ESTENSIONE DEL PROGRAMMA BREAKTHROUGH LISTEN

E.T. Telefono Dublino

Un nuovo metodo osservativo per cercare segnali radio provenienti da civiltà extraterrestri consente di osservare vaste regioni di cielo a frequenze finora inesplorate. L’idea e la tecnica, sviluppata al Trinity College di Dublino, ha già scandagliato 232 gradi quadrati di cielo boreale in undici ore di osservazione, fra 110 e i 190 MHz

     27/10/2023

Instancabili cercatori e appassionati di vita extraterrestre, c’è pane fresco per i vostri denti. Si tratta di un programma di ricerca che usa una nuova tecnica osservativa ed esplora un regime di frequenze radio inedito nel cielo boreale. Il concetto e le prime osservazioni sono riportati in un articolo pubblicato in The Astronomical Journal. Si tratta di un programma che prevede si scansionare il cielo fra i 110 e i 190 MHz, e che finora ha osservato 44 target del catalogo del telescopio Tess e 1,631,152 target selezionati dal catalogo di Gaia.

Il radiotelescopio Lofar a bassa frequenza situato in Irlanda, a Birr Castle, e coinvolto assieme al radiotelescopio svedese a Onsala nella nuova ricerca di segnali extraterrestri. Crediti: I-Lofar

La ricerca sistematica di comunicazioni provenienti da civiltà extraterrestri intelligenti, il programma Seti, parte dal presupposto che il loro modo di comunicare sia simile al nostro, e utilizzi quindi segnali a frequenze radio. Sono le cosiddette technosignatures, marcatori tecnologici distinguibili – in linea di principio – dai segnali naturali emessi dalle sorgenti celesti. A questo scopo, il programma internazionale Breakthrough Listen si serve, da alcuni anni, di alcuni radiotelescopi terrestri come il Green Bank di 100 metri nel West Virginia (Gbt), Stati Uniti, e il radiotelescopio di 64 metri Parkes in Australia, per cercare segnali radio fra 1 e 27.45 GHz. Il nuovo programma lanciato dal Trinity College di Dublino, invece, si propone come estensione di Breakthrough Listen utilizzando la stazione svedese e irlandese dell’array Lofar.

Le novità, rispetto a quanto fatto negli ultimi sessant’anni di ricerca, sono principalmente due. La prima, lo dicevamo, è la frequenza dei segnali captati: più bassa e con una larghezza di banda maggiore rispetto a qualunque ricerca sistematica condotta finora. La seconda, invece, riguarda la tecnica osservativa: usando contemporaneamente due stazioni radio poste in due luoghi diversi – le due stazioni irlandese e svedese dell’array a bassa frequenza di Lofar – sarebbe possibile rimuovere le fonti di rumore e i segnali spuri semplicemente confrontando i dati fra loro, anziché togliere tempo alle osservazioni per effettuare puntamenti mirati a raccogliere solamente il segnale di fondo. In questo modo, è possibile utilizzare tutto il tempo a disposizione per osservare le sorgenti di interesse, eliminando in modo sicuro le interferenze radio per entrambi i siti osservativi contemporaneamente.

La prima prova sul campo ha riguardato l’osservazione di 44 regioni di cielo dalla survey Tess, per un totale di 11 ore di osservazione e 232 gradi quadrati di cielo coperti nell’emisfero nord. Oltre a questi 44 target, le osservazioni hanno coperto anche 1,631,152 target provenienti dai cataloghi Gaia.

Inutile dire che finora non è stato rilevato alcun segnale promettente – non avremmo certo aspettato tanto a dirvelo – ma questa nuova tecnica sfrutta al massimo il potenziale dei radiotelescopi Lofar e consentirà di scandagliare regioni molto ampie di cielo. Non è tutto: la ricerca di technosignatures potrà avvalersi sempre di più delle nuove tecniche di analisi dei big data, grazie a nuovi progetti dedicati.

«Lofar sarà presto sottoposto a una serie di aggiornamenti in tutte le stazioni dell’array in Europa, che consentiranno una ricerca di segnali extraterrestri ancora più ampia a frequenze comprese tra 15 e 240 MHz», dice Owen Johnson, primo autore dell’articolo e primo studente di dottorato con un progetto interamente incentrato sull’argomento Seti. «Abbiamo miliardi di sistemi stellari da esplorare e ci affideremo ad alcune tecniche di apprendimento automatico per vagliare l’immenso volume di dati. Questo è di per sé interessante: sarebbe piuttosto ironico se l’umanità scoprisse la vita aliena utilizzando l’intelligenza artificiale».

Per saperne di più:

  • Leggi su The Astronomical Journal l’articolo “A Simultaneous Dual-site Technosignature Search Using International LOFAR Stations“, di Owen A. Johnson, Vishal Gajjar, Evan F. Keane, David J. McKenna, Charles Giese, Ben McKeon, Tobia D. Carozzi, Cloe Alcaria, Aoife Brennan, Bryan Brzycki, Steve Croft, Jamie Drew, Richard Elkins, Peter T. Gallagher, Ruth Kelly, Matt Lebofsky, Dave H. E. MacMahon, Joseph McCauley, Imke de Pater, Shauna Rose Raeside, Andrew P. V. Siemion e S. Pete Worden