Lo spazio, vuoi scientifico, vuoi tecnologico, è da sempre un mondo a forte maggioranza maschile. Per trovare un loro posto le donne hanno dovuto fare una lunga strada in salita, lottando contro pregiudizi di ogni tipo. A ben guardare, il contributo femminile non è mai mancato alle missioni spaziali, ma le donne stavano nelle retrovie, erano Hidden figures (figure nascoste) portate alla ribalta mezzo secolo dopo i fatti da un libro diventato un film di grandissimo successo, che in Italia conosciamo come Il diritto di contare. Piano piano, qualche donna è entrata nel mondo degli astronauti e delle sale di controllo. Erano poche e, pur molto determinate, si sentivano isolate e spesso fuori posto. Diversi dei colleghi che si preparavano ad andare nello spazio insieme a Sally Ride pensavano che le donne non meritassero di diventare astronauti perché non avevano corso gli stessi pericoli dei candidati maschi che si erano formati come piloti durante la guerra di Korea o del Vietnam. Nelle sale di controllo la situazione non era molto diversa, come dimostra una famosa foto della platea di tecnici nella sala di controllo di Cape Canaveral dove si nota una sola donna: JoAnn Morgan, instrumentation controller di Apollo 11. Se essere l’unica donna in una squadra di uomini non deve essere stato facile, pensiamo che a Houston, durante le leggendarie missioni Apollo, le donne mancavano del tutto. Per fortuna, ora la situazione è molto diversa e vede la presenza di donne anche nei ranghi più alti. SpaceX è guidata da Gwynne Shotwell, un presenza rassicurante per schermare la società dalle intemperanze del proprietario, e molto spesso la voce del direttore di lancio è femminile.

Foto scattata all’interno della sala di controllo del Kennedy Space Center durante il lancio dell’Apollo 11. Si può intravedere JoAnn Morgan al centro della terza fila. Crediti: Nasa
Anche in orbita la situazione è migliorata e, di sicuro, i numeri delle astronaute continueranno a crescere. Lunedì 22 settembre abbiamo assistito ad uno storico sorpasso. La nuova classe di astronauti Nasa è formata da 6 donne e 4 uomini.
Tuttavia, i pregiudizi sono durissimi a morire e sono ben riassunti nella triade delle mancanze femminili: no talent, no temper, no time. Le signore non hanno il talento, il temperamento e nemmeno il tempo per poter fare questo tipo di carriera. È ora di sfatare questo luogo comune; tutti, uomini e donne, possono dare il loro contributo al progresso della scienza e della tecnologia. Amalia Ercoli Finzi, la prima donna laureata in ingegneria aeronautica in Italia, è la prova che lavorare nell’aerospazio non è una prerogativa maschile. Per costruire un mondo migliore c’è bisogno del talento di tutti, indipendentemente dal genere. Incrementare la presenza femminile nelle materie scientifiche (quelle che vanno sotto il nome di Stem per scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) è una delle priorità dell’agenda 2030 delle Nazioni Unite.

Il 22 settembre 2025 la Nasa ha annunciato i candidati astronauti per il 2025, sei donne e quattro uomini: Ben Bailey, Cameron Jones, Katherine Spies, Anna Menon, Erin Overcash, Adam Fuhrmann, Lauren Edgar, Yuri Kubo, Rebecca Lawler e Imelda Muller. Crediti: Nasa
Donne fra le stelle si vuole inserire tra le iniziative per promuovere una maggiore presenza femminile nel mondo delle scienze e delle tecnologie collegate allo spazio e lo vuole fare fornendo dei modelli di ruolo che possano essere di esempio e di ispirazione a chi sta cercando la propria strada in vista di una futura carriera.

Da sinistra: l’astrofisica Patrizia Caraveo e la ministra del Mur Anna Maria Bernini con una copia del volume “Donne fra le stelle”
L’associazione è nata nel 2020 in Calabria da un’idea di Dante Fortunato. Lo scopo è organizzare eventi per fare conoscere al pubblico le esperienze di scienziate, manager, imprenditrici e studentesse che si sono messe in gioco e hanno trovato il loro posto nel mondo della ricerca, dell’industria e della imprenditoria. Le loro storie dimostrano che è possibile raggiungere traguardi e concretizzare i propri sogni. Il libro Donne fra le stelle racconta l’esperienza vissuta al centro congressi di Abano Terme nell’aprile 2024, dove sul palco si sono alternate scienziate attive in vari campi della fisica e dell’astrofisica, insieme ad ingegnere, manager, imprenditrici, startupper e studentesse in un mix scelto con cura dal comitato scientifico della manifestazione, guidato da Annamaria Nassisi, manager in Thales Alenia Space. Il libro è nato per caso. Tra le persone invitate ad assistere al congresso c’era Marina Forlizzi, executive editor di Springer e amica di vecchia data. Rammaricandosi di non poter venire, Marina mi propose la pubblicazione degli atti del congresso per il nuovo programma di libri in italiano di Springer Nature. Sapendo, per esperienza, che curare gli atti di un congresso implica tantissimo lavoro, ho chiesto aiuto ad Annamaria Nassisi ed insieme abbiamo gestito le tappe della preparazione del libro diventato una realtà grazie alla disponibilità delle relatrici che hanno riletto e corretto la trascrizione dei loro contributi, ciascuno dei quali è un racconto a sé stante. Il risultato è un insieme organico che può essere letto dall’inizio alla fine oppure saltando da un argomento all’altro.
Per condividere il fascino dello spazio con un pubblico sempre più numeroso, l’associazione Donne fra le stelle guarda con grande attenzione alla divulgazione, un ambito strategico che aveva in Rossella Panarese, giornalista di Radio3 scienza, una figura di indiscusso prestigio e di inesauribile entusiasmo. Purtroppo, la morte improvvisa le ha impedito moderare il primo convegno organizzato nel 2021. Per questo il libro contiene un bellissimo tributo di Paolo Conte a Rossella alla quale è stato dedicato il “Premio nazionale Rossella Panarese per la divulgazione scientifica spaziale”, indirizzato a ricercatori, giornalisti, studiosi, autori, registi, blogger che, con il loro impegno di comunicatori, hanno contribuito a divulgare la scienza spaziale.






