Una tempesta geomagnetica molto intensa (classe G4 su una scala che va da G1 a G5) è attualmente in corso e splendide aurore sono già state fotografate da stati degli Usa molto a sud quali la Florida, il Texas, l’Arizona e l’Alabama. Non è però da escludere che si verifichino altre aurore visibili anche dalle nostre parti la notte prossima, com’è già accaduto la notte scorsa. Ma vediamo di ricostruire con ordine cos’è successo.

Sequenza di magnetogrammi acquisiti dallo strumento Hmi a bordo della sonda Sdo della Nasa. I magnetogrammi mostrano la distribuzione dei campi magnetici fotosferici nei giorni del 4 (sinistra), 7 (centro) e 10 (destra) novembre. Visibile nell’emisfero nord è la regione 4274 con la peculiare distribuzione dei campi magnetici descritta. Crediti: Nasa
Tutto ha avuto inizio tra il 3 ed il 7 novembre, quando con la rotazione solare è apparso nell’emisfero nord del Sole un nuovo gruppo di macchie solari classificato come regione attiva numero 14274. Questa regione ha mostrato nei primi giorni di novembre un fenomeno molto raro (si vedano i magnetogrammi in figura acquisiti dalla sonda Sdo della Nasa): l’emersione di una seconda macchia solare con la stessa polarità magnetica di quella adiacente, una configurazione che viola le leggi di Hale delle macchie solari. In questa fase del ciclo solare, infatti. tutte le macchie dell’emisfero nord del Sole dovrebbero avere polarità positiva rivolta verso ovest (a destra nelle immagini) e negativa verso est (a sinistra). Questa macchia, invece, aveva due macchie con polarità positiva a nord immerse in un “mare” di polarità negativa a sud: una configurazione molto particolare che ha subito destato l’interesse di tutti gli osservatori. Configurazioni magnetiche particolari di questo tipo sono molto più probabilmente responsabili di intense eruzioni solari.
E in effetti questo è ciò che è avvenuto: a partire dal 9 novembre questa regione è stata sorgente di ben tre brillamenti di classe X associati tutti a eruzioni solari (le famose “espulsioni coronali di massa” o Cme – coronal mass ejections) dirette verso Terra. In particolare, il primo brillamento di classe X1.8 è avvenuto alle ore 07:35 Ut del 09/11/2025, seguito dal secondo brillamento X1.2 alle ore 09:19 del 10 novembre e, infine, dal terzo brillamento X5.2 alle ore 10:04 dell’11 novembre. L’intensificarsi dei tre brillamenti in sequenza è anche corrisposto a fasci di particelle energetiche sempre più intensi che hanno colpito tutti i rivelatori dei satelliti come Soho (vedi il filmato qui sopra) e altri impegnati nel monitoraggio quotidiano del Sole, fino all’evento dell’11 novembre, che ha generato il caratteristico “effetto neve” nelle immagini dei coronografi, dovuto all’arrivo dei protoni ad alta energia. Nel frattempo, dal Sole si sono propagate tre Cme in sequenza, ognuna più veloce della precedente.
I modelli previsionali della Nasa (e in particolare il modello Enlil) sono stati aggiornati più volte per stare dietro all’evolversi della situazione. L’ultimo run del modello Enlil (si veda il filmato qui sopra) prevedeva l’arrivo nella notte tra l’11 e il 12 novembre delle prime due eruzioni lanciate il 9 e il 10 novembre, che nella loro propagazione si sono sovrapposte (un fenomeno denominato “cannibalismo tra Cme”) amplificandosi a vicenda. I dati della sonda Ace hanno in effetti mostrato già alla mezzanotte appena trascorsa l’arrivo di un’intensa componente Bz negativa del campo magnetico interplanetario, una delle cause principali delle tempeste geomagnetiche. Queste componenti del campo interplanetario sono infatti in grado di “aprire” il campo magnetico della nostra magnetosfera, erodendo gli strati più esterni che ci proteggono dal flusso di plasma solare, e permettendo l’ingresso di particelle ad alta energia.
La tempesta geomagnetica ha quindi avuto inizio col tipico picco positivo dell’indice geomagnetico denominato “indice Dst”, seguito da un crollo a valori negativi fino a -238 nT alle ore 5 Ut di questa mattina, come rilevato dall’Osservatorio geomagnetico di Kyoto. La tempesta geomagnetica è stata prontamente rilevata anche dal magnetometro dell’Inaf in funzione presso l’Osservatorio astrofisico di Torino, installato nell’ambito del progetto Swelto, che rende disponibili ogni ora i dati acquisiti in tempo reale. Dati che mostrano un picco positivo alle ore 01 Ut, seguito poi da un crollo dell’indice Dst fino a -142 nT alle ore 04 Ut, e dalla fase di recupero attualmente in corso, come mostrato dalle figure qui sotto.

In alto, l’evoluzione delle tre componenti XYZ e della componente orizzontale H del campo geomagnetico misurate dal magnetometro del progetto Swelto presso l’Inaf di Torino. In basso, la corrispondente evoluzione dell’indice Dst locale misurato con lo stesso magnetometro. Crediti: Inaf/Swelto
Non è però finita qui. Infatti, la terza eruzione associata al brillamento più intenso di ieri mattina è ancora in viaggio verso la Terra, e – sempre secondo il modello Enlil – potrebbe arrivare attorno alle nove ora italiana (20 Ut) di questa sera, mercoledì 12 novembre. Essendo la magnetosfera già in una condizione perturbata, questo ulteriore “colpo” potrebbe indurre la formazione di altre aurore, che sono già adesso in corso ma non sono visibili da noi per le basse latitudini e – ovviamente – perché è giorno. Non è da escludere quindi che la tempesta geomagnetica che è già in corso, ma ha già iniziato la fase di recupero che durerà tutto il resto della giornata, possa “riprendersi” questa sera generando altre aurore potenzialmente visibili anche dalle nostre parti, anche se per avere l’assoluta certezza ci vorrebbe la sfera di cristallo.
Il suggerimento è di tenere sott’occhio l’evoluzione dell’indice Dst sui siti sopra forniti, e se questa sera dovesse essere ancora negativo, sotto almeno -100 nT, attrezzarsi con macchina fotografica e cavalletto e dirigersi verso la zona buia più vicina. Per osservare le aurore dalle nostre latitudini bisogna non solo trovare una zona buia, ma anche guardare verso nord e vicino all’orizzonte, quindi è necessaria una postazione che offra un orizzonte basso e l’assenza di grandi città o sorgenti di inquinamento luminoso verso nord. Il periodo migliore potrebbe essere prima del sorgere della Luna, che oggi sorgerà verso la mezzanotte – Luna che comunque non è molto luminosa, essendo all’ultimo quarto. Buona osservazione!






