DISPONIBILE IN STREAMING SU NETFLIX

Don’t Look Up

Mentre sulle tavole imbandite si consumano pasti luculliani, fra tamponi e lenticchie, il nuovo film di Adam McKay porta la sciagura definitiva sul piccolo schermo della Smart Tv. Un trionfo di celebrità e fantascienza per il ritratto impietoso di un’umanità che rischia di disimparare ciò che l’ha resa tanto popolare sulla Terra: salvarsi la pelle a tutti i costi

     28/12/2021

Parterre di celebrità per “Don’t Look Up” di Adam McKay. Con Jennifer Lawrence, Leonardo DiCaprio, Rob Morgan, Meryl Streep, Jonah Hill, Cate Blanchett e Tyler Perry.

Mentre cerchiamo di lasciarci alle spalle due anni di pandemia e siamo già pronti a tuffarci nel terzo, sulle tavole imbandite per le feste arriva un cinepanettone catastrofico, astrofisico, social, politico e mediatico che promette di ammazzarci tutti. Letteralmente, in parte. E in parte dalle risate. È Don’t Look Up di Adam McKay (già regista de La grande scommessa, Oscar alla migliore sceneggiatura non originale 2016), che dopo un breve passaggio nelle sale a inizio dicembre è ora disponibile sulla piattaforma streaming di Netflix.

Ingredienti: la dottoranda Jennifer Lawrence di turno al Subaru Telescope scopre una cometa, il suo professore Leonardo DiCaprio ne calcola la traiettoria scoprendo che il corpo celeste fila dritto dritto verso la Terra assicurando la prossima estinzione di qualsiasi forma di vita. Allegria! Per fortuna un funzionario del Nasa Planetary Defense Coordination Office si dà un gran daffare per portare i due alla Casa Bianca perché misure eccezionali vengano prese immediatamente. Cosa a cui non sembra pensare minimamente la presidente degli Stati Uniti Meryl Streep, già indaffarata con le prossime elezioni di metà mandato, la nomina di un giudice della corte suprema e uno scandalo a luci rosse. La notizia che il cielo sta per caderci addosso trapela comunque ai media attraverso un popolarissimo programma televisivo, condotto da Cate Blanchett e Tyler Perry. Peccato che il mondo social sia devastato dalla rottura fra Ariana Grande e il fidanzato rapper munito di Auto-Tune. 

Cosa mai potrà andare storto? Per scoprirlo, andatevi a vedere il film. E andatevelo a vedere tanto più se siete scienziati, ricercatori, dottorandi precari. Perché c’è più di qualcosa su cui riflettere.

Si parla per esempio del Nasa Planetary Defense Coordination Office, ormai operativo da sei anni con quel buffo logo che compare anche nel piè di pagina del portale italiano di difesa planetaria, Sorvegliati Spaziali. Un progetto, quest’ultimo, a firma Istituto nazionale di astrofisica. Ma di impatti di asteroidi e comete in passaggi ravvicinati con la Terra, e degli effetti più o meno catastrofici che potrebbero avere sull’ambiente terrestre, gli astrofisici si occupano da tempo: a ottobre 2022 la sonda Dart impatterà contro un asteroide, nel tentativo di deviarlo, e a immortalare lo schianto ci sarà un cubesat tutto italiano, LiciaCube. Mica pizza e fichi. Ma la gente lo sa? Gli americani no di sicuro se la presidenziale chimera tycoon-Dem Meryl Streep non riesce a pensare a niente di meglio che a un brutto remake di Armageddon per salvare l’umanità dall’arrivo della cometa, con lo storpio Salvatore de Il nome della rosa al posto di Bruce Willis alla guida di un vecchio Shuttle recuperato dai fondi di magazzino. Penitenziagite!

