TEST DI 6 RADIOTELESCOPI PER UNA RADIOSORGENTE

Aspettando SKA

Test strumentale ma anche interessante osservazione scientifica: 2 motivi per usare in contemporanea 6 radiotelescopi. La prova, riuscita con successo su entrambi i fronti, è stata fatta fra Australia e Nuova Zelanda ed è un piccolo assaggio dei grandi risultati che si potranno ottenere con il progetto SKA.

     08/07/2011

Si chiama SKA: qualcuno associa a questo nome un genere musicale particolarmente ritmato, nel nostro caso si tratta invece dell’acronimo di Square Kilometre Array, quello che sarà il più grande radiotelescopio al mondo. Niente musica per le sue grandi orecchie ma onde radio emesse da lontane sorgenti del nostro universo. SKA non sarà un singolo strumento, ma l’insieme di migliaia di antenne a disco che formeranno una enorme spirale del raggio di 3000 Km: tanti radiotelescopi che funzioneranno come un unico, grande e potentissimo, rilevatore di onde.

A garantire che gli strumenti operino in modo sincronizzato e che lo scambio di input avvenga in tempo reale, dovrà esserci una rete di fibre ottiche in grado di permettere il flusso di enormi quantità di dati. È proprio per testare l’efficienza dei collegamenti fra antenne che si trovano a migliaia di chilometri fra loro che, il 29 giugno scorso, sono stati usati in contemporanea 6 radiotelescopi, distribuiti fra Australia a Nuova Zelanda, per osservare un quasar a oltre 7 miliardi di anni luce di distanza.  Gli strumenti coinvolti sono ASKAP, tre telescopi CSIRO, uno dell’Università della Tasmania e uno della Auckland Universiy of Technology: il primo e l’ultimo distano fra loro 5500 Km! L’esperimento è ben riuscito: il gruppo di antenne è stato coordinato via internet dal centro di controllo di Sidney.

Dal punto di vista tecnologico quindi, è stato ottenuto un incoraggiante via libera per procedere con l’ambizioso progetto SKA la cui costruzione dovrebbe iniziare nel 2016, le prime osservazioni nel 2019 e la piena operatività a partire dal 2024.

Dal punto di vista scientifico, questo esperimento ha permesso l’osservazione di un oggetto molto interessante, il quasar PKS 0637-752, il nucleo di una galassia che emette onde radio attraverso una sorta di getto che, a intervalli regolari è più brillante, assumendo un aspetto che ricorda un filo di perle. Gli astronomi ritengono che ciò possa essere dovuto alla presenza, nel quasar, di due buchi neri in orbita l’uno intorno all’altro, uno dei quali “costringe” periodicamente l’altro a produrre una vampata di radiazione radio. Per capire quale dettaglio è stato raggiunto in questa osservazione, si può immaginare di essere riusciti a distinguere una monetina alla distanza di 1000 Km.

Il duplice successo di questo esperimento, quindi, è solo un assaggio dei risultati che si potranno ottenere con SKA che, per fare un altro paragone, sarà talmente sensibile che potrebbe distinguere i segnali di un radar da aeroporto anche da una distanza di 50 anni luce!