ASTRONOMI AMERICANI IN SCACCO PER MESI

INTEGRAL asteroide a sua insaputa

Roccia vagante? Detrito spaziale di grandi dimensioni? Niente di tutto ciò: WJ2B5AC altro non è che il telescopio ESA per raggi gamma. Pietro Ubertini (INAF): «Curioso che non si siano accorti che, se mai si fosse trattato davvero d’un asteroide, sarebbe dovuto cadere sulla Terra nel 2029!»

     16/12/2015
Pietro Ubertini e alcune scienziate del team di INTEGRAL accanto a un modello dell' "asteroide"

Pietro Ubertini e alcune scienziate del team di INTEGRAL accanto a un modello dell’inconsapevole “asteroide”

Gli avevano già trovato pure il nome: WJ2B5AC. Mancava giusto un dettaglio: capire che diavolo d’oggetto fosse. Sin dai primi avvistamenti – parliamo del giugno scorso – i cacciatori d’asteroidi della Catalina Sky Survey qualche perplessità circa la sua reale natura la nutrivano, come emerge dagli scambi d’email ancora disponibili in rete. Il tracciato ricordava quello del telescopio spaziale per raggi gamma INTEGRAL dell’Agenzia Spaziale Europea, ma il periodo orbitale era significativamente minore: 3831 minuti invece dei 4310 del satellite ESA. E allora via con ipotesi e speculazioni: possibile che il satellite stia perdendo pezzi? E se invece si trattasse d’un oggetto ancora sconosciuto? Una pietra vagante? Un nuovo asteroide?

«INTEGRAL ne ha viste di tutti i colori. Lanciato nel 2002 da Baikonur con un Proton», ricorda il responsabile italiano della missione, Pietro Ubertini, direttore dell’INAF IAPS di Roma e Principal Investigator del telescopio gamma IBIS, «è stato messo in orbita con precisione chirurgica a una distanza massima dalla Terra di 153.000 km: da lassù la Luna si vede molto grande e la Terra molto piccola. Ma quello che è successo qualche giorno fa, dopo oltre 13 anni di grandi successi scientifici, non se lo sarebbe mai aspettato: è stato scambiato per un asteroide, dopo che la sua orbita era stata modificata, lo scorso gennaio, per farlo rientrare sulla Terra in modo sicuro nel 2029».

E galeotta è stata proprio la variazione dell’orbita. Come racconta un’accurata ricostruzione (con tanto di scambi d’email) di Jonathan McDowell, dello Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, a trarre in inganno gli astronomi della Catalina Sky Survey è stata la mancata registrazione, in alcuni database, del two-line element set che descriveva il nuovo percorso del satellite. «I’ve no real idea as to what this object is», non ho la più pallida idea di che cosa possa essere, scriveva nemmeno un mese fa McDowell dopo aver escluso che potesse trattarsi di Chandra, di OGO-1 (il primo degli Orbiting Geophysical Observatory, del quale si sono perse le tracce dal 1964) e naturalmente – complice il database non aggiornato – di INTEGRAL o parti di esso.

È solo dopo essersi ricordato dell’intenzione di ESA di abbassare, a inizio 2015, l’orbita di INTEGRAL che McDowell ha fatto due più due. La dimensione dell’oggetto non identificato, assumendo un’albedo attorno al 10 percento, risultava circa una decina di metri, dunque compatibile con INTEGRAL. L’orbita pure, stando ai nuovi dati ESA. Dunque si doveva trattare d’un disallineamento fra gli archivi europei e quelli americani, come in effetti è risultato essere.

Nel frattempo INTEGRAL, inconsapevole d’essere diventato un asteroide, ha continuato a comportarsi da instancabile osservatorio per raggi gamma, collezionando risultati spettacolari. Come questo di cui scrivevamo giusto il mese scorso su Media INAF: «Recentemente, dopo un sonnellino durato 26 anni», dice Ubertini, «il buco nero chiamato V404 Cygni si è svegliato e il 15 giugno ha ripreso la sua attività parossistica di emissione nei raggi X e Gamma. E INTEGRAL è entrato immediatamente in azione, studiandone il comportamento per varie settimane. Questo buco nero, dopo una lunga pausa, ha iniziato a strappare enormi pezzi di materia a una stellina identica al nostro Sole, che ha la sfortuna di essere in orbita a poca distanza da lui. Per vari giorni è stato la sorgente di alta energia più brillante in cielo».

Ma l’aspetto più curioso è che, mentre INTEGRAL osservava il buco nero e gli astronomi della Catalina Sky Survey osservavano quello che non sapevano fosse INTEGRAL, questi ultimi non abbiano fatto cenno al destino che attendeva la “roccia vagante”. «L’orbita di INTEGRAL è stata cambiata a gennaio di quest’anno per poterlo far rientrare sulla Terra, secondo le nuove norme internazionali», spiega Ubertini. «Ora, se è vero che lo consideravano per errore un asteroide, avrebbero dovuto capire che sarebbe caduto sulla Terra nel 2029…».

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