L’ESPOSIZIONE È APERTA FINO AL 27 FEBBRAIO 2022

Arte e scienza in mostra a Roma

Apre oggi le porte al pubblico “Tre stazioni per Arte-Scienza” al Palazzo delle Esposizioni di Roma, un percorso articolato in tre mostre che esplorano rispettivamente una prospettiva artistica sulla scienza, le sfide della ricerca contemporanea e la storia della scienza nella capitale. In mostra strumenti, volumi e altri oggetti d'epoca dalle collezioni del Museo astronomico e copernicano dell'Inaf

     12/10/2021

L’installazione Spirit and Opportunity (2004) dell’artista Roman Ondák. Crediti: C. Mignone/Inaf

Sentirsi come un rover su Marte, una pianta nell’oscurità dello spazio profondo o una funzione d’onda che collassa in un autostato. A Roma. Sono alcune tra le suggestioni che si respirano attraversando la mostra “Tre stazioni per Arte-Scienza”, appena inaugurata al Palazzo delle Esposizioni e che rimarrà aperta fino a fine febbraio. Un incontro tra la pratica artistica e quella scientifica, caratterizzate dallo stesso spirito di ricerca e curiosità, accompagnato da spunti e riflessioni sulla storia della scienza nella capitale – presente da sempre nella metropoli senza museo delle scienze.

Delle tre mostre che formano il percorso espositivo ci si imbatte dapprima nelle installazioni di “Ti con zero”, opera di trenta artisti italiani e internazionali la cui indagine dialoga con scienziati e istituti di ricerca, ricorrendo a molteplici tecnologie analogiche e digitali. Da Spirit and Opportunity dello slovacco Roman Ondák, che invita i fruitori a passeggiare in un ambiente marziano ricreato in calcestruzzo, pietra lavica, terra battuta e polvere d’argilla, a Deep swamp dell’australiana Tega Brain, un ecosistema vegetale permeato dall’intelligenza artificiale, fino alla monolitica scultura sonora Anti del tedesco Carsten Nicolai, la sensazione è quella di muoversi attraverso gli spazi della ricerca scientifica e tecnologica d’avanguardia. Già dal titolo, del resto, la mostra fa eco a un racconto (e all’omonima raccolta) di Italo Calvino, tra gli esempi più famosi di letteratura intessuta di scienza.

Una riproduzione schematica (sulla parete in fondo) dell’interferometro Ligo e un modello di uno degli specchi. Crediti: C. Mignone/Inaf

Proseguendo lungo il percorso, sempre al piano terra, si giunge alle stanze di “Incertezza”, mostra a cura dell’Istituto nazionale di fisica nucleare che propone un viaggio attraverso uno dei temi cruciali della modernità. Dalla definizione stessa di misura alla teoria della probabilità fino alla fisica del Novecento, la ricerca scientifica è permeata da un’incertezza che non è errore da temere ma strumento fondamentale da adottare per conoscere il mondo. Un viaggio fatto di linee, macchie colorate e vibrazioni sonore, tra proiezioni e installazioni interattive – tra cui un’esperienza immersiva che invita a riprodurre l’atto stesso dell’osservazione secondo la meccanica quantistica – alla scoperta di incognite pronosticabili come la meteorologia, lo studio dei terremoti e il futuro dello stesso universo. Se per un attimo ci si dimentica dell’argomento squisitamente scientifico, sembra quasi di trovarsi in una mostra d’arte astratta – complice forse anche il rosa che tinge le pareti di queste sale, colore “incerto e frivolo”, scelto dai designer di Formafantasma, registi dell’intero percorso espositivo, per sfidare gli stereotipi di quanto ci si aspetta da un laboratorio di fisica.

Il ping-pong tra scienza e arte trova compimento nella terza mostra, “La scienza di Roma. Passato, presente e futuro di una città”, che si trova al primo piano e affronta il difficile compito di raccontare una Roma diversa. Anche qui, si prova a uscire dalla narrazione stereotipata – nel bene e nel male – della città eterna, per restituire ai visitatori la ricerca che ne è stata linfa da tempo immemore. Il focus, però, è sugli ultimi due secoli, come suggerisce in apertura la voce di Quintino Sella, che annuncia – all’indomani di Roma Capitale – di volerne fare una “città della scienza”. Ci sono ritrovamenti archeologici e l’antropologia ottocentesca (incluso un accenno a pratiche dell’epoca come la classificazione dei crani, oggi superata), c’è la chimica di Stanislao Cannizzaro, fondatore del celebre laboratorio di via Panisperna, ci sono anche la matematica, dalla cupola del Pantheon alla didattica innovativa di Emma Castelnuovo, e gli studi di biologia e medicina che contribuirono, un secolo fa, a eradicare la malaria.

La sala dedicata all’astronomia e alla fisica nella mostra “La scienza di Roma”. Crediti: C. Mignone/Inaf

Non potevano mancare l’astronomia e la fisica, discipline che hanno visto svolte fondamentali proprio a Roma: dalla nascita stessa dell’astrofisica con Angelo Secchi a metà Ottocento, ai ragazzi di via Panisperna, il gruppo di ricercatori che, intorno a Enrico Fermi, hanno cambiato il corso della fisica contemporanea. Molti dei pezzi in mostra, tra i quali telescopi d’epoca, disegni del Sole e fotografie della Luna dello stesso Secchi, provengono dal Museo astronomico e copernicano dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) a Roma.

Ma non finisce qui: dalla fisica del Novecento, passando per i primordi dell’astronautica italiana, si torna indietro nel tempo in una sala che i curatori Fabrizio Rufo e Stefano Papi chiamano un “cameo”. Si fa così un balzo nella Roma del Seicento, luogo della disputa tra Galileo e la chiesa sulla questione cosmologica, ricreato attraverso i prestiti dell’Inaf e di altre collezioni, prima di essere catapultati nell’ultima sezione: una selezione delle ricerche che animano i laboratori odierni della capitale.

Due delle quattro tavole sciateriche di Athanasius Kircher. Crediti: C. Mignone/Inaf

«L’astronomia a Roma ha avuto un ruolo estremamente importante per lo sviluppo scientifico e culturale della città», ricorda Lucio Angelo Antonelli, direttore dell’Osservatorio astronomico di Roma dell’Inaf. «Questo si trova ben riflesso nella mostra dove, affianco alle scienze dell’Italia post-unitaria, attraverso i preziosi oggetti del Museo astronomico e copernicano dell’Osservatorio astronomico di Roma, si stagliano le figure di Angelo Secchi e di Lorenzo Respighi quali iniziatori dell’astrofisica moderna. Questa enfasi acquista maggiore importanza nel cameo tutto astronomico dedicato a Galileo e Kircher con l’esposizione delle meraviglie del 1600 quali le tavole sciateriche e gli altri tesori dell’Osservatorio astronomico di Roma, come i cannocchiali di Divini e Campani e le edizioni originali del De revolutionibus orbium coelestium di Copernico e del Dialogo di Galileo».

La mostra è accompagnata da un ricco calendario di eventi, tra cui performance sonore, una rassegna cinematografica e laboratori per scuole e famiglie. Dal 21 ottobre al 17 gennaio si susseguiranno incontri con scienziati ed esperti di molteplici discipline nella “rotonda” di Palazzo delle Esposizioni, tra cui segnaliamo la conferenza di Lucio Angelo Antonelli giovedì 9 dicembre, ore 18:30, sul tema ‘Le sfide dell’astrofisica del XXI secolo attraverso i grandi osservatori’.

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