LO STUDIO PUBBLICATO SU SCIENCE

Non è un sistema per pianeti giganti

Osservando con il telescopio spaziale Webb un disco protoplanetario intorno a una stella di piccola massa nella nebulosa di Orione, un team di astronomi guidato dall'Irap di Tolosa ha svelato il rapido processo di dissipazione della massa del disco, causato dai potenti “venti” di radiazione delle stelle vicine, così rapido da rendere impossibile la formazione di un pianeta simile a Giove in questo sistema planetario

     29/02/2024

Sullo sfondo, una porzione della nebulosa di Orione osservata da Jwst. Nel riquadro, il sistema protoplanetario d203-506. Crediti: Nasa/Esa/Csa/S. Fuenmayor/Pdrs4all. Zoom: I. Schroetter/O. Berné/Pdrs4all

Le stelle massicce emettono potenti “venti” di radiazione ultravioletta verso le regioni circostanti e, se si trovano in un ammasso stellare, come spesso accade, l’effetto sulla formazione di stelle e pianeti nelle vicinanze non è trascurabile. A seconda della massa della stella intorno a cui si sta formando un sistema planetario, infatti, questa radiazione può aiutare i pianeti a formarsi, nel caso di stelle più massicce, ma può anche impedirne del tutto la nascita, nel caso di stelle di piccola massa, in quanto la radiazione fa letteralmente evaporare la materia da cui si stanno formando i pianeti.

È del secondo caso che tratta lo studio apparso oggi su Science, guidato da Olivier Berné, ricercatore presso l’Institut de Recherche en Astrophysique et Planétologie, Université de Toulouse, il Centre National de la Recherche Scientifique (Cnrs) e il Centre National d’Etudes Spatiales di Tolosa, in Francia. Osservando con il telescopio spaziale James Webb (Jwst) il disco protoplanetario chiamato d203-506, nella nebulosa di Orione, Berné e collaboratori hanno misurato in modo molto preciso la temperatura e la densità del gas nel disco nella banda infrarossa usando gli strumenti NirCam e NirSpec. Dai nuovi dati, hanno scoperto che i venti provenienti dalle stelle massicce del vicino ammasso del Trapezio stanno spazzando via la materia del disco in maniera estremamente rapida.

La stessa porzione della nebulosa di Orione, osservata con il telescopio spaziale Hubble e, nel riquadro, il disco protoplanetario d203-506 nei dati di Jwst. Nasa/Stsci/Rice Univ./C.O’Dell et al / O. Berné, I. Schrotter, Pdrs4all

Queste stelle, che sono circa dieci volte più massicce ma soprattutto centomila volte più luminose del Sole, riversano un intenso flusso di radiazione ultravioletta sui vicini sistemi planetari in formazione, così intenso da dissipare la materia di un disco protoplanetario come questo, che ruota attorno a una stella di piccola massa, in meno di un milione di anni. Con il risultato che, in un sistema planetario simile, non sarebbe possibile la formazione di pianeti giganti simili a Giove.

Lo studio guidato da Berné sottolinea il ruolo chiave delle stelle massicce nel forgiare i sistemi planetari nei loro paraggi, aprendo nuovi orizzonti nella comprensione dei fenomeni che portano alla nascita dei sistemi planetari nell’Universo. Come mai invece si è formato un pianeta come Giove nel Sistema solare? «Una possibile risposta è nel fatto che la stella al centro del disco protoplanetario che abbiamo studiato in Orione», spiega Berné a Media Inaf, «ha una massa molto inferiore rispetto a quella del Sole e non è in grado di trattenere la materia così come il Sole potrebbe fare. Ma è anche possibile che quando il Sistema solare si è formato, le stelle massicce fossero più lontane di quello che vediamo in Orione».

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