SOTTO L’OCCHIO DI SENTINEL-2, SENTINEL-3 E SENTINEL-5P

Le sentinelle spaziali che osservano l’Etna

Gli strumenti della missione Copernicus dell’Esa, a bordo di tre diversi satelliti in orbita attorno alla Terra, hanno acquisito immagini delle più recenti e potenti eruzioni dell’Etna, il vulcano più attivo d'Europa. Le immagini prodotte mostrano l’intensità degli episodi eruttivi, noti come parossismi

     09/04/2021

In questa animazione di Copernicus Sentinel-2 (cliccare per ingrandire) è mostrata l’ultima attività sull’Etna dal 16 febbraio al 2 aprile

Alcuni satelliti della missione Copernicus – Sentinel-2, Sentinel-3Sentinel-5P – dell’Agenzia spaziale europea (Esa) stanno monitorando i parossismi dell’Etna, ovvero il comportamento improvviso ed esplosivo del  vulcano siciliano, fra i più attivi al mondo.

Situato sulla costa orientale della Sicilia, le eruzioni dell’Etna avvengono alla sommità dove sono presenti quattro crateri: la Voragine e la Bocca Nuova, formatesi rispettivamente nel 1945 e nel 1928, il Cratere di nord-est, il punto più alto dell’Etna a circa 3330 metri sopra il livello del mare, e il Cratere di sud-est, che ultimamente sembra essere il più attivo dei quattro. A partire da febbraio e fino al primo di aprile, infatti, il cratere di sud-est ha prodotto una serie di intense fontane di lava che hanno colorato il cielo notturno con tonalità del rosso e dell’arancione (su Media Inaf avevamo mostrato un’immagine mozzafiato dell’Etna in eruzione nella notte fra il 16 e il 17 febbraio).

Nel corso delle settimane successive, il vulcano ha prodotto delle spettacolari fontane di lava che hanno raggiunto un’altezza di 1,5 km, tra le più alte osservate nel cratere di sud-est negli ultimi decenni – a dicembre 2015, infatti, le eruzioni che hanno raggiunto la stessa altezza, con fontane di lava di oltre due km, erano state osservate solo nel cratere della Voragine.

I satelliti impiegati nel monitoraggio del gigante di fuoco sono dotati di strumenti in grado di arricchire, con dati e informazioni complementari, lo studio e l’analisi delle eruzioni vulcaniche. Una volta iniziata un’eruzione, gli strumenti ottici riescono a rilevare molti dei fenomeni a essa associati, tra cui le colate laviche, gli smottamenti, le fessure che si aprono nel terreno e i terremoti.

Le immagini catturate da Sentinel-2  e  Sentinel-3 durante le ultime e più recenti eruzioni sono state elaborate, per mostrare l’attività in corso all’interno del cratere, utilizzando la banda a infrarossi a onde corte. Dalle immagini prodotte sono visibili i pennacchi di fumo soffiati dal vento verso est, in direzione del paese di Giarre (Catania).

Questa immagine, catturata dal satellite Sentinel-5P di Copernicus, mostra le concentrazioni di anidride solforosa in direzione verso il sud della Libia

Inoltre, i sensori atmosferici presenti sul satellite Sentinel-5P sono stati in grado di identificare i gas e gli aerosol rilasciati durante l’eruzione, nonché di monitorare e quantificare il loro impatto ambientale. L’anidride solforosa viene rilasciata da un vulcano quando il magma è giunto relativamente vicino la superficie. L’immagine catturata dal Sentinel-5P mostra le concentrazioni di anidride solforosa che si spostano verso il sud della Libia.

Il cratere di sud-est dell’Etna è tornato a far sentire la sua voce la mattina del 31 marzo, dopo circa una settimana di calma, con una forte esplosione seguita da diversi sbuffi di cenere e lava. Secondo l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), l’attività esplosiva è aumentata nel tardo pomeriggio e durante la notte, con la lava in rapida discesa verso la Valle del Bove e con flussi minori che avanzano verso sud.

Dal primo aprile a oggi, invece, sembra che l’attività del cratere di sud-est si sia esaurita per tornare a riposo.

Fonte: “Satellites monitor Mount Etna’s unpredictable behaviour“, Esa