SGANCIO AVVENUTO, SI PUNTA VERSO DIMORPHOS

Go LiciaCube, Go!

Si è separato questa notte dalla sonda madre Dart (alle 01:14, ora italiana) il cubesat italiano LiciaCube, testimone oculare dell’impatto con l’asteroide Dimorphos, previsto per il 26 settembre prossimo. Nell’attesa vi presentiamo alcuni studi a guida Inaf usciti in un’edizione speciale della rivista Planetary & Space Journal

Rappresentazione artistica della missione Dart con il nanosatellite LiciaCube. Crediti: Argotec

E così, ha inizio. L’avventura di LiciaCube comincia davvero. Dopo il lancio dalla base spaziale di Vanderberg, nel novembre 2021, integrato nella sonda statunitense Dart, da oggi, precisamente alle ore 1:14, il piccolo cubesat italiano ha iniziato la sua corsa solitaria verso il bersaglio dell’intera missione: il sistema binario formato dagli asteroidi Didymos e Dimorphos. In particolare, l’attenzione delle camere di LiciaCube, che è diventata la prima sonda interplanetaria tutta made in Italy, sarà concentrata sul “piccolo” Dimorphos, verso cui Dart si sta dirigendo per effettuare il primo test di difesa planetaria. Nei prossimi giorni LiciaCube procederà nella sua navigazione in maniera autonoma fino al 26 settembre, quando testimonierà l’impatto di Dart e nei minuti successivi sorvolerà l’asteroide bersaglio raccogliendo dati scientifici di grande importanza sulla sua composizione e struttura.

Lo scopo della missione Dart è di deviare Dimorphos dalla sua orbita intorno a Didymos, modificandola di quel tanto che basta da essere misurabile con osservazioni da Terra nei mesi successivi. In questo modo, sarà possibile testare per la prima volta la tecnica dell’“impattatore cinetico”, ovvero la tecnica con cui pensiamo sia possibile modificare la traiettoria di un oggetto potenzialmente pericoloso, colpendolo con un altro inviato da noi. L’impattatore cinetico è uno dei metodi ideati per difendere il nostro pianeta nel caso si rendesse necessario affrontare la minaccia di un asteroide in rotta di collisione. Sebbene questo rischio non si sia ancora concretamente presentato, il monitoraggio dei corpi con orbite che intersecano quella terrestre è in continuo aggiornamento, ed è importante prepararci in anticipo a un possibile impatto. «LiciaCube sarà la prima missione italiana ad operare nello spazio profondo e sarà dedicata ad un tema estremamente innovativo e sempre più attuale come la difesa planetaria, collegandosi ad altri progetti attivi cui partecipa l’Agenzia spaziale italiana (Asi), come Neorocks» ci dice Angelo Zinzi, dell’Asi. «Si tratta di una missione realizzata, gestita e finanziata dall’Asi e progettata, testata e integrata dall’azienda Argotec nella sua sede di Torino».

«Il team scientifico del progetto LiciaCube è tutto italiano», ci spiega Elisabetta Dotto, dell’Inaf di Roma, coordinatrice del gruppo di ricercatori che lavora alla missione sin dalla sua ideazione, «e si sta preparando all’imminente analisi delle immagini della piuma di detriti sollevata dall’impatto e della superficie di Dimorphos, che verranno raccolte durante le fasi operative della missione dai due strumenti a bordo del cubesat, Luke (LiciaCube Unit Key Explorer) e Leia (LiciaCube Explorer Imaging for Asteroid)».

Infografica che mostra quali effetti potrebbe avere la collisione di Dart sull’orbita di Didymos B. Crediti: Nasa / Johns Hopkins Apl

