CON UN COMMENTO DI VINCENZO BARONE (UNIVERSITÀ DEL PIEMONTE ORIENTALE)

Va all’asta “The road to Relativity” di Einstein

Martedì 23 novembre, a Parigi, sarà venduto all’asta per una cifra da capogiro il manoscritto autografo di Albert Einstein che documenta la genesi della teoria della relatività generale. Il manoscritto, scritto a quattro mani con l’amico ingegnere italo-svizzero Michele Besso, è quotato oltre tre milioni di dollari e contiene i calcoli della precessione del perielio di Mercurio che sarebbero serviti a dimostrare una prima (errata) versione della relatività generale

     22/11/2021

Uno scorcio delle pagine del manoscritto Einstein-Besso all’asta domani. Crediti: Christie’s Ltd

La più importante casa d’aste del mondo – Christie’s – batterà domani all’asta per una cifra da capogiro il manoscritto autografo di Albert Einstein che documenta la genesi della teoria della relatività generale. L’appuntamento è fissato alle sei e mezza del pomeriggio, a Parigi.“The exceptional sale”: così è stata chiamata da Christie’s la vendita del prestigioso manoscritto, che parte da una base d’asta di circa tre milioni di dollari e verrà gestita da Christie’s in collaborazione con Aguttes. Si tratta  del più prezioso manoscritto di Einstein mai offerto all’asta.

Il manoscritto, chiamato “The road to Relativity”, è un documento autografato congiuntamente da Albert Einstein e dall’ingegnere italo-svizzero Michele Besso tra il giugno 1913 e l’inizio del 1914 e documenta una fase cruciale nello sviluppo della teoria della relatività generale, passata alla storia come la più bella teoria della fisica e una delle idee più importanti nella scienza moderna. Si tratta di un manoscritto perfettamente integro di 54 pagine (è consultabile sia il catalogo che il contenuto): ventisei scritte a penna da Einstein e venticinque da Besso (molte della quali a matita), più tre pagine di annotazioni di entrambi, spesso botta e risposta sugli stessi passaggi matematici. Per gli amanti dei dettagli: il manoscritto è articolato in 37 fogli protocollo a quadretti di vario tipo, per lo più 273 x 212 millimetri e un foglio oblungo piegato in cui sono riportati diagrammi parziali e calcoli inediti.

Il contenuto del manoscritto è costituito da una serie di calcoli che utilizzano la prima versione (chiamata Entwurf, bozza) delle equazioni di campo della teoria della relatività generale di Einstein, destinati a verificare se la teoria potesse spiegare l’anomalia nella precessione del perielio di Mercurio. I conti non tornarono mai, e quei quarantatré secondi d’arco che non erano presenti nella teoria newtoniana non furono dimostrati per questa via. Alcuni calcoli si rivelarono sbagliati, e anche alcune premesse fisiche. Einstein e Besso per due anni si scambiarono il manoscritto lavorando insieme a Zurigo, finché verso la fase finale Einstein lo inviò a Besso in Italia, e fu poi ereditato dai suoi discendenti e finito in mani private. Di fatto, Einstein e Besso furono uniti da una amicizia durata cinquant’anni e documentata da moltissimi scambi epistolari, ma non pubblicarono mai niente insieme.
Solo verso la fine 1915, nel giro di pochissimo tempo, Einstein corresse la sua teoria e arrivò alla sua formulazione definitiva.

Cartolina postale inviata da Albert Einstein a Michele Besso nel 1916 in cui Einstein annota un’idea che quarant’anni dopo diventerà la base della tecnologia laser (crediti: Ardon Bar-Hama). Nel 2019 sono stati resi pubblici centodieci manoscritti dello scienziato. originariamente appartenuti a un collezionista americano, finendo poi negli Albert Einstein Archives, nel campus Givat Ram dell’Università ebraica di Gerusalemme.

Ma perché è un documento di così grande interesse? «L’eccezionalità del documento», spiega a Media Inaf Vincenzo Barone, fisico teorico dell’Università del Piemonte Orientale – nonché associato all’Infn e autore di Albert Einstein. Il costruttore di universi (Laterza, 2016) – che da tempo si occupa di questioni einsteiniane, «sta in tre elementi: il primo è che si tratta di uno dei pochissimi manoscritti einsteiniani che documentano la genesi della relatività generale, negli anni 1913-14, in cui Einstein ritiene di aver elaborato la teoria corretta della gravitazione, mentre si accorgerà nel settembre-ottobre 1915 che non è così. Si tratta inoltre di una testimonianza dell’amicizia e della collaborazione tra Einstein e il suo amico Michele Besso, i quali si alternano, tra le pagine del documento, nel calcolo della precessione del perielio di Mercurio. E infine – ed è l’aspetto più importante – è un documento che dimostra come il percorso che porta a una grande scoperta sia tutt’altro che lineare e cumulativo e sia anzi costellato di passi falsi e di errori (proficui)».

«Einstein continua per due anni a credere nella correttezza della teoria della gravitazione del 1913-14», prosegue Barone, «sebbene il calcolo effettuato con Besso abbia fornito un valore per la precessione del perielio di Mercurio in disaccordo con l’osservazione. Quando, nel novembre 1915, elabora la teoria definitiva, la relatività generale, rifà subito lo stesso calcolo ottenendo il valore corretto (e a un amico racconta di avere avuto le palpitazioni davanti a quel risultato)».

Non è la prima volta che questo documento va all’asta: nel 1996 fu acquistato per quasi 400mila dollari e nel 2002 per 559mila, sempre a New York. In venticinque anni la sua quotazione è aumentata di quasi dieci volte. I documenti autografi scientifici di Einstein di questo periodo, e più in generale prima del 1919, sono molto rari. Esiste un solo altro manoscritto – un taccuino – che documenta la genesi della relatività generale e che fornisce uno sguardo affascinante sul lavoro del più grande scienziato del XX secolo.

Nota finale: probabilmente non sapremo mai chi sarà il fortunato – e ricco – acquirente.

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