POTREBBE ENTRARE A FAR PARTE DELLA RETE DSN

SRT pronto a nuove sfide

Delegazione NASA e ASI in visita all'antenna. Grazie alla sua sensibilità, oltre ai suoi compiti scientifici potrebbe essere usata per monitorare oggetti potenzialmente pericolosi (asteroidi, meteore, comete e spazzatura spaziale) e per le attività di ricezione dei segnali delle sonde interplanetarie

     15/01/2016

Nei giorni in cui si aprono le porte ai primi progetti osservativi scientifici con la chiusura della Call for Proposal del programma di Early Science, il Sardinia Radio Telescope (SRT) si conferma un’antenna dalle grandi potenzialità internazionali.

Si è appena conclusa, infatti, la visita ufficiale a Cagliari di Keyur Patel, Direttore dell’Interplanetary Network Directorate del NASA Jet Propulsion Laboratory (JPL) e Project Manager della sonda Dawn.

Dopo un incontro ufficiale con il presidente dell’INAF, Nichi D’Amico, e il presidente dell’ASI, Roberto Battiston, Patel, accompagnato da Alaudin Bhanji e Pete Hames (sempre JPL) e dal Responsabile Scientifico dell’ASI Enrico Flamini si è recato negli scorsi giorni a Cagliari per effettuare una visita presso il Sardinia Radio Telescope e presso i nuovissimi laboratori di sviluppo tecnologico presenti nel nuovo quartier generale dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Cagliari.

Alaudin Bhanji , Enrico Flamini, Pete Hames e Keyur Patel durante la visita al Serdinia Radio Telescope

Alaudin Bhanji , Enrico Flamini, Pete Hames e Keyur Patel durante la visita al Sardinia Radio Telescope

Lo scopo della visita era – come spiega lo stesso Patel – «una verifica tecnica sul potenziale utilizzo di SRT nelle telecomunicazioni spaziali e, in particolare, nella ricezione (quello che viene chiamato downlink) di informazioni da sonde interplanetarie, soprattutto in vista delle future missioni spaziale previste su Marte a partire dal 2020».

SRT potrebbe dunque entrare a far parte della rete DSN (Deep Space Network), anche in ragione della semplicità di tale operazione: «Un conto – dice Patel – è costruire una nuova antenna, come stanno facendo in Corea, un altro è averne una già pronta, disponibile apportando poche modifiche, e pure di grandi dimensioni come SRT».

L’entrata in gioco dell’agenzia americana nelle osservazioni di SRT potrebbe essere quasi “indolore” dal punto di vista gestionale. Nel caso in cui l’accordo tra gli enti andasse in porto, è infatti più che probabile che JPL vada a sfruttare parte di quel 20% di tempo osservativo già garantito all’ASI da un accordo con INAF. Parte di questa percentuale di tempo di utilizzo dell’antennna potrebbe venir sfruttata dall’ASI per monitorare corpi celesti vicini anche potenzialmente pericolosi per la Terra, come asteroidi, meteore, comete e spazzatura spaziale, in un’ottica strategica di sicurezza planetaria. Un’altra frazione significativa di tempo potrebbe invece essere sfruttata per le attività di ricezione dei segnali delle sonde interplanetarie. L’ASI è già il partner principale del JPL nel campo dell’esplorazione del Sistema solare con sonde robotiche, collaborazione che potrebbe venir dunque rafforzata dall’ingresso di SRT nella rete DSN. Un settore in cui già nel mese di novembre SRT aveva mostrato le sue potenzialità, intercettando un debole segnale proveniente dalla sonda Rosetta.

«L’antenna sarda può diventare di fondamentale importanza, sia per le sue dimensioni, sia per la qualità della sua ricezione, nell’incrementare la quantità e qualità dei dati delle future missioni spaziali. E da project manager della sonda Cassini», dice Enrico Flamini, «se riuscissimo a intercettare l’ultima parte di vita della sonda Cassini, sarei davvero un uomo felice».