ESPLORERÀ SETTE ASTEROIDI NELLA FASCIA PRINCIPALE

L’Italia a bordo della missione Ema degli Emirati

L’agenzia spaziale degli Emirati arabi uniti annuncia la missione Ema – Emirates Mission to the Asteroid Belt – per lo studio degli asteroidi. A bordo Mist-A, uno spettrometro made in Italy finanziato dall’Agenzia spaziale italiana con la collaborazione dell’Istituto nazionale di astrofisica e dell’industria italiana: avrà il compito di caratterizzare gli asteroidi primordiali target della missione. Lancio previsto nel 2028

     29/05/2023

Illustrazione della Emirates Mission to the Asteroid Belt (Ema). Crediti: Uae Space Agency

Ampliare la nostra comprensione sulle origini e sull’evoluzione degli asteroidi primordiali ricchi di acqua e gettare le basi per una possibile futura estrazione di risorse. Questi gli obiettivi principali della missione dell’Agenzia spaziale degli Emirati arabi uniti Ema (Emirates Mission to the Asteroid Belt), sulla quale volerà lo spettrometro italiano Mist-A (Mwir Imaging Spectrometer for Target-Asteroids), finanziato dall’Agenzia spaziale italiana in collaborazione con l’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf), che guida il team scientifico italiano e con la nostra industria.

Il lancio della missione, selezionata nel 2022 dal governo federale degli Emirati Arabi Uniti, è attualmente previsto il 3 marzo 2028 con destinazione la cintura degli asteroidi. Saranno sei gli asteroidi osservati durante altrettanti flyby ravvicinati. Dopo un viaggio di 6 anni, Ema raggiungerà il settimo asteroide, 269 Justitia, un oggetto di circa 53 chilometri di diametro, e per circa 7 mesi la missione orbiterà attorno a esso per compiere un’esplorazione della sua superficie e per la selezione dei possibili siti di atterraggio del modulo di superficie.

Giuseppe Sindoni, responsabile Asi per le attività industriali legate allo sviluppo di Mist-A, commenta: «Questa missione rappresenta una grande opportunità per il nostro Paese, essendo la prima collaborazione con gli Emirati arabi uniti nel campo dell’esplorazione del Sistema solare. Ancora una volta, l’esperienza e le capacità dell’industria italiana sono in prima fila nell’esplorazione spaziale attraverso la partecipazione ad importanti missioni internazionali».

«La comunità scientifica italiana coinvolta nella missione sfrutterà la propria esperienza maturata nel corso degli anni da progetti passati, per massimizzare il ritorno scientifico sia in termini di avanzamento nella conoscenza di corpi primordiali del nostro Sistema solare, attraverso la caratterizzazione fisica e chimica delle superfici osservate, che nell’ottica di un futuro sfruttamento di risorse minerarie», aggiunge Alessandra Tiberia, responsabile Asi per le attività scientifiche di Mist-A.

Lo strumento italiano Mist-A avrà il compito di caratterizzare la composizione della superficie e le proprietà fisiche degli asteroidi primordiali target della missione, eseguendo la mappatura spettrale nel medio infrarosso tra 2 e 5 micron delle loro superfici illuminate e raggiungendo una risoluzione spaziale al suolo inferiore ai 20 m/px su 269 Justitia. Mist-A condivide il design e alcuni componenti ben collaudati con lo strumento dell’Asi Jiram, attualmente in funzione a bordo della missione Juno della Nasa su Giove.

«269 Justitia è particolarmente intrigante poiché mostra delle proprietà spettrali inconsuete rispetto agli altri oggetti della main belt: la sua bassa riflettanza in luce visibile ed il colore fortemente arrossato lo rendono infatti più simile agli oggetti trans-nettuniani che orbitano oltre l’orbita di Nettuno piuttosto che agli altri asteroidi», commenta Gianrico Filacchione, ricercatore Inaf a Roma, principal investigator dello strumento Mist-A. «Inoltre, orbitando tra 300 e 450 milioni di chilometri dal Sole evolve ciclicamente attraverso la frost-line, la distanza al di sotto della quale il ghiaccio d’acqua sublima a causa dell’innalzamento della radiazione solare instaurando un’attività simile a quanto avviene nelle comete. Queste evidenze portano a supporre che 269 Justitia possa essere un oggetto formatosi nelle regioni più esterne del Sistema solare e successivamente trasferito nella fascia degli asteroidi. Con queste premesse, possiamo aspettarci molte sorprese».

Quali? Come aggiunge Mauro Ciarniello, ricercatore Inaf a Roma e deputy principal investigator, «Diversi asteroidi primitivi fin qui esplorati dalle missioni spaziali (Dawn, Hayabusa, OsirisRex) hanno mostrato le segnature spettrali di carbonati, fillosilicati, sali ammoniati e materiale organico. Tutti questi minerali sono identificabili dallo spettrometro Mist-A grazie alla sua elevata sensibilità nella banda infrarossa. Infine, le misure nell’intervallo spettrale a lunghezze d’onda comprese tra circa 3,5 e 5 micron saranno di interesse per poter ricavare la temperatura superficiale degli asteroidi a diverse ore locali e quindi di inferire le proprietà termofisiche delle superfici».