I RISULTATI SU ASTRONOMY AND ASTROPHYSICS LETTERS

Tre lune per Elektra, il primo asteroide quadruplo

Un team di astronomi guidato da enti di ricerca tailandesi ha ripescato immagini d’archivio dello strumento Sphere, prese nel dicembre 2014, e le ha rianalizzate con nuove tecniche di riduzione dati. Ne è emersa una luna in più attorno all’asteroide (130) Elektra, che avendone già due note diventa così il primo sistema quadruplo mai scoperto

     09/02/2022

“Non c’è due senza tre”, recita un noto proverbio, “…e il quarto vien da sé”, aggiunge qualcuno. Il due e il tre in effetti c’erano già, e da parecchio. Parliamo degli asteroidi che compongono il sistema (130) Elektra, formato appunto da un corpo principale di circa 199 km di diametro, attorno al quale rivoluzionano ben tre lune. Le prime due erano state scoperte rispettivamente nel 2003 e nel 2016, mentre la scoperta del terzo (e ultimo?) satellite è appena stata annunciata in una lettera pubblicata ieri su Astronomy and Astrophysics. Si tratta del primo asteroide “quadruplo” mai scoperto.

In alto, l’immagine del sistema (103) Elektra quando si conoscevano solo due lune (crediti: Yang/Eso). In basso, le immagini dello stesso sistema riprocessate nel nuovo studio, in cui sono cerchiate tutte e tre le lune che orbitano attorno all’asteroide (crediti: A. Berdeu et al. 2022, A&A Letters)

Non è raro che gli asteroidi abbiano una o due lune che vi orbitano intorno, e (130) Elektra, infatti, era già stato notato e selezionato per un programma osservativo spettroscopico dello strumento Sphere (Spectro-Polarimetric High-contrast Exoplanet Research) al Very Large Telescope (Vlt) dell’Eso. Lo scopo era proprio indagare l’origine dei sistemi multipli di asteroidi (il nome del programma osservativo era “Origin of Multiple Asteroid Systems by Component Resolved Spectroscopy”). L’oggetto era stato quindi osservato per quattro notti nel dicembre del 2014, utilizzando la spettroscopia a campo integrale di Sphere e un filtro infrarosso.

Gli autori dell’articolo appena pubblicato – guidati da Anthony Berdeu del National Astronomical Research Institute tailandese – sono partiti dai dati raccolti in tre di queste quattro notti (il 9, 30 e 31 dicembre, per la precisione) e li hanno riprocessati utilizzando un nuovo metodo molto più preciso e accurato. Con il precedente metodo di riduzione dei dati, scrivono gli astronomi, la terza luna era appena visibile e facilmente confondibile con un artefatto dell’immagine. Grazie al nuovo, invece, l’hanno vista nei dati raccolti tutte e tre le notti, a una distanza dal corpo centrale di 333 km, 327 km e 457 km rispettivamente.

La quarta luna si trova, con ogni probabilità, in un’orbita interna rispetto alla più esterna delle due lune precedentemente note. Questo dettaglio ha aggiunto una complicazione non da poco, perché si tratta di orbite molto vicine al corpo principale e, dunque, interne all’alone dell’asteroide, che deve essere accuratamente rimosso dai dati per rendere visibile ciò che si cela al suo interno. Ce l’hanno fatta, gli autori di questo articolo, grazie al nuovo metodo di analisi dei dati impiegato, e hanno calcolato che il semi-asse maggiore dell’orbita della terza luna intorno al corpo principale è di circa 344 km, e il suo periodo orbitale di circa 16 ore. Con il suo diametro di appena 1.6 km, sarebbe anche un po’ più piccola delle altre due lune, di 6 km e 2 km rispettivamente. Per determinare con esattezza tutti i parametri orbitali, tuttavia, occorrono nuove osservazioni.

È dunque la scoperta di un sistema quadruplo, il primo, ma non solo: questa lettera è anche la descrizione di un nuovo metodo, che consentirà di ridurre dati astronomici vecchi e nuovi con una precisione molto maggiore e, forse, scovare qualche altro sistema come (130) Elektra, per capire da dove vengono, se siano stabili e, soprattutto, come si siano formati.

Per saperne di più:

  • Leggi su Astronomy & Astrophysics l’articolo “First observation of a quadruple asteroid
    Detection of a third moon around (130) Elektra with SPHERE/IFS”, di Anthony Berdeu, Maud Langlois e Frédéric Vachier