’esplorazione dell’asteroide Vesta da parte della sonda DAWN della Nasa. Le ultime sorprendenti novità della missione sono state appena presentate in una sessione speciale durante il Fall Meeting dell’American Geophysical Union (AGU), in corso a San Francisco. Risultati scientifici di prim’ordine, ottenuti anche grazie ai dati raccolti dallo spettrometro italiano VIR (Visual and Infrared Spetrometer). Le sue riprese super dettagliate della superficie di Vesta stanno rivelando in modo sempre più chiaro la composizione di questo corpo celeste, uno dei più grandi del Sistema solare con oltre 500 chilometri di diametro.

Grazie a VIR, strumento scientifico promosso e finanziato dall’ASI e realizzato dalla Selex Galileo con la guida scientifica di Angioletta Coradini dell’INAF, recentemente scomparsa, si rafforzano le intuizioni emerse subito dopo le prime osservazioni: che cioè Vesta possiede una superficie formata da rocce basaltiche. Questa caratteristica suggerisce agli scienziati un passato “caldo” per l’asteroide, in cui durante la fase di formazione le sue rocce dovevano trovarsi allo stato fuso. Gli oltre 8 milioni di immagini spettrali della superficie di Vesta registrate finora nella banda di radiazione della luce visibile e nell’infrarosso con una risoluzione spaziale tra 700 e 170 metri hanno permesso di ricostruire la composizione mineralogica anche all’interno dei crateri di Vesta, dove l’impatto di meteoriti ha esposto gli strati più profondi della sua superficie. In quelle zone la concentrazione di pirossene è più elevata. Lo sguardo d’insieme che emerge dal mosaico di tutte queste riprese, regala una vista mozzafiato di Vesta, con un panorama  dominato da una montagna gigantesca, alta oltre 25 chilometri e da lunghe creste rocciose allineate all’equatore.

“Le informazioni che stiamo ricevendo sulla mineralogia ci dice che Vesta è un piccolo mondo, con una complessa storia geologica ed evolutiva, che VIR contribuisce a svelare” dice Maria Cristina De Sanctis dell’INAF-IASF di Roma, che guida il team italiano di VIR. “Le osservazioni di DAWN intorno a Vesta stanno fornendo nuove e approfondite conoscenze mineralogiche che ci aiuteranno a comporre il complesso scenario della storia di questo protopianeta testimone della formazione del nostro Sistema solare”.

DAWN continuerà ad orbitare intorno a Vesta fino a luglio 2012, poi riaccenderà i sui motori ionici e si dirigerà verso Cerere, il più grande fra gli asteroidi e ormai definito come pianeta nano, dove arriverà a febbraio del 2015 .

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