Se la superficie della Terra non è butterata di crateri da impatto come la Luna non è per grazia ricevuta. È l’atmosfera il nostro scudo spaziale contro l’incessante bombardamento che proviene dallo spazio. Possiamo dormire sonni tranquilli, sapendo che la maggior parte dei meteoroidi che entrano in rotta di collisione con il nostro pianeta si disintegrano o si frammentano prima di toccare il suolo. Solo i “sassi” più duri e resistenti, quelli fatti di ferro e nickel, resistono all’interazione con l’atmosfera e si schiantano come palle di cannone. Capita di rado, per fortuna. Ma un pò più spesso di quanto finora si pensasse.
Così almeno suggeriscono nuove perlustrazioni effettuate intorno al cratere Kamil, in Egitto, una voragine nel deserto del Sahara di 45 metri di diametro, profonda 15, grande abbastanza per ospitare le fondamenta di un palazzo. Individuato per la prima volta nel 2008 tramite Google Earth, Kamil è diventato un caso più unico che raro: perché è recente (ha meno di 5mila anni), perfettamente conservato e, unico nel suo genere sulla Terra, mostra un’evidente raggiera di ejecta, materiali espulsi nell’impatto. La cosa più sorprendente, però, è che il cratere è stato scavato da un piccolo meteoroide, un metro e mezzo di diametro per 9 tonnellate di peso (prima di entrare in atmosfera ne pesava tra le 20 e le 40).
“Dopo la prima spedizione, in cui abbiamo raccolto più 1,7 tonnellate frammenti meteoritici, tra cui un blocco unico di 83 chili, siamo tornati di nuovo sul posto. Abbiamo perlustrato tutta la regione circostante. Nel raggio di svariati chilometri quadrati non abbiamo trovato che schegge di varie dimensioni prodotte dall’esplosione del corpo cosmico al momento dell’impatto al suolo. La conclusione è stata che un meteorite compatto, di piccola taglia, composto circa dall’80% di ferro e dal 20% di nichel, ha fatto tutto il lavoro”, spiega Mario Di Martino, astronomo dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Torino, tra gli autori della ricerca su Geology che ha conquistato la del numero di febbraio della rivista. “Il caso di Kamil ci spinge a ritenere, che contrariamente ai modelli attuali, anche oggetti di piccole dimensioni possono attraversare indenni l’atmosfera”.
Gli studi finora condotti (sul limitato numero di crateri da impatto presenti sulla Terra, 176 in tutto) indicano che solo gli oggetti più pesanti di 3mila tonnellate non si frammentano, mentre gli altri si frantumano nel passaggio in atmosfera e formano crateri multipli. Un caso non fa legge, si potrà obiettare. Ma anche un altro cratere solitario nello stato di Alberta, in Canada, provocato da un piccolo meteoroide e scoperto recentemente, fa il paio con il caso di Kamil. Tanto da spingere gli autori a stimare che la proporzione di oggetti metallici che “sopravvivono” all’attraversamento dell’atmosfera sale da un quarto a un terzo.
Questo significa che da oggi in poi i corpi cosmici metallici diventano un pericolo per gli abitanti della Terra? “Il rischio dell’impatto di uno di questi oggetti è, e tale rimane, prossimo allo zero. Statisticamente ridicolo. La dimostrazione più convincente? I giornali non parlano mai di persone, case o automobili colpite da un meteorite!”, dice Giovanni Valsecchi, astronomo dell’INAF-IASF di Roma. “Semplicemente, perché è estremamente improbabile che succeda. Molto più facile camminare per strada ed esser centrati da una tegola sulla testa. Dei pochi meteoriti che arrivano a Terra non ci accorgiamo neanche, perché finiscono quasi sempre in mare o posti disabitati”.