SERATA CON CONCERTO ALL’OSSERVATORIO ASTRONOMICO DI CAPODIMONTE

Va a Paolo Simonetti il premio “Ernesto Capocci”

Si è svolta oggi a Napoli, nell’auditorium nazionale dell'Inaf, la cerimonia di consegna dell’Ernesto Capocci Scientific Award 2023 per il miglior articolo scientifico nel campo dello studio dei corpi del Sistema solare, assegnato a Paolo Simonetti dell’Inaf di Trieste

     15/12/2023

Da sinistra: Maurizio Capocci, pronipote del celebre astronomo; Paolo Simonetti, vincitore del premio; Marcella Marconi, direttrice dell’Inaf di Napoli. Crediti: Enrico Cascone/Inaf

Destinato a giovani ricercatori impegnati nello studio del Sistema solare, l’Ernesto Capocci Scientific Award è stato conferito a Paolo Simonetti, assegnista di ricerca all’Osservatorio astronomico dell’Inaf di Trieste, per l‘articolo “Seasonal thaws under mid-to-low pressure atmospheres on Early Mars”, già accettato per la pubblicazione da The Astrophysical Journal. La giuria dell’edizione 2023 del premio – composta da Zelia Dionnet dell’Istitut d’Astrophysique Spatiale di Parigi, da Vincenzo Della Corte dell’Inaf di Napoli e da Laura Inno dell’Università di Napoli Parthenope – ha scelto l’articolo di Simonetti “per la qualità del lavoro, l’originalità dell’argomento trattato e il potenziale impatto scientifico anche relativamente a possibili studi di abitabilità planetaria”.

Una delle sfide della planetologia moderna è accordare la temperatura superficiale marziana con la presenza di acqua sul Pianeta rosso in epoche remote. Un problema noto con il nome di “paradosso del Sole giovane debole”, ovvero come conciliare la presenza di tracce d’acqua liquida nel periodo iniziale della storia marziana, tra 4 e 3 miliardi di anni fa, quando il pianeta riceveva ancora meno calore dal Sole rispetto a oggi e la sua temperatura media era inferiore a quella attuale, pari a circa -64 °C. Molte teorie sono state proposte per risolvere questo apparente paradosso e lo studio premiato fa un significativo passo in avanti nella risoluzione di questo paradosso, utilizzando un nuovo approccio basato sull’analisi delle tracce lasciate da piccoli disgeli stagionali e localizzati avvenuti in un lungo lasso di tempo. Usando modelli climatici in grado di simulare in dettaglio le condizioni locali, sono state realizzate circa diecimila simulazioni climatiche del Marte primitivo, variando uno o più parametri, per identificare le combinazioni capaci di dar luogo a condizioni favorevoli alla presenza di acqua liquida sulla superficie marziana. Lo studio mette in evidenza come, su periodi lunghi fino a tre mesi marziani, tali disgeli siano effettivamente possibili senza dover invocare la presenza di un’atmosfera troppo spessa o di grandi quantità di altri gas serra, difficili da spiegare.

Dopo i suoi studi universitari a Trieste con Francesca Matteucci, prima, e dal 2018 con Giovanni Vladilo e Marco Fulle, nel 2022 Paolo Simonetti ha ottenuto un assegno di ricerca – finanziato dall’Inaf, dall’Ogs e dal Cineca – per lo sviluppo di nuovi metodi numerici per il calcolo dell’assorbimento e dello scattering in atmosfere planetarie, cercando di rispondere alla domanda “siamo soli nell’Universo?”. «Sono molto felice e onorato di aver ricevuto questo premio», dice emozionato il giovane astronomo di Zoppè di Cadore, un grazioso paesino di montagna tra la Val di Zoldo e il Cadore bellunese, «e spero che questo lavoro possa aiutare a comprendere meglio il passato di Marte nonché i meccanismi nascosti che regolano il clima dei pianeti terrestri. Ringrazio il Comitato scientifico del Premio e l’erede del professor Capocci per la splendida opportunità che viene offerta ai giovani ricercatori, e che quest’anno è toccata a me. Ringrazio poi la giuria per le parole di apprezzamento per il mio lavoro. Credo che un atto di scoperta in grado di suscitare l’interesse dei colleghi, e in special modo quelli con più esperienza, sia una delle massime soddisfazioni della nostra professione».

Alla cerimonia di premiazione – che si è tenuta all’Osservatorio astronomico di Capodimonte, a Napoli, nell’auditorium nazionale dell’Istituto nazionale di astrofisica – hanno partecipato anche gli eredi dell’astronomo Ernesto Capocci che hanno sostenuto l’istituzione del premio a vantaggio di giovani ricercatori che in Italia si distinguano con studi di punta nel campo dei corpi del Sistema solare, attività di ricerca a cui lo stesso Capocci aveva dedicato gran parte delle sue energie scientifiche e divulgative, spese proprio a Capodimonte. Importanti furono i suoi studi sulle comete – tanto da meritarsi il titolo di “Encke d’Italia”, in riferimento all’astronomo tedesco Johann Franz Encke – e sulla natura della fascia principale degli asteroidi.

La serata di gala all’Osservatorio astronomico di Capodimonte, patrocinata dalla Regione Campania e dal Comune di Napoli, è stata arricchita dal concerto della Topside Brass Band della U.S. Naval Forces Europe and Africa Band, che ha eseguito un ricco repertorio di musiche jazz e rhythm and blues. Prima di lasciare spazio alle osservazioni con i telescopi, la direttrice dell’Osservatorio Marcella Marconi ha rivolto un commosso saluto alla folta platea per le prossime festività natalizie e per la conclusione dei suoi due mandati alla guida dell’Osservatorio. Sei anni intensi per la crescita scientifica di Capodimonte e per una rilevante proiezione della più antica istituzione scientifica napoletana verso il territorio cittadino e regionale con attività culturali e didattiche di forte impatto.