Accostarsi a un libro particolare come questo richiede implicitamente al lettore la disponibilità a un lavoro di pulizia interiore: quello di lasciar cadere le immagini e le aspettative di come debba essere un libro che parla dei fenomeni più esotici (e affascinanti) del cosmo – quali buchi neri, tunnel spaziotemporali, stringhe cosmiche e così via – per lasciarsi condurre dagli autori per sentieri nuovi e affascinanti.
Aprendo Il lato curvo dell’universo, infatti, non si entra appena in un saggio astronomico con delle belle illustrazioni, ma si sprofonda in una vera e propria fusione di linguaggi. Kip Thorne (Nobel per la Fisica 2017) fornisce il contenuto scientifico di frontiera: la teoria della relatività, i buchi neri, i wormhole, l’energia oscura. Lia Halloran (artista) rende emozionante l’interpretazione visiva di questi concetti astratti attraverso stampe fotografiche, disegni a inchiostro e acquerelli che ricordano le tavole anatomiche o i quaderni di schizzi scientifici del passato (la mente può correre perfino a quelli di Leonardo da Vinci). Kip sceglie di scrivere quasi in poesia, elevando così l’astrofisica oltre il mero dato tecnico e puntando piuttosto a veicolare, in primo luogo, l’irresistibile fascino dell’indagine cosmologica. Il suo testo – nella traduzione in italiano di Daniele Didero – è infatti in versi liberi, graficamente immersi nelle stupende tavole a colori disegnate da Lia. È una scelta che può lasciare inizialmente perplessi, ma i dubbi si sciolgono dopo poche pagine, poiché questa peculiare strategia comunicativa riesce davvero a suscitare meraviglia e stupore, connettendo il lettore alla dimensione emotiva del cosmo.
Il processo di creazione del libro è stato caratterizzato dalla piena collaborazione tra i due autori, con versi e disegni a ispirarsi reciprocamente. Questo è ben percepito dal lettore, che avverte limpidamente la distanza di quest’opera dalle tante altre di taglio divulgativo – spesso anche molto valide – dove le illustrazioni sono però “aggiunte” al testo senza che davvero vivano con la parola scritta.
Il viaggio, che si snoda lungo diversi capitoli tematici, prende il via dalla descrizione dei buchi neri, per poi passare alla ricerca – concreta anche se di sapore quasi fantascientifico – sui wormhole e sull’ipotesi delle macchine del tempo. Ampia parte è poi dedicata alle onde gravitazionali, di cui si esplora la natura, la storia del loro rilevamento e le emozionanti prospettive future (con i progetti prossimi come Lisa e quelli più futuristici tipo il Big Bang Observer, ipotizzato per la metà del nostro secolo).
“C’è ancora così tanto che noi umani / non comprendiamo / sulle leggi fisiche / che governano il nostro universo” avverte Kip a un certo punto. Questa ampia parte di non conosciuto è attraversata in positivo in tutto il volume, come un campo potenziale di nuove scoperte, come terra feconda e aperta per i sogni, perché comprendere il nostro universo ci aiuta – così sembrano suggerire gli autori – a sentirci più a casa in esso.
Particolarmente affascinante risulta la descrizione dall’interno del progetto Ligo, che Kip ha contribuito a fondare nel lontano 1984: progetto che poi è stato, come sappiamo, coprotagonista nella prima rilevazione delle onde gravitazionali, avvenuta nel settembre 2015. Leggendo il testo, ammirando i disegni, si comprende quanto una grande impresa scientifica come questa possa nascere e crescere soltanto dalla umanità condivisa di un larghissimo numero di persone: ricercatori e tecnici che accettano di coltivare un sogno audace, di lavorare anche molti anni prima di poterlo sperare realizzato, di affrontare imprevisti e difficoltà operative lungo un percorso necessariamente lungo e articolato.
La parte conclusiva del volume recupera, infine, anche le informazioni più tecniche che un lettore attento potrebbe comunque desiderare, per mezzo di un conciso ma efficace glossario e una puntuale bibliografia che indica articoli specialistici e libri pubblicati. Utili per approfondire, sotto diversi aspetti, il viaggio affascinante compiuto in queste pagine.
Nel complesso, un lavoro riuscito di alta divulgazione, che sperimenta anche con modalità espressive ancora poco percorse, al fine di offrire al lettore non solo concetti e spiegazioni di questo affascinante campo di ricerca (che pure ci sono), ma soprattutto l’emozione e perfino – palpabile in alcuni versi – la gioia di partecipare a questa opera comune, che è poi l’indagine stessa del nostro cielo.
Specificano gli autori che il libro nasce da tredici anni di lavoro. Considerando l’equilibrio raggiunto tra testo e immagini, tra emozione e informazione, tra suggestione e dato tecnico, si può ben concedere che ne sia valsa la pena.







