È UN SUPER TELESCOPIO PER I RAGGI GAMMA

Lst, 400 metri quadrati alle Canarie

Dopo “Astri”, il primo prototipo Inaf dei telescopi “Sst” che costituiranno parte del futuro osservatorio in raggi gamma, si inaugura oggi il primo prototipo dei telescopi “Lst”

     10/10/2018

Il prototipo del telescopio Lst-1 inaugurato oggi sulle Isole Canarie. Crediti: Daniel López / Iac

Il suo specchio parabolico da 23 metri di diametro è pronto per essere puntato al cielo, alla ricerca delle sorgenti cosmiche più energetiche che si conoscano, dagli oltre duemila metri di quota dell’Osservatorio del Roque de los Muchachos, sull’isola di La Palma, nell’arcipelago delle Canarie. Il suo nome è Lst-1 ed è il prototipo dei Large-Sized Telescope, ovvero i telescopi di “taglia grande” che costituiranno parte del futuro osservatorio Cta, il Cherenkov Telescope Array, l’ambiziosa infrastruttura di oltre cento telescopi da installare in Cile e alle Canarie che, una volta realizzata, sarà il più potente e sensibile osservatorio per i raggi gamma di origine cosmica mai costruito. Lst-1 è il primo dei quattro telescopi di queste dimensioni che saranno installati nel sito nord di Cta, ai quali si affiancheranno 15 telescopi Mst, ovvero quelli di medie dimensioni. Un altro gruppo di telescopi verrà installato nel sito sud di Cta, che sorgerà sulle Ande Cilene. Tra essi, ci saranno quelli di piccola taglia, gli Sst, il cui prototipo è stato inaugurato quattro anni fa sulla stazione osservativa di Serra La Nave sull’Etna, gestita dall’Osservatorio Astrofisico di Catania dell’Inaf.

La partecipazione italiana al progetto Cta nel suo insieme vede un forte coinvolgimento, con più di 200 unità di personale distribuite in varie sedi territoriali dell’Inaf, dell’Infn (che partecipa alla progettazione e gestione di Lst) e delle connesse università e  vede il coinvolgimento di varie aziende. L’Inaf pianifica di contribuire alla schiera di telescopi che andranno nel sito Sud, ovvero presso l’area dell’Osservatorio Eso del Paranal in Cile, con 30 repliche del prototipo di Sst, realizzato nell’ambito del progetto bandiera Astri finanziato dal Miur. Sempre l’Istituto nazionale di astrofisica ospita a Bologna, in una delle sue strutture di ricerca, il Quartier Generale della collaborazione internazionale, che sotto la guida del Miur sta evolvendo in un Eric.

Filippo Maria Zerbi

Su questo ambizioso progetto scientifico internazionale Media Inaf ha rivolto alcune domande al Direttore scientifico dell’Inaf, Filippo Maria Zerbi.

L’inaugurazione del prototipo di Lst segna un nuovo passo avanti in questo ambizioso progetto. A che punto siamo?

«Il prototipo di Lst segue di alcuni anni la realizzazione da parte di Inaf del prototipo di Sst “Astri” presso l’Osservatorio di Serra la Nave in Sicilia, unico sino ad oggi installato in un sito osservativo, ed alcuni altri installati a scopo dimostrativo nei pressi di università ed Istituti Europei. La peculiarità del prototipo di Lst è quella di essere installato presso il sito prescelto per l’installazione di Cta nord, a la Palma, Canarie, Spagna. Lst inaugura una seconda fase di pre-costruzione che vedrà prossimamente un prototipo di Mst costruito sempre a la Palma e soprattutto l’installazione del Mini-Array di telescopi Sst-Astri presso il sito Cta-Sud nei pressi di Cerro Paranal nel deserto di Atacama in Cile».

Lst si affiancherà a Sst, il prototipo di telescopio di piccola dimensione sempre per Cta che è Made in Inaf e già operativo da alcuni anni sull’Etna. L’Inaf è in prima linea anche su questo ambizioso progetto. In che modo?

«Appunto. Il prototipo di Sst-Astri presso Serra La Nave ha consentito di validare le tecnologie italiane sviluppate presso Inaf e di preparare il dispiegamento del MIni-Array nel deserto di Atacama. Il Mini-Array, relizzato in collaborazione con la Università di Sao Paulo in Brasile, la Universidad de Atacama in Cile e la North Western University in Sud Africa, svolgerà programmi scientifici prodromici al Cta oltre a consentire un raffinamento delle tecnologie e dei meccanismi di controllo»

L’astronomia del futuro sta puntando su alcune mastodontiche infrastrutture che vedranno la luce nei prossimi anni. Tra queste c’è Cta. Quale sarà a suo parere l’impatto di esse quando entreranno in funzione e quale ruolo potrà giocare l’Italia?

«L’Italia in generale e Inaf in particolare sono fortemente coinvolte sul piano scientifico, tecnologico e gestionale nelle tre grandi infrastrutture per l’astrofisica del futuro: l’ Extremely Large telescope (Elt) a lunghezze d’onda ottiche ed infrarosse, lo Square Kilometer Array (Ska) per le frequenze radio e, appunto, il Cherenkov Telescope Array (Cta) per le alte e altissime energie. L’operazione simultanea di queste infrastrutture, ipotizzabile a partire dal 2025, cambierà completamente lo scenario osservativo e le nostre conoscenze dell’universo profondo. Inaf si prepara a essere protagonista in questa era futura».