LUNEDÌ 8 MARZO ALLE ORE 18 PRESENTAZIONE ONLINE SU “STROCATURE”

Sull’incanto di Urania

“L’incanto di Urania” è un romanzo storico che ripercorre nei dettagli venticinque secoli di storie di scienza, uomini, luoghi e scoperte astronomiche. Di Massimo Capaccioli, edito da Carocci editore nella collana Sfere

     08/03/2021

L’incanto di Urania, di Massimo Capaccioli (Carocci, 2020). In copertina: un dettaglio della terza tavola dell’opera di Alexandre Augustin Legrand “Sisteme des étoiles ou du ciel in Exposition Géographique, Astronomique, Physique, Politique et Historique en XV Tableaux”, Parigi, 1839.

Dopo aver raccontato “il millenario divenire delle scienze del cielo” in Mille1Notte. Storie dell’altro mondo (edizioni Mediterraneo, 2018) Massimo Capaccioli, astrofisico, rilancia con L’incanto di Urania (Carocci, 2020, pp. 532, 32 euro), un romanzo storico dallo sguardo rivolto al futuro che ripercorre un viaggio lungo venticinque secoli nella storia della scienza e dell’astronomia

L’impresa è ambiziosa e l’autore non ne fa mistero, dichiarando fin dalla prefazione di voler ripercorrere con dovizia di particolari il percorso tortuoso della scienza (occidentale) definito “un pellegrinaggio della coscienza e della consapevolezza”. Sempre nella prefazione Capaccioli presenta senza falsa modestia il suo libro come “frutto di letture e riflessioni personali mediate dall’esperienza di ricercatore e di docente, più la conoscenza diretta di fatti e personaggi dell’ultimo mezzo secolo”. In effetti L’incanto di Urania –nella cultura mitologica greca Urania era la musa dell’astronomia e della geometria – chiede al lettore di accettare una sfida: 500 pagine di storie dettagliatissime senza alcun percorso iconografico. L’unica immagine concessa al lettore è un dettaglio della terza tavola dell’opera di  Alexandre Augustin Legrand “Sisteme des étoiles ou du ciel in Exposition Géographique, Astronomique, Physique, Politique et Historique en XV Tableaux” (Parigi 1839) raffigurante il Sistema solare post-copernicano, in copertina

Il tragitto delineato dal libro è discontinuo e non lineare, scandito da numerose tappe della storia non solo dell’astronomia: mentre in un solo capitolo (il primo) vengono ripercorsi duemila anni di scoperte, l’ultimo secolo ne impegna ben sette. Dal tredicesimo al diciottesimo capitolo si affrontano avvenimenti successivi al 1900 e dal quattordicesimo addirittura successivi al 1950. In sostanza, buona parte del libro riguarda l’astronomia post-rivoluzione tecnologica, in cui le osservazioni e quindi le scoperte relative ai fenomeni celesti avvengono attraverso strumenti, rivelatori e computer. In questo senso, L’incanto di Urania è un libro molto legato al “recente passato, presente e futuro” affrontato sempre con un approccio storico.   

In particolare, per quello che riguarda la seconda metà del ‘900, Capaccioli concentra il suo racconto, la sua analisi e revisione critica approfondita su alcuni temi fondamentali quali l’avvento dei nuovi grandi telescopi a partire da quello di Monte Palomar; il percorso che ha portato in poche dozzine di anni a capire come funzionano davvero le stelle, come nascono, come vivono, come muoiono, partendo dalla primissime idee e teorie spesso stravaganti e impossibili su cui si erano arrovellati per secoli le grandi menti di naturalisti, filosofi, poeti  del passato; l’evoluzione di decine e centinaia di modelli cosmologici in feroce contraddizione fra loro e spesso supportati e/o smentiti da nuove osservazioni e nuove teorie, man mano nate grazie anche all’avvento di nuove tecnologie e avanzamenti nelle scienze; infine, l’analisi dei problemi aperti e delle prospettive future.