La bellissima Jennifer Lawrence, che si prepara a passare la notte in cupola al Subaru Telescope con un trucco che farebbe invidia a ClioMakeUp e una statuina di Carl Sagan rubata a San Gregorio Armeno sulla scrivania, ha un crollo di nervi alla sua prima diretta televisiva. Leonardo DiCaprio, invece, ringalluzzisce alle attenzioni dei media e nel suo outfit alla “Luca Mercalli senza papillon” si fa coccolare da un mondo che non conosce finendo per perdere definitivamente la bussola, come un qualsiasi virologo di quartiere

Ma Don’t Look Up potrebbe piacere anche di più ai fautori della space economy con la sua sofisticata BASH pronta a trasformare la più tremenda delle sciagure in grande opportunità: estrarre dalla cometa le terre rare di cui abbiamo bisogno per fabbricare la tecnologia di cui non possiamo più fare a meno e che dai tempi del crepuscolo degli dei ha restituito un senso alla nostra vita (che importa se il mondo sta finendo quando puoi condividerlo nelle stories del tuo social preferito?). Alla guida della big tech che promette di salvare il Pianeta ci sono Elon Musk, Steve Jobs, Jeff Bezos, Richard Branson e Bill Gates tutti insieme contemporaneamente: una Idra di Lerna con la faccia di Mark Rylance che tiene l’America e gli americani al guinzaglio, schiavi di un’intelligenza artificiale che per loro ormai compra anche il superfluo – il massimo esercizio di libertà ce lo offre DiCaprio alla ricerca di salmone e patate novelle fra le corsie di un supermarket di provincia.

E il resto del mondo che combina, nel frattempo? Russia, India e Cina preparano un piano B al cosmodromo di Baikonur, Kazakistan, ma non se li fila nessuno. Non c’è rispetto per la più vecchia base di lancio al mondo ancora utilizzata e che per dieci anni ha garantito il ricambio di astronauti sulla Iss mentre la Nasa abbandonava il programma Shuttle in attesa che qualche privato pensasse a un ripiego all’altezza della Soyuz. 

Certo non è un film da prendere troppo sul serio, dopotutto. Anche se il messaggio ambientalista che fa da sottotraccia alla sceneggiatura è la vera ragione per cui tantissime celebrità hanno sgomitato pur di comparire nella pellicola di Adam McKay: la cometa di Don’t Look Up come metafora del climate change. Cambiamento climatico con cui dobbiamo fare i conti, se non vogliamo estinguerci tutti. E su quest’ultimo punto vale davvero la pena fermarsi a riflettere. Perché, dopotutto, quando diciamo che bisogna salvare il Pianeta, parliamo di noi, Sapiens. E di come salvarci la pelle, preservando l’ambiente che rende possibile la sopravvivenza della nostra specie. Di certo non si tratta di tutelare la biodiversità e preservare le altre forme di vita che, con noi, abitano l’astronave Terra. Ci sono miliardi di esseri viventi che non aspettano altro che vederci tutti morti. Estinti. La sorte della Terra, d’altro canto, è già segnata. Nel giro di qualche miliardo di anni la nostra stella, il Sole, arrostirà il Pianeta come uno spiedino. O, peggio, arriverà la morte termica dell’universo. E tanti saluti. 

Temo che Don’t Look Up possa risultare disturbante, e che abbia innescato pareri tanto accesi e opposti sul web, anche per questa ragione. Perché mette in dubbio qualcosa che fa parte del Dna dei Sapiens ed è ciò che ne ha determinato il successo come specie: scampare ai pericoli, tenerci caldi e ben nutriti, difenderci da bestie più forti di noi, e farlo costruendoci da soli strumenti, tecnica, tecnologia. Eccoci qui, mai così numerosi (voliamo verso quota 8 miliardi), benestanti, pasciuti (nel 2030 la classe media costituirà oltre il 60 per cento della popolazione mondiale) e liberi di dormire sonni tranquilli senza che una tigre dai denti a sciabola venga a divorarci. Meglio non dimenticarsi che cosa siamo e che cosa ci ha portato fino a qui, se non vogliamo fare la morte del topo.

Com’è doloroso però, oggigiorno, guardarsi – e riconoscersi – allo specchio. Rinunciando all’amato filtro Bellezza. 

E comunque a me il film è piaciuto.

Correzione del 28/12/2021: il personaggio interpretato da Jennifer Lawrence è una dottoranda, non una postdoc come inizialmente riportato.