MISSIONE STARDUST

Grani di polvere riscrivono l’origine delle comete

Sorpresa dalle analisi di Wild-2. Contiene composti che si sono formati nel sistema solare interno, 1 milione e 700 mila anni dopo la nascita dei primi corpi. Queste particelle hanno poi viaggiato nello spazio profondo per centinaia di milioni di chilometri

     26/02/2010

A lungo si è creduto che le comete si siano assemblate ai confini del Sistema Solare, miliardi di anni or sono, dal mix di residui della condensazione della nebulosa da cui si formò il nostro pianeta e i suoi  sette fratelli. Ma ora le analisi della polvere di cometa raccolta dalla sonda NASA Stardust su Wild-2 disegnano un quadro nuovo e inaspettatamente diverso. Le “palle di ghiaccio sporco”, come spesso vengono descritti questi corpi che orbitano lontano, nella cosiddetta fascia di Kuiper, oltre Nettuno, contengono anche particelle più giovani, che si sono formate nel sistema solare interno, più di un milione e 700 mila anni dopo la nascita dei primi corpi solidi del sistema solare. I granelli “abbrustoliti” al calore della nostra stella hanno poi viaggiato nello spazio profondo per oltre due milioni di anni, coprendo distanze di centinaia di milioni di chilometri, fino ad aggrumarsi negli ammassi di roccia e ghiaccio vaganti. A ricostruire, e riscrivere, la storia cronologica delle comete sono stati Jennifer Matzel, cosmochimica del Lawrence Livermore National Laboratory, in California, e colleghi sulla rivista statunitense Science. Gli studiosi hanno analizzato i campioni prelevati sulla cometa Wild-2 e paracadutati a Terra nel 2006 dentro una capsula di 46 chili. Tra le ceneri della cometa, ci sono particelle che portano la firma di processi avvenuti ad alte temperature.
Sono costituiti da silicati e ossidi simili ai composti dei meteoriti che sfrecciano vicino alla Terra. In particolare, la datazione del decadimento radioattivo dei composti di alluminio e magnesio ha permesso di stabilire l’età di questi granelli di polvere, collocandoli  sulla linea del tempo più avanti rispetto alla formazione primordiale del sistema solare, iniziata circa 4 miliardi e mezzo di anni fa.

Il gruppo statunitense porta così un passo più avanti lo studio dei preziossisimi frammenti dell’Universo remoto, oculatamente  spartiti dalla NASA fra i migliori centri di ricerca del mondo, tra cui l’INAF, la cui missione è far luce sugli enigmi imprigionati nella suggestiva scia delle comete.