L’incanto di Urania mostra come il baricentro della ricerca astronomica si sia progressivamente spostato dalla civiltà araba, indiana e cinese verso il mondo occidentale, e via via sia diventato sempre più anglofono-americano, fatto che può aver portato molti a pensare che la cultura scientifica-astronomica sia oggetto preponderante e quasi esclusivo del mondo occidentale, mentre assistiamo a un nuovo moto emergente in cui stati come la Cina, l’India, perfino gli Emirati Arabi si riappropriano di uno spazio economico-politico significativo, in cui la loro antica tradizione culturale astronomica sembra risvegliarsi e spingerli verso nuovi progetti di avanguardia spaziali.

Se è vero che la capacità di orientamento del lettore è messa alla prova dall’assenza di immagini che caratterizza un volume che si presenta fitto e impegnativo, bisogna riconoscere l’interessante possibilità di sorvolare agilmente da un capitolo all’altro conservando l’intento narrativo dell’autore e il valore della memoria su cui si impernia tutta l’opera, senza perdere il filo conduttore. L’indice dei capitoli consente infatti di scegliere tra temi ampi e complessi trattati con profondità e in modo indipendente nella loro evoluzione nel tempo e in modo dialettico, riportando le discussioni, i dibattiti, a volte perfino le liti che hanno portato a compiere grandi progressi su quel determinato tema.  

È interessante notare che spesso vengono tratteggiate, oltre alle storie, anche le personalità dei grandi scienziati e dei personaggi che hanno dominato e caratterizzato la scena scientifica e culturale di una certa epoca o di un determinato filone di ricerca. Un esempio per tutti, ampiamente noto nell’ambiente astronomico, è rappresentato dal caso di Fritz Zwicky, uno spirito libero e geniale, grandissimo astronomo nato agli inizi del ‘900 in Europa e vissuto negli Stati Uniti, di fatto divenuto il pioniere del problema della necessità/esistenza della materia oscura. Un po’ ovunque in L’incanto di Urania trovano spazio racconti, discussioni e aneddoti curiosi, a volte quasi incredibili, legati ai tantissimi astronomi, tecnologi e teorici: scienziati e inventori eccentrici che hanno permeato con la loro personalità la storia dell’evoluzione dell’astronomia, dell’astrofisica, della cosmologia e in generale della conoscenza dell’universo e soprattutto dell’uomo, che pur minuscolo al suo interno sembra non smettere di esplorarlo e cercare di capirlo.

Lo snodarsi del racconto mette anche in chiara evidenza come ci sia stata una evoluzione della visione che l’uomo ha avuto e ha dell’universo in cui viviamo, man mano che lo abbiamo scoperto sempre più estesamente nello spazio e nel tempo. Di fatto, dalla lettura emerge un progressivo spostarsi da una visione primordiale totalmente antropocentrica di chi guardava il cielo (pur pensando già alla possibile esistenza di qualcosa di totalmente trascendente…) verso realtà via via più lontane e diverse dall’osservatore. Questo concetto è affrontato in vari punti e in modo ampio e problematico, fattore che spinge il lettore a riflessioni che vanno oltre l’astronomia e mettono in evidenza la strepitosa forza interdisciplinare che caratterizza l’avanzamento delle conoscenze astronomiche e la sua essenzialità per l’umanità che, di fatto, si vede immersa in questa sfida di conoscenza dell’universo e dei suoi contenuti e, tramite questo, della conoscenza di se stesso. 

Menzione speciale meritano infine le  57 pagine di note e riferimenti bibliografici, fitte e puntuali per ogni capitolo, che rimandano il lettore ad approfondire praticamente tutto il lungo percorso storico trattato, tema per tema, personaggio per personaggio preso in considerazione o anche solo citato: un lavoro accurato e certosino di collegamento alle fonti ed agli studi originali. 

Infine segnaliamo che proprio oggi, lunedì 8 marzo, alle ore 18:00, Stroncature ospita la presentazione del libro di Capaccioli. Con l’autore dialogano Roberto Battiston, Piero Boitani, Edoardo Boncinelli, Luisa Cifarelli e Marco Tavani, presidente dell’Istituto nazionale di astrofisica. L’evento è online e aperto a tutti, ma per partecipare è necessario registrarsi alla pagina www.stroncature.com/event-directory.