Dodici giorni fa, giovedì 4 dicembre 2025, era un giorno come un altro. Nelle sale di controllo della Nasa, all’ordine del giorno comparivano solo operazioni di routine, fra cui un passaggio della sonda Maven dietro Marte. Uno dei tanti eseguiti negli ultimi undici anni, da quando la sonda si è inserita in orbita attorno al Pianeta rosso. Prima di interrompere le comunicazioni radio tutto funzionava bene, secondo l’analisi dei dati telemetrici inviati a terra. Al termine del passaggio, però, la sonda non si è più messa in contatto con gli operatori della Nasa. Solo un segnale radio acquisito due giorni dopo, il 6 dicembre, mostrerebbe che Maven stava ruotando in modo anomalo dopo essere riemersa da dietro Marte. Non solo: la frequenza del segnale di tracciamento suggerirebbe che la sua traiettoria orbitale potrebbe essere cambiata. Da allora, il silenzio.
Maven, che sta per Mars Atmosphere and Volatile Evolution, è una missione della Nasa concepita per studiare l’alta atmosfera di Marte, al fine di capire i processi che stanno portando alla perdita di atmosfera del pianeta e che potrebbero essere responsabili dei cambiamenti climatici degli ultimi quattro miliardi di anni. Costruita dall’azienda Lockheed Martin e controllata in volo dal Jet Propulsion Laboratory della Nasa, Maven è partita verso Marte il 18 novembre 2013, per inserirsi in orbita attorno al pianeta quasi un anno dopo, il 21 settembre 2014. La missione nominale doveva durare un anno terrestre, fino a ottobre 2015, ma la sonda portava abbastanza carburante da consentire un’estensione – fatti i dovuti aggiustamenti orbitali. L’ultimo dall’11 febbraio al 5 aprile 2019, in cui una campagna di “aerobraking” ha portato la sonda su un’orbita più stretta attorno a Marte, garantendo anche una maggiore capacità di fungere da ripetitore di telecomunicazioni per le missioni di superficie. Durante questa manovra, l’altitudine del periasse di Maven è stata abbassata da 151 km a 132 km e l’altitudine dell’apoasse è scesa da circa 6.050 km a 4.570 km. Da allora, Maven orbita intorno a Marte 6,6 volte ogni giorno terrestre (rispetto alle precedenti 5,3 orbite al giorno).
Il 4 dicembre scorso, quando Maven si è spostata dietro Marte, le comunicazioni con il Deep Space Network (Dsn) si sono interrotte come previsto, ma il team non è riuscito a ristabilire il collegamento radio quando l’orbiter è riapparso dall’ombra del pianeta. È stato quindi dichiarato subito uno stato di emergenza del veicolo spaziale e sono state avviate sessioni continue di ascolto e comando tramite il Dsn nel tentativo di ristabilire almeno il segnale portante dall’orbiter. Segnale giunto due giorni dopo, il 6 dicembre, quando il team ha recuperato un breve frammento di dati di tracciamento nell’ambito di una campagna radio, e che come dicevamo non portava notizie incoraggianti. Nei dieci giorni che sono seguiti, il team di operazioni al Jpl ha lavorato incessantemente per cercare di capire cosa sia successo e ristabilire un contatto con la sonda. Finora senza successo. Non solo per evitare di perdere la missione, ma anche perché, come dicevamo, le ripercussioni di un’eventuale perdita ricadrebbero anche sui rover di superficie Curiosity e Perseverance. Sono attualmente quattro gli orbiter su Marte, tra cui Maven, incaricati di trasmettere le comunicazioni da e verso la superficie per supportare le operazioni dei rover. Gli altri tre, tutti operativi, sono il Mars Reconnaissance Orbiter della Nasa, il Mars Odyssey e l’ExoMars Trace Gas Orbiter dell’Esa. Per le prossime due settimane di operazioni di superficie programmate, la Nasa sta organizzando passaggi straordinari degli altri tre orbiter e, contemporaneamente, i team di Perseverance e Curiosity hanno modificato le loro attività di pianificazione quotidiana per proseguire le loro missioni scientifiche.