Il lavoro del team scientifico, composto in larga parte da ricercatori Inaf, va avanti da diversi anni e copre vari temi legati a questa ambiziosa missione. A dimostrazione di questo ci sono una serie di articoli di recente pubblicazione sulla rivista scientifica Planetary & Space Journal (Psj) che ha dedicato un’edizione speciale alla scienza “pre-impatto” di LiciaCube. Tra questi ad esempio il lavoro di Maurizio Pajola, dell’Inaf di Padova, e colleghi dedicato alla valutazione geologica del sistema Didymos-Dimorphos, con cui i ricercatori hanno cercato di fornire non solo strategie di mappatura da applicare una volta che le immagini di Dart e LiciaCube arriveranno a Terra, ma hanno anche provato a prevedere le caratteristiche superficiali dei due corpi, come crateri, massi, lineamenti e fratture, possibili fenomeni di frana e di eiezione di particelle. Trattandosi della prima volta che osserviamo così in dettaglio un asteroide binario vi saranno certamente molte sorprese e dettagli che non siamo in grado di immaginare e quindi anticipare. Tuttavia, è importante ipotizzare ciò che vedremo, sulla base di ciò che sappiamo dei Near-Earth Asteroid finora visitati per le implicazioni sulla formazione e origine del sistema binario. 

Un altro studio di questa edizione speciale del Psj è quello guidato da Giovanni Poggiali, ricercatore post-doc presso l’Osservatiorio di Parigi e associato Inaf a Firenze, dedicato in particolare alle attività che si potranno svolgere con i dati di una delle due camere di LiciaCube, ovvero Luke, quando le sue immagini arriveranno a Terra. Luke ha un ruolo fondamentale nella missione perché è l’unica camera a colori delle due sonde (Dart e LiciaCube). Questo ci permetterà, oltre a vedere di che colore è l’asteroide binario, di provare a comprendere la sua composizione superficiale, insieme ai processi che possono averla alterata. Fino all’arrivo della sonda Hera, missione spaziale dell’Esa che è programmata per raggiungere il sistema di asteroidi nel 2026 e studiare in dettaglio le conseguenze dell’impatto, questa piccola camera ci fornirà alcuni dei dati più aggiornati per capire la natura e l’evoluzione di Didymos e Dimorphos.

Dart in scala. Crediti: Nasa / Johns Hopkins Apl

Della nube detriti che ci aspettiamo possa risultare dall’impatto di Dart su Dimorphos si sta occupando uno studio, attualmente in corso di revisione, guidato da Stavro Ivanovski dell’Inaf di Trieste. I ricercatori hanno studiato diverse forme di particelle, input di simulazioni di impatto e l’influenza della temperatura delle particelle stesse. Il vantaggio rappresentato dal codice utilizzato rispetto ad altri approcci è che riesce a calcolare lo stato rotazionale delle particelle in modo autoconsistente, tenendo conto del lavoro svolto dalle forze presenti. Lo stato di rotazione, insomma, non è assegnato casualmente o costante, ma calcolato ad ogni passo. Allo stato attuale, i risultati indicano che la distribuzione della polvere è influenzata da parametri come la forma delle particelle e la loro energia rotazionale iniziale.

Infine è importante segnalare il contributo del Telescopio Nazionale Galileo (Tng) dell’Inaf, che è stato protagonista nelle fasi pre-impatto del progetto LiciaCube raccogliendo dati spettroscopici e immagini a fitta cadenza temporale in occasione del recente passaggio al perielio degli asteroidi. Queste campagne osservative hanno permesso di studiare la natura dei corpi celesti e di contribuire alla definizione dei parametri dinamici necessari allo svolgimento della missione nel suo insieme. Nell’articolo a guida di Simone Ieva dell’Inaf di Roma, in cui si riporta l’analisi degli spettri ottenuti dal Tng è stato possibile riportare per la prima volta diverse fasi rotazionali del sistema di Didymos. Dai risultati pubblicati, il sistema sembra per lo più omogeneo, con piccole differenze se si confrontano i dati di quest’anno con gli spettri acquisiti durante la finestra osservativa del 2021 e con i dati disponibili in letteratura risalenti agli ultimi 17 anni. La spiegazione più probabile per queste differenze sembra al momento una diversa concentrazione di olivina e iperstene, due dei componenti principali delle condriti L/LL, le meteoriti più simili alla composizione presupposta per Didymos.

Appuntamento fissato per il 26 settembre prossimo, giorno in cui Dart impatterà contro Dimorphos e LiciaCube sarà lì a osservare e fotografare l’evento per noi. Nelle settimane e nei mesi successivi vi terremo aggiornati su tutte le novità e le sorprese che questa missione saprà riservarci. 

 

